Mosca e Tehran: storico accordo da 20 miliardi di dollari per bypassare le sanzioni occidentali

Le sanzioni che gli Stati Uniti e una reticente ma impotente Unione Europea hanno imposto alla Russia rischiano di accelerare l'allontanamento dal petrodollaro e la ricomposizione su nuove basi del sistema finanziario globale. Il ministro dell'energia russo Alexander Novak e il suo collega iraniano Bijan Zanganeh hanno firmato ieri un memorandum d'intesa quinquennale a Mosca. Con l'accordo, la Russia si è impegnata ad acquistare fino ad un massimo di 500 mila barili di petrolio iraniano al giorno in cambio di attrezzature russe che possano aiutare Teheran nella gestione della sua industria petrolifera.

Già a gennaio, il Cremlino aveva dichiarato che stava negoziando un accordo petrolio per-beni per un valore 1,5 miliardi di dollari al mese che avrebbe permesso all'Iran di incrementare le sue esportazioni di petrolio verso la Russia, bypassando le sanzioni occidentali. Ieri Putin, in risposta alle sanzioni occidentali, aveva dichiarato come "gli strumenti politici di pressione economica sono inaccettabili e in contrasto con tutte le norme e le regole."
Vladimir Putin è pronto a siglare un clamoroso accordo commerciale da 20 miliardi di dollari con l'Iran, che gli permetterebbe di eludere le sanzioni imposte dai Paesi Occidentali sul settore energetico.
I termini dell'accordo, secondo il Telegraph, sarebbero di cinque anni e in cambio la Russia aiuterebbe l'Iran nella vendita del petrolio, ad una cooperazione nel settore petrolifero oltre che in quello del gas, nella costruzione di centrali elettriche, nella fornitura di macchinari e in quella di prodotti agricoli.
La notizia del possibile accordo ha avuto immediate ripercussioni sui mercati statunitensi. Il Dow Jones è sceso di 139 punti, o 0.8pc, stessa cosa per le società energetiche come Chevron, giù 2.5pc, e ExxonMobil, giù 1.9pc. Brent Crude è invece sceso di 1.5pc.
La Russia potrebbe quindi acquistare 500 mila barili di petrolio iraniano al giorno, ovvero circa un quinto della produzione iraniana a giugno e la metà delle proprie esportazioni.

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