Aspettando le "prove" americane, la posizione delle autorità di Kiev è sempre più debole


Le questioni irrisolte sul volo MH17 sono ancora una volta l'oggetto di indagine di Jacques Sapir nel suo ultimo post su RussEurope. Riprendendo anche gli articoli del giornalista americano Robert Parry, colui che aveva rilevato al mondo le attività illecite dell'era Reagan (in particolare l'affaire Iran-Contra), si possono inziare a tirare alcune conclusioni.
Il governo americano, prosegue Sapir dopo una ricca premessa tecnico-militare, sostiene che è stato un missile terra-aria lanciato da una zona sotto controllo dei ribelli separatisti, responsabile di questa catastrofe. La Casa Bianca dichiara poi di avere delle prove satellitari a testimonianza: la batteria missilistica sarebbe arrivata dalla Russia qualche giorno prima, ma la distanza tra il punto probabile d'impatto del missile e quello del ritrovamento del MH17 rende questa ipotesi molto poco probabile.
Inoltre i ribelli non possono essere addestrati al lancio in così poco tempo: servono settimane per formare, anche sommariamente, delle persone a procedure così complesse. Certo, prosegue Sapir, è possibile che siano stati operatori addestrati in Russia, ma questo implica un lasso di tempo di almeno 21 giorni e ci porta alla data della decisione al 25 giugno. Non impossibile, ma nulla dei combattimenti dell'epoca poteva giustificare una decisione del genere. Siamo quindi di fronte a due incoerenze.
Robert Parry menziona una fonte della CIA, che avrebbe indicato che il missile sarebbe stato lanciato da soldati ucraini fedeli al governo di Kiev, ubriachi al momento del lancio: « …the initial assessment was that the troops were Ukrainian soldiers. There also was the suggestion that the soldiers involved were undisciplined and possibly drunk, since the imagery showed what looked like beer bottles scattered around the site, the source said». Il Los Angeles Times segnala la possibilità che le intelligence americana semplicemente non sia stata in grado di identificare le nazionalità o le identità di chi ha lanciato il missile. "Gli ufficiali americani hanno dichiarato che era possibile che il SA-11 sia stato lanciato dall'esercito ucraino".
A conclusione di tutta questa prima fase si rileva come il governo americano, che dichiara di avere le prove formali dell'implicazioni dei ribelli, continua a non volerle mostrare. Siamo in presenza di una politica comunicativa tipica della Casa Bianca: ogni volta si annunciano prove, ma senza produrre documenti. Ed è scioccante come i media non facciano pressioni per vederle: i media occidentali prendono queste dichiarazioni come buone e non si preoccupano di verificarle. Sicuramente la risposta americana sarebbe che i documenti mettono a rischio la sicurezza americana e devono per questo rimanere segreti. Si tratta del metodo che la Francia ha adottato con l’Affaire Dreyfus: queste prove, in realtà, dovrebbero essere consegnate ad una commissione d'inchiesta indipendente internazionale. Ma è vero che la credibilità internazionale delle autorità americana è ormai minima dopo la menzogna di Colin Powell alle Nazioni Uniti nel 2003.
E' urgente che il governo americano consegni le foto che possiede, in modo che una commissione indipendente possa giudicarle. Aspettando, conclude Sapir, ci sono delle buone ragioni per sospettare delle autorità di Kiev: la campagna mediatica contro la Russia appare oggi come un'oscenità per nulla giustificata dei fatti e che obbedisce in realtà ad obiettivi politici e geopolitici degli Stati Uniti e dei suoi alleati.

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