Berlino ha guadagnato miliardi grazie alla crisi e all'euro. Bastian Brinkmann su Süddeutsche Zeitung

La Germania guadagna con l’euro o i sacrifici imposti sono maggiori dei benefici? Bastian Brinkmann su Süddeutsche Zeitung non ha dubbi: Berlino ha guadagnato miliardi grazie alla crisi e all’euro ha amplificato un vantaggio di cui già godeva il marco tedesco: gli altri governi finanziano i loro crediti con obbligazioni tedesche.
Quanto ha risparmiato la Repubblica federale tedesca? L’Istituto per l’economia mondiale dell’università di Kiel ha analizzato i dati relativi ai titoli tedeschi e calcolato che per il periodo 2009-2013, c’è stato un beneficio di circa 80 miliardi di euro. Nel fondo erroneamente definito come "salvastati" o Mes, la Germania ha finora versato 21,7 miliardi di euro. In futuro dovrebbero diventare 190 miliardi: questo denaro viene conteggiato nel bilancio come uscita, ma non sono soldi persi - vengono solo erogati in prestito agli Stati in crisi. Finora, alla Repubblica federale tedesca è stato restituito ogni centesimo di quanto è stato trasferito come prestito d’emergenza alla Grecia ed agli altri euro-partner. Gli attuali costi per i fondi accumulati equivalgono, infatti, ad un importo pari a zero euro. Siccome la Grecia ottiene condizioni di credito sempre migliori, diminuisce solo il profitto atteso attraverso gli interessi.
Dall'articolo di Brikmann (traduzione di La Grotta a cui si rimanda per la versione completa)
Il “bonus d’interesse” per la Germania ha due cause. In primo luogo, le crisi economiche rendono spesso più convenienti i prestiti agli Stati, rispetto agli investimenti alternativi come i più rischiosi investimenti nelle imprese. Per aiutare l’economia, la Banca centrale europea ha tagliato il suo tasso di interesse di riferimento - anche questo abbassa il livello generale degli interessi. Inoltre, i mercati finanziari vedono la Germania come un rifugio sicuro nella crisi. Il capitale che in precedenza veniva messo in Grecia, Spagna e negli altri paesi debitori, viene investito più volentieri in Germania. Secondo l’Istituto per l’economia mondiale, ciò si traduce in circa un quinto dello “sconto crisi” per la Germania. Dal momento che la crisi si è calmata, gli oneri finanziari per la Germania stanno lentamente aumentando. Ma probabilmente la Banca Centrale Europea manterrà i tassi di interesse più bassi possibile ancora a lungo. Così da permettere allo Stato tedesco di continuare a beneficiare del suo bonus. Tuttavia, il governo federale tedesco non ne esce illeso nel lungo periodo. Alla fine, il costo dei prestiti aumenterà di nuovo, mentre i tassi di interesse per la Grecia a rimarranno bassi per decenni. Atene ha negoziato. Se i costi finanziari tedeschi dovessero risultare maggiori del tasso di interesse per la Grecia, ne deriverebbero dei costi dovuti alla differenza. Per esempio, su un prestito per un importo di 10 miliardi di euro, la Germania pagherebbe il quattro per cento d’interesse; allo stesso tempo potrebbe erogare dei prestiti d’emergenza ad Atene per lo stesso importo, e ricevere un interesse solo dell’uno per cento: questo si tradurrebbe, appunto, in un gap di 300 milioni di euro. Quanto sarà grande questo storno, e quindi quanto andrà ad intaccare il cosiddetto “bonus d’interesse”, dipenderà da quanti crediti a tassi più elevati erogherà la Germania. Ed il conto di questo lo vedremo appena fra molti anni.
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Due economisti hanno calcolato quanto è grande l’effetto dell’unione monetaria. Il loro lavoro è stato recentemente pubblicato sulla Review of International Economics. I ricercatori hanno analizzato statisticamente decine di migliaia di flussi commerciali. Calcolando il periodo 1996-2011, ne risulta che l’euro è responsabile di un aumento delle esportazioni del 28 per cento. Tuttavia, non tutti i settori ne beneficiano allo stesso modo. Le nuove imprese con nuovi prodotti ne beneficiano a malapena. Alcuni settori di ultima generazione ​​sono talmente sotto pressione che il vantaggio si riduce fino ad estinguersi. Sono soprattutto le imprese consolidate ad ottenere i profitti maggiori, perché possono aumentare le loro esportazioni in modo considerevole. Se si guardano i dati nazionali, si può notare come siano soprattutto i Paesi in crisi ad aver perso gran parte del loro benessere. Il cittadino medio di Cipro ha perso circa il 12 per cento del proprio potere d’acquisto nel decennio 2004-2014, misurato in termini di PIL pro capite. Anche in Grecia, la situazione non è buona. La crisi ha quasi completamente distrutto il PIL pro capite, come si vede dal grafico, e mancano addirittura i dati pessimi per il 2013. Solo un grande Paese è superiore alla media: la Germania.

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