Il nuovo rally sul dollaro: siamo ad un punto di svolta cruciale per il sistema finanziario globale


Con il dollaro ai massimi da quattro anni rispetto ad un paniere di valute siamo ad un punto di svolta cruciale per il sistema finanziario globale. Lo scrive Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph.
Il cosiddetto indice del dollaro - un mix delle sei principali valute e punto di riferimento dei trader di tutto il mondo - ha definitivamente interrotto la linea di tendenza al ribasso degli ultimi 30 anni, a causa della ripresa economica americana e del fatto che la Fed si appresta a politiche monetarie restrittive.
L'indice del dollaro ha toccato lunedì quota 87,4, superando la cifra critica di 87, come riflesso anche del crollo dello yen giapponese dopo che la Banca del Giappone ha lanciato un nuovo ciclo di Quantitative Easing.
I dati del Chicago Mercantile Exchange, prosegue il Columnist del Telegraph, mostrano un livello record di scommesse speculative in dollari sui mercati dei derivati. Al punto che David Bloom, capo analista sul mercato valutario di HSBC, ha dichiarato che un "cambiamento sismico" è in corso e può portare a un aumento del 20% del dollaro in un arco di 12 mesi. La mega corsa del dollaro del 1980-1985, che costrinse l'allora Governatore della Fed, Volcker, a reagire, aveva visto un aumento 90% prima che le potenze dominanti intervennero con l'Accordo Plaza. "Noi siamo solo alle prime fasi di una corsa al dollaro. Il rally attuale è diverso da qualsiasi cosa abbiamo visto prima. Il pericolo maggiore per i mercati e speculatori è che questi non riescano ad adattare i propri comportamenti in modo da riflettere pienamente un mondo così diverso", ha sostenuto Bloom.
In questa “guerra di valute”, come la definisce Bloom, la grande incognita è quanto tempo l'economia americana sarà in grado di sopportare l'impatto deflazionistico di un dollaro più forte. La regola generale è che ogni aumento 10% del dollaro taglia il tasso di inflazione di 0.5% un anno dopo. A tal proposito, Hans Redeker, di Morgan Stanley, ha dichiarato che la corsa del dollaro non è al momento arginabile data la ripresa in corso nel paese e il contrasto con i falchi della Fed rispetto alla politica monetaria espansiva che viene dall'Europa. “Riteniamo che ci saranno quattro-cinque anni di apprezzamento del dollaro. L'intero sistema dei cambi sta cercando un nuovo equilibrio. Pensiamo che l'euro possa scendere a 1,12 dollari e sarà anche più debole dello yen in questa corsa al ribasso”.
L'apprezzamento del dollaro sarà, prevede Evans-Pritchard, tragico per le imprese asiatiche che hanno preso prestiti in dollari nella fase di QE della FED, scommettendo per un suo continuo deprezzamento. La Bank for International Settlements ha rilevato come il “carry-trade” in dollari da Hong Kong in China ha ormai raggiunto 1.2 trilioni di dollari. I debiti corporativi in dollari in Asia sono schizzati dai 300 miliardi ai 2,5 trilioni di dollari dal 2005. Infine, oltre due terzi del totale degli 11 trilioni dei prestiti tra banche nel mondo sono denominati in dollari, quindi vulnerabili ad esso.
Il Fondo Monetario Internazionale, inoltre, ha rilasciato il dato che ben 650 miliardi di dollari di capitale sono confluiti in mercati emergenti come risultato del QE della Fed. Molti di questi paesi emergenti hanno scelto il frutto di breve periodo di una ripresa della crescita e sono ora affetti da un esaurimento del credito; hanno problemi strutturali profondi e una caduta del saggio di rendimento del capitale investito. La preoccupazione è che uno tsunami di denaro potrebbe presto lasciare quei paesi senza più capitale, nel momento in cui, conclude il columnist del Telegraph, gli investitori cercheranno rendimenti più elevati negli Stati Uniti.

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