Associated Press licenzia una giornalista per tweet pro-Palestina

22 Maggio 2021 17:31 Fabrizio Verde

Licenziata per un tweet. Questo è quanto accaduto alla giornalista Emily Wilder dell’Associated Press per una presunta violazione delle politiche societarie sui social media. Ma evidentemente a non andar giù all’agenzia di stampa internazionale è la posizione filo-palestinese della reporter.

La giovane giornalista aveva recentemente scritto sul social: “Usare ‘Israele’ ma mai ‘Palestina’ o ‘guerra’ ma non ‘assedio e occupazione’ sono scelte politiche".

Wilder ha confermato al Guardian di essere stata "licenziata per aver violato le politiche sui social media dell'azienda nei suoi valori e principi delle notizie tra tra la mia data di inizio il 3 maggio e ieri". Wilder ha affermato che l'AP non ha specificato quale dei suoi tweet ha infranto le politiche sui social dell’agenzia di stampa.

La Wilder negli ultimi tempi ha inoltre ricevuto numerosi attacchi provenienti dai media di destra e conservatori. I repubblicani dello Stanford College hanno twittato un thread che evidenziava il suo precedente attivismo pro-palestinese.

I tweet includevano schermate di vecchi post di Wilder su Facebook, in cui è critica nei confronti dei sionisti, tra cui Sheldon Adelson, il defunto miliardario sostenitore di Trump.

La giornalista Wilder - sottolinea il quotidiano britannico The Guardian - è ebrea, quindi non accusabile di antisemitismo, e da quando ha iniziato a lavorare per Associated Press ha twittato 18 volte.

Il suo post più soggettivo riguardava l'obiettività, il 16 maggio. “L’oggettività sembra mutevole quando i termini di base che usiamo per riportare le notizie implicitamente rivendicano una pretesa", ha scritto. "Usare 'Israele' ma mai 'Palestina' o 'guerra' ma non 'assedio e occupazione' sono scelte politiche - eppure i media fanno sempre queste scelte senza essere considerati di parte”.

Alcuni giornalisti hanno evidenziato la disparità di trattamento tra quello ricevuto da Emily Wilder e Chris Cuomo della CNN, dopo che questi aveva consigliato al fratello il governatore di New York, Andrew Cuomo, come rispondere alle accuse di molestie sessuali, senza andare incontro ad azioni disciplinari significative.

Eppure l’Associated Press ha visto il suo ufficio di Gaza raso al suolo da un bombardamento dell’esercito israeliano. Ma nulla è cambiato dal punto di vista della narrazione. Evidentemente il ‘richiamo’ sionista è troppo più forte. Al punto di dover occultare la verità per far posto a una narrazione imposta da praticamente tutti i media mainstream occidentali.

A questo punto ci chiediamo: dov’è finita la tanto sbandierata libertà di stampa occidentale? Forse è rinchiusa in un carcere londinese insieme al dimenticato e abbandonato suo destino Julian Assange, la cui unica colpa è stata quella di rivelare verità indicibili sui paesi occidentali. I buoni per antonomasia.

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