Con i prezzi del petrolio in piccata, è "panico" per l'industria del gas di scisto americana


Negli ultimi 5 anni, spiega il blog americano ZeroHedge, l'industria dello shale oil (gas di scisto) è stata determinante per l'economia degli Stati Uniti per quattro motivi principali: ha attratto miliardi di investimenti, che hanno portato alla creazione di decine di migliaia di posti di lavoro, è stata una boccata d’ossigeno per il deficit commerciale degli Stati Uniti, ed ha offerto un contributo significativo al PIL. E forse, cosa più importante, è diventato un enorme tampone per il prezzo del petrolio a livello mondiale.
La spiegazione di Goldman:
"Noi crediamo che le vaste riserve di shale oil negli Stati Uniti abbiano contribuito ad appiattire la curva dei costi. Stimiamo che le riserve di shale oil dei primi tre campi negli Stati Uniti (Permiano, Bakken e Eagle Ford) siano equivalenti a circa un terzo delle attuali riserve dichiarate di Arabia Saudita.
La maggior parte di questa risorsa è diventato disponibile negli ultimi cinque anni, con poche barriere allo sfruttamento delle riserve. La produzione negli Stati Uniti è in forte crescita e ci aspettiamo che questo ritmo di crescita continui nel corso dei prossimi tre anni mentre sempre più capitali continuano ad essere destinati a questo sviluppo. La conseguenza è che i costi di produzione dovrebbero stabilizzarsi mentre il costo marginale di produzione rimane stabile. Il fattore chiave del nostro punto di vista del prezzo del petrolio: continuiamo ad aspettarci che il barile di petrolio Brent si mantenga in prossimità dei 100 dollari per i prossimi anni."
Per una volta, Goldman ha ragione (anche se il prezzo del Brent potrebbe essere leggermente diverso): con l'olio di scisto vantaggioso solo al di sopra della sua ipotetica curva di costo orizzontale significa che un enorme quantitativo sarà conveniente e quindi disponibile solo finchè il Brent sarà al di sopra di 85 $, una chiara " linea rossa "per tutti i produttori dell'OPEC.




Se i prezzi dovessero scendere sotto gli 85 dollari le cose si farebbero preoccupanti e le imprese americane avrebbero difficoltà a ripagare i prestiti contratti al fine di avviare l’attività-
Così, mentre abbiamo capito che l'Arabia Saudita sta impiegando una strategia per punire il Cremlino come da "accordi" con la Casa Bianca, molto presto l’industria insolvente dello shale oil chiederà risposte all'amministrazione Obama, dal momento che, ancora una volta, i "costi" dell’infliggere una punizione alla Russia finiranno per paralizzare l’unica industria veramente vitale sotto la presidenza attuale.
Come promemoria, l'ultima volta che Obama ha minacciato la Russia con dei "costi", ha mandato l'Europa in recessione triple-dip.
Sarebbe davvero il coronamento della carriera di Obama se, sorprendentemente, riuscisse a mandare in bancarotta il miracolo dello shale oil americano.

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