L'appello di Paolo di Vetta e Luca Fagiano: agli arresti domiciliari per aver difeso un diritto sociale primordiale


Paolo di Vetta e Luca Fagiano dei movimenti per il diritto all'abitare sono agli arresti domiciliari da 52 giorni, senza che sia stata fissata la data del riesame. E senza, ma questo era sottinteso, che nessun giornale mainstream si sia occupato della loro condizione. Qual è stata la loro colpa? Volersi ribellare al "piano casa" di Renzi e soprattutto al famigerato art. 5 del decreto Lupi, che nega la residenza a chi vive nelle occupazioni e riduce di fatto queste persone ad esseri invisibili, senza alcun diritto garantito. All’interno di uno Stato che si definisce democratico ci sono bambini che si vedono negati il loro diritto all'educazione ed anziani che non hanno accesso a cure mediche.
In un incontro organizzato la scorsa settimana dai movimenti al Campidoglio, l'avvocato Vincenzo Perticaro (qui il video) ha spiegato molto bene come non si possa più parlare di emergenza sociale ma di vera e propria guerra in atto: “Viviamo la media di 14 sfratti al giorno. E in nessuna di queste occasioni ho visto qualcuno del Pd. C’è qualcuno che vuole il movimento diviso perché rappresenta un problema: siamo in guerra. Di quale Stato parliamo? Lo Stato è in Uruguay dove il presidente si è decurtato lo stipendio del 90%. Il mio compito è quello di tutelare i processi penali per occupazione abusiva. Qual è il reato? Io continuerò a difendere Paolo fino alla Corte di cassazione e se serve fino alla Corte di giustizia europea per sottolineare l’anticostituzionalità di questa legge. Non siamo in emergenza, siamo in guerra”.
Paolo di Vetta e Luca Fagiano, in un appello uscito oggi su abitarenellacrisi, hanno denunciato oggi l'"attacco che porta le insegne del “Nuovo Partito Democratico” di Renzi & co. e colpisce, attraverso misure di controllo preventivo, l’azione diretta e l’autorganizzazione. Un attacco che va respinto al mittente. Dobbiamo ribellarci per difendere ed estendere le lotte sociali contro le privatizzazioni, per la difesa dei beni comuni e dei territori; le lotte contro l’austerità e la precarietà, per la casa ed il reddito". Nessun giornale riprenderà quest'appello e quindi se volete sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione dovete attivarvi da soli. Invece di colpire speculatori finanziari e speculatori del cemento, in Italia si è deciso di alzare la voce con chi difende un diritto sociale primordiale come quello alla casa. Forte con i deboli e debole con i forti, l'Italia che cambia verso di Renzi è sempre questa...
Libertà sospese. Paolo e Luca liberi subito!
Sono oramai 52 giorni che ci troviamo, di nuovo, agli arresti domiciliari: privati della nostra libertà, della possibilità di vivere nelle nostre abitazioni (perché occupate), per uno di noi senza nemmeno il “beneficio” di poter andare a lavorare. In questi 52 giorni non è neppure stata fissata la data per l’udienza di riesame a cui abbiamo fatto appello attraverso i nostri legali. Non sappiamo quale sia il reale livello di macchinazione dietro a questi avvenimenti, ma è certo che ci troviamo in una condizione di completa sospensione e che non è possibile – ad oggi – immaginare quando questa situazione potrà risolversi.
Che dire di questa procedura? Va letta come un fatto normale e “accettata” come prezzo da pagare per ciò che si è prodotto, da almeno un anno, a Roma e nel Paese?
Noi crediamo di no. Questa vicenda rappresenta un tassello di un più ampio tentativo di normalizzazione in atto. Un attacco che porta le insegne del “Nuovo Partito Democratico” di Renzi & co. e colpisce, attraverso misure di controllo preventivo, l’azione diretta e l’autorganizzazione. Un attacco che va respinto al mittente. Dobbiamo ribellarci per difendere ed estendere le lotte sociali contro le privatizzazioni, per la difesa dei beni comuni e dei territori; le lotte contro l’austerità e la precarietà, per la casa ed il reddito. Tanto più va difeso lo spazio di possibilità che abbiamo determinato. Quello squarcio nei meccanismi di potere e sfruttamento che lascia intravedere la possibilità di conquistare diritti, di costruire una concreta e radicale alternativa allo stato di cose presenti.
Nella loro complessità, nell’intreccio delle differenze, le esperienze che hanno sostenuto e realizzato il 19 Ottobre hanno prefigurato questo e molto altro, generando entusiasmo, nuovi processi di aggregazione e di riappropriazione.
Proprio ora, mentre si discute del prossimo autunno e del prossimo anno di lotte, è necessario fare i conti con le decine di misure coercitive che vengono emanate ai danni di tanti attivisti ed attiviste, alzare la voce per rivendicare la legittimità delle pratiche messe in campo, per rilanciare questo percorso di conflitto e liberazione.
Rimuovere ciò che sta accadendo non è possibile. Leggere l’aggressione che stiamo subendo come qualcosa di ordinario, potrebbe rivelarsi un grave errore. Nessuna delle nostre storie può essere giudicata e risolta in un’aula di tribunale. Anche per questo crediamo che sia necessario – ora e subito – farla finita con questo irricevibile sequestro di persona.
Paolo Di Vetta
Luca Fagiano

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