I tre paradossi economici creati dall'euro. Alberto Bagnai


Intervenendo alla conferenza "l'Italia può farcela? Mercati, democrazia e sovranità nella soluzione della crisi organizzata da A-simmetrie, Alberto Bagnai, autore de il Tramonto dell'euro, ha dichiarato che in una crisi meno grave solo della seconda guerra mondiale, l'euro ha creato tre grandi paradossi.

Il primo lo enuncia Alesina in un articolo del 1997 che dichiarava come il progetto di integrazione europea rendeva controproducente l'integrazione politica: nei confronti della globalizzazione - che trasforma il mondo nel tuo mercato - solo un grande mercato interno può essere un vantaggio. Se arriva dall'esterno una recessione, la domanda interna ti permette di alimentare consumi e investimenti. Ci si unisce per non dover competere abbassando i salari, quando cala la domanda del resto del mondo. E, effettivamente, il paradosso scatta perché quando c'è una moneta unica, per affrontare uno shock esterno, questo è possibile solo con politiche di compressione della domanda senza poter svalutare il cambio. Il principale vantaggio economico (domanda interna) viene distrutto nel momento in cui ne hai bisogno per le disparità strutturali dei paesi membri. Questo è il collasso a cui assistiamo.

Il secondo, prosegue Bagnai, è riconducibile al pensiero degli anni '50 di Mead, che sostiene come un percorso di integrazione commerciale avrebbe avuto senso solo con il mantenimento dei cambi flessibili, che avrebbe consentito ai paesi deboli di perseguire politiche non deflazionistiche rispetto ai più grandi. Il paradosso qual è? Il tasso di cambio non è un sostituto delle politiche interne: "non pensate tutto di risolvere tutto con il cambio, dovete fare i compiti a casa". Ma la moneta impedisce di fare i compiti a casa, dato che in un'economia di mercato il valore è indicato dal suo prezzo e quindi se una cosa costa poca vale poco.

E quindi, conclude Bagnai, arriviamo al terzo paradosso di V. Costancio, vice presidente della Bce, che, parlando della crisi ha dichiarato: "abbiamo fatto la moneta unica che ha alimentato un boom creditizio nella periferia, non razionalizzato dagli agenti nazionali. Dal lato della domanda del credito, in un ambiente di bassi tassi d'interesse, i governi hanno anticipato i nuovi capitali con consumi ed investimenti da bravi agenti inter-temporali". La colpa quindi di chi è stata? Il problema, secondo il vice-presidente della Bce, è stato dal lato di chi ha offerta il credito: le banche europee non hanno valutato bene il rischio paese dei paesi del sud. Quello che vale per le imprese e per le banche, vale anche per i governi.

Questi tre paradossi, conclude Alberto Bagnai, impediscono di uscire dalla crisi dell'euro.

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