L’invasione inventata. I mass media strumento delle guerre ibride

di Sergio Cararo- Contropiano

L’invasione russa dell’Ucraina? E’ già iniziata. Anzi no. Ma è come se fosse avvenuta. Come? Quando? E’ irrilevante perché così ha deciso Washington.

In un mondo normale, con giornalisti normali e governi seri, la realtà si sarebbe già imposta sulla manipolazione. Ma evidentemente anche “l’occidente democratico e liberale” non è un mondo normale e la manipolazione può prevalere sulla realtà.

Due giorni fa la prestigiosa agenzia statunitense Bloomberg ha pubblicato una notizia nella quale annunciava l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. La notizia chiaramente era falsa e dopo 24 minuti è stata costretta a toglierla.

Ciò che risulta evidente è che la notizia pubblicata dalla Bloomberg era un coccodrillo già preconfezionato per annunciare quello che sarebbe il desiderio della Casa Bianca: un conflitto in Europa con la Russia per indebolire sia Russia che la Ue.

L’agenzia di stampa Bloomberg ha pubblicato un titolo che diceva: “Live: la Russia invade l’Ucraina”. Questo era apparso sulla sua homepage intorno alla mezzanotte di venerdi e l’agenzia lo ha lasciato lì per quasi mezz’ora, prima di essere rimosso e scusarsi per l’errore.

Gli utenti che hanno cliccato sulla notizia decisamente allarmante mentre era ancora visibile, sono stati reindirizzati a una pagina di errore. Gli screenshot del sito Web di Bloomberg condivisi su Twitter indicano che l’affermazione sensazionale è rimasta in gran parte inosservata per almeno 24 minuti prima che fosse cancellata.

L’agenzia di stampa ha ammesso l’errore, dicendo che “vengono preparati i titoli per molti scenari” La Russia invade l’Ucraina “è stato pubblicato inavvertitamente intorno alle 16:00 ET di oggi sul nostro sito web”. In pratica si trattava di una sorta di “coccodrillo” già pronto per essere pubblicato qualora i fatti fossero andati come sostiene da mesi la Casa Bianca e ripresi servilmente da molti mass media occidentali. Ma così evidentemente non è.

Indifferenti alla vergogna per un simile “errore”, i mass media statunitensi non hanno rinunciato a rilanciare nuove menzogne di guerra. Dopo la debacle di Bloomberg adesso è il turno del New York Times, il quale fa parlare un anonimo ufficiale ucraino secondo il quale le truppe russe hanno quasi completato i preparativi per l’invasione dell’Ucraina.

Ma il New York Times ha fatto e sta facendo ancora di più per assecondare la politica bellicista della Casa Bianca.

Stando al New York Times, l’amministrazione Biden ha informato nei giorni scorsi i parlamentari americani e i partner europei che la Russia ha messo insieme il 70% delle forze necessarie per una invasione dell’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin non avrebbe ancora preso una decisione definitiva, ma la finestra diplomatica si starebbe chiudendo. Una eventuale invasione non scatterebbe prima della seconda metà di febbraio. Non solo. Sarebbe anche pronta una classica valutazione costi/benefici dell’invasione, con tanto di tempi e quantificazione dei morti. E la fonte? La fonte è lo stesso New York Times, appunto.

Paradossalmente l’invito a non prendere sul serio le notizie del New York Times viene proprio dalle autorità ucraine cioè l’eventuale vittima dell’invasione. “Non credete alle previsioni apocalittiche” ha affermato i su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo che l’amministrazione americana, attraverso il New York Times, è tornata a lanciare un allarme per una possibile invasione russa dell’Ucraina che potrebbe portare alla caduta di Kiev in due giorni e provocare fino a 50.000 morti civili.

Siamo dunque in presenza di quello che veniva definito il modulo “Claire Sterling”. Quest’ultima era una giornalista legata ai servizi segreti Usa che, durante la Guerra Fredda, pubblicava le loro veline indicando sempre funzionari Usa anonimi, fonti sovietiche anonime etc etc,. A loro volta i servizi segreti compilavano i loro rapporti alla Casa Bianca che poi finivano sui mass media citando come fonte… gli articoli della Sterling.

Non solo. Qualche giorno fa lo stesso New York Times dava rilievo ad una velina diffusa dall’amministrazione presidenziale Usa, secondo cui l’intelligence statunitense aveva acquisito informazioni su un piano russo per fabbricare un pretesto per un’invasione dell’Ucraina utilizzando un video falso. La velina diventava così una notizia, anzi una fake news.

“Il piano – che gli Stati Uniti sperano di rovinare rendendo pubblico – comporta la messa in scena e la ripresa di un attacco fabbricato dall’esercito ucraino sia sul territorio russo o contro la gente di lingua russa in Ucraina orientale” scrive il News York Times del 3 febbraio – “La Russia, hanno detto gli anonimi funzionari statunitensi, intende usare il video per accusare l’Ucraina di genocidio contro i russofoni. Avrebbe poi usato l’indignazione per il video per giustificare un attacco o fare in modo che i leader separatisti nella regione del Donbas dell’Ucraina orientale invitassero un intervento russo”.

Occorre ammettere che a leggerlo così anche uno sprovveduto capirebbe che si tratta di uno scenario pre-confezionato, esattamente come la falsa notizia sull’avvenuta invasione “scappata” all’agenzia Bloomberg.

In molti si lamentano, giustamente, del servilismo della stampa e televisione italiana che non esercita alcuna lettura critica di queste fake news, ma dobbiamo ricordarci che negli Stati Uniti è ancora peggio: lì ci sono i mandanti della manipolazione e della disinformazione.

Come abbiamo spiegato in più occasioni, siamo nella fase delle “guerre ibride” e in queste guerre l’utilizzo massiccio di notizie manipolate e campagna mediatiche ostili è diventato uno degli strumenti di guerra. Almeno fino a quando non parlano le armi vere e proprie. Dopodichè la realtà diventa troppo “reale” per essere manipolata ulteriormente. Ma a quel punto le preoccupazioni sono di tutt’altro peso.

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