Alcuni Stati membri dell'UE hanno acquistato petrolio dallo Stato Islamico

Come vi avevamo riportato in un precedente articolo, la strategia del presidente Obama per “debellare e distruggere l’Isis”, delineata nel suo ultimo discorso alla nazione, include un grande “attacco finanziario” che sarà portato avanti dal Tesoro degli Stati Uniti. Ma, come notava correttamente il Daily Signal, tutto l’impianto operativo si deve scontrare con un ostacolo al momento quasi insormontabile: il controllo assoluto dei pozzi petroliferi da parte dell’organizzazione in Iraq e Siria.
Le entrate petrolifere dell'Isis:

Secondo l’Istituto d’energia in Iraq, un’organizzazione indipendente non-profit focalizzata sullo studio del settore energetico iracheno, l’esercito degli islamisti radicali controlla la produzione di 30 mila barili al giorno di petrolio in Iraq e di 50 mila barili in Siria. Vendendo il petrolio sul mercato nero ad un prezzo scontato di 40 dollari al barile (rispetto ai 93 dollari dei mercati tradizionali), l’Isis ottiene dunque 3,2 milioni di dollari al giorno dal petrolio per finanziare le sue attività.
L’aspetto poco chiaro della vicenda riguardava le identità dei compratori. Si poteva supporre una nazione del terzo mondo o qualche arbitrage fund. Tuttavia, come riporta Sott.net, un alto funzionario dell'Unione europea ha rivelato che alcuni Stati membri dell'UE hanno acquistato petrolio dai militanti dello Stato Islamico, nonostante la loro retorica contro il gruppo.
Durante una seduta della Commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo, l'ambasciatore UE in Iraq, Jana HybasKova, ha confermato che alcuni paesi europei hanno acquistato petrolio dalll’ISIL ma si è rifiutata di rivelare i nomi nonostante le pressioni da parte di alcuni membri del Parlamento a farlo.
La funzionaria UE ha inoltre messo in guardia contro qualsiasi sostegno da parte dell'Occidente verso i gruppi separatisti curdi che, ha detto, “destabilizzerebbe il Medio Oriente”.

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