Flop dell'"opposizione cubana". L'imbarazzante presa di posizione de 'La Stampa'

16 Novembre 2021 16:00 Fabrizio Verde

Sull’edizione odierna del quotidiano ‘La Stampa’ c’è un articolo dove l’inviato Emiliano Guanella da San Paolo, in Brasile, ci informa sulle annunciate manifestazioni di protesta prevista a Cuba lunedì 15 novembre. E ci potremmo fermare già qui nel commentare un articolo che ha il solo scopo di rilanciare la propaganda anti-cubana proveniente da Washington.

Le proteste sono infatti annunciate da una presunta ‘opposizione’ che trova seguito e sostegno esclusivamente sulla stampa occidentale e sui social di Zuckerberg, visto che nella realtà cubana non conta su alcun sostegno reale o seguito.

Ma questo probabilmente Guanella, vista anche la distanza da cui si trova ad occuparsi di Cuba, magari non lo sa. Vittima lui stesso della propaganda che rilancia senza alcun ritegno.

Nell’articolo de ‘La Stampa’ viene citato il ‘drammaturgo’ Yunior Garcia come uno dei personaggi che animerebbero questa fantomatica opposizione a Cuba. Si accusa il governo de L’Avana di vedere la mano della CIA dietro ogni protesta, cercando di allontanare le figure di questi oppositori dagli Stati Uniti.

La realtà è ben diversa, si tratta proprio di prodotti made in USA. Dagli Stati Uniti coccolati e foraggiati.

Yunior Garcia, che viene citato nell’articolo, è parte di un progetto di destabilizzazione dell’isola progettato dagli Stati Uniti. "Yunior sta cercando il confronto con le Forze Armate e il Minint, stiamo vedendo in lui la creazione e l'azione di un controrivoluzionario”, riferisce Carlos Leonardo Vázquez González a Razones de Cuba.

Vázquez González, che per oltre 25 anni è stato l’agente Fernando in forza agli Organi di Sicurezza dello Stato cubani, ha partecipato a settembre 2019 a un evento sul ruolo delle Forze Armate in un processo di transizione, sponsorizzato dalla filiale di Madrid dell’università statunitense di Saint Louis, in quell’occasione ha incontrato Yunior García Aguilera.

"Questo workshop è parte di un progetto realizzato da esperti provenienti da diverse parti del mondo, perché dietro di esso ci sono molte organizzazioni finanziate dagli Stati Uniti per rovesciare la Rivoluzione Cubana, come nel caso della Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED)”, ha evidenziato l’agente cubano.

Questo è stato l'ambiente in cui Richard Youngs, un esperto del Carnegie Fund for International Peace, con sede a Washington, ha tenuto una conferenza sulle nuove forme di attivismo civico, per giungere all’instaurazione di un capitalismo fondamentalista e basato sulle privatizzazioni selvagge.

All’incontro erano presenti, secondo il dottor Vázquez González, giornalisti, medici e storici cubani.

Ma questa non è stata la prima partecipazione di Yunior García Aguilera a un incontro di questo calibro e come agente politico, perché prima, nel 2018, era stato in Argentina, in un evento coordinato dal progetto Tiempo de Cambios e il nuovo ruolo delle Forze Armate di Cuba in un processo di transizione.

Insomma, le attività di questo Yunior García sembrano decisamente mirare al golpismo, anche se la stampa occidentale tenta di presentarlo come un sincero democratico in lotta contro un regime dispotico. Come sempre avviene in questi casi.

L’articolo apre molto enfaticamente sulla presunta repressione verso i manifestanti. Ma in occidente come verrebbero trattati dei golpisti? Un’opposizione che scenderebbe in piazza col chiaro obiettivo del regime change, con parole d’ordine contro il sistema capitalista e per l’instaurazione di un nuovo sistema socialista, come verrebbe trattata dai governanti occidentali?

Il Guanella, infine, non poteva non soffermarsi sui problemi economici di Cuba. Qui tocchiamo vette di ipocrisia inarrivabili. Tutto il mondo è in crisi a causa del Covid e delle derivanti chiusure, ma a Cuba la crisi magari morde di più perché sulla spalle de L’Avana grava un criminale blocco economico-finanziario imposto dagli Stati Uniti da oltre sessant’anni. Un blocco addirittura inasprito durante la pandemia. Una postura davvero criminale. Non ci sono altri modi per definire l’atteggiamento degli Stati Uniti verso Cuba. Ma per ‘La Stampa’ sembra essere tutto normale.

Ma un occidente dove le apparenti libertà offerte dal regime liberale sono ormai un lontano ricordo subordinate alle esigenze di bilancio delle grandi multinazionali del farmaco, può parlare seriamente di repressione del dissenso e diritti umani?

In definitiva, il buon Guanella da San Paolo, per coprire il clamoroso fallimento delle proteste tanto sbandierate in occidente quanto ignorate dai cubani, alza le solite cortine fumogene su repressione, economia e diritti umani.

Il fallimento totale delle proteste è testimoniato su Twitter dal portale investigativo venezuelano ‘La Tabla’ che segnala come “nonostante il tutto il clamore mediatico nei media digitali e sulle reti sociali fino a questo momento ci sono pochissimi focolai di protesta con meno di 5 partecipanti, che hanno appoggiato le proteste e le marce “per la libertà di Cuba».

A riprova allega un video registrato a Santa Clara dove ci sono più osservatori che partecipanti alla protesta.

Invece presso la Statua di Josè Martì nel Parque Central della capitale L’Avana dove gli ‘oppositori’ avevano chiamato ad andare a deporre dei fiori vestiti di bianco, non si vede proprio nessuno.

Meglio non far sapere ai lettori italiani - avrà pensato il Guanella da San Paolo del Brasile - che quanto vanno affermando sulle colonne de ‘La Stampa’ sono solo fantasie occidentali. Perché come segnala Cubainformacion “la maggior parte dei cubani, quelli che ‘amano e costruiscono’, è uscita oggi con i propri figli mano nella mano. Gli operai, le ragazze e i ragazzi, i medici e gli infermieri, gli artisti, gli scienziati, gli insegnanti e gli atleti, sono scesi in piazza oggi, 15 novembre, per la marcia più bella che gli occhi umani abbiano visto.

Una marcia di speranza, di ripresa della vita nella nuova normalità in cui è immunizzata la stragrande maggioranza della popolazione, compresa la popolazione pediatrica dai 2 ai 18 anni, con vaccini 100% cubani e sovrani.

Una marcia senza la paura di contrarre il virus. Una marcia di cubani che sono scesi in piazza per avvalorare il loro diritto a recuperare la routine tanto agognata, difendere la tranquillità cittadina che oggi si respira in tutta Cuba e dire forte e chiaro a Washington e ai suoi patetici pagliacci: Cuba è un continente, Cuba vive”.

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