La triste irrilevanza delle elezioni europee. W. Munchau sul Financial Times


Riprendendo una recente intervista di Herman Van Rompuy a Süddeutsche Zeitung, in cui il presidente del Consiglio europeo ricordava in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo come il vero potere dell'Ue si trova altrove, Wolfgang Munchau sul Financial Times scrive come l'ironia più grande dell'Unione Europea è che ogni volta che nei vari trattati i poteri del Parlamento sono aumentati, quelli del Consiglio lo hanno fatto sempre maggiormente.
La crisi della zona euro è stato l'evento dominante degli ultimi cinque anni, in cui, secondo il Columnist del Financial Times, si è aperta una crisi istituzionale all'interno dell'Unione Europea: i trattati europei non hanno dato alle istituzioni europee gli strumenti per agire in modo rilevante. L'European Stability Mechanism (ESM) al di fuori dei trattati e con una base legale inetrgovernativa ne è l'esempio più chiaro. Ma anche la nuova Unione bancaria è emblematica al riguardo.
In passato la Commissione era in grado di condurre i dibattiti più rilevanti, in particolare negli anni '80 e 90 prima dell'introduzione del trattato di Maastricht, che ha gettato le basi dell'euro. Non era incaricata per legge a farlo, ma il suo ruolo principale era quello di fornire la leadership politica in una fase in cui nessun altro lo faceva. Per questo, il fallimento degli ultimi cinque anni è intellettuale: quando la crisi è intercorsa, le istituzioni europee erano completamente impreparate. Il Consiglio si è rilevato nella crisi più flessibile del previsto, ma non ha fatto ciò che era necessario, producendo il minimo necessario per continuare la strada insieme, ma agli elettori non interessano le difficioltà interistituzionali e protestano contro le cattive politiche che hanno portato austerità, alta disoccupazione e bassi investimenti.


Il sistema di checks and balances tra le istituzioni europee è in crisi, prosegue il Columnist del Financial Times, e questo contribuisce alla prosecuzione delle cattive politiche. La Commissione e il Parlamento sono gli associati junior della squadra, con la possibilità di esprimere la propria opinione ma nella stanza sbagliata. E' questo potere modificabile? Fino ad adesso, Munchau pensava di si, ma il fiasco dell'Unione bancaria lo ha portato a cambiare idea. Il Consiglio ha trovato l'accordo per la creazione di un fondo di risoluzione bancario a dicembre, la legislazione poi si è spostata al Parlamento e poi con un processo di conciliazione inter-istituzionale. La bozza come originariamente pensata dal Consiglio aveva tanti difetti irritanti, ma uno in particolare fatale per il futuro dell'iniziativa: la mancanza di previsione di un accordo in caso di contagio della crisi bancaria. La Germania l'ha escluso, impedendo alcuna protezione fiscale e gli altri ministri hanno con riluttanza accettato l'imposizione di Berlino.
Ma perchè il Parlamento l'ha accettato?, si domanda Munchau. Invece di sfidare il Consiglio su una questione così importante, si è focalizzato su punti marginali del trattato, come chi, quando o dove prendere le decisioni. Tutte questioni su cui Bruxelles è notariamente ossessionata. Quando hanno strappato alcune concessioni "cosmetiche" dopo 16 ore di negoziazioni, i parlamentari hanno dichiarato vittoria e affermato che i contribuenti non dovranno più salvare le banche grazie a loro. Non è assolutamente vero. E, in questo momento, hanno perso tutta la loro credibilità.
Dopo Lisbona comunque il Parlamento è divenuto più importante e uno dei cambiamenti più rilevanti è il nuovo diritto di voto per il prossimo presidente della Commissione. Ogni partito ha scelto il candidato, ma, come ha dichiarato molto correttamente Von Rompuy, il potere rimarrà al Consiglio per le dinamiche politiche interne all'Ue. E per questo, conclude Munchau, le elezioni europee sono tristemente irrilevanti.

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