Desaparecidos, la protesta disperata del Messico nel giorno nazionale della Rivoluzione



Il Messico è stato testimone ieri di una giornata nazionale di protesta per i desaparecidos di Iguala, pianificata nel giorno della Rivoluzione messicana, che si celebra ogni 20 novembre. Il governo ha dovuto così annullare la parata militare che si tiene ogni anno nel centro della città.





Le proteste contro quello che viene considerato un crimine di Stato continuano ad infiammare il Messico e non solo: molti altri paesi del mondo hanno aderito al grido disperato di sdegno per la sparizione dei 43 studenti della scuola normale di Ayotzinapa (stato del Guerrero),scomparsi il 26 settembre scorso in seguito ad una manifestazione contro la riforma dell’Istruzione placata dalla polizia e da persone armate che hanno aperto il fuoco provocando la morte di 6 studenti, 17 feriti e 43 scomparsi. Secondo la versione ufficiale sono stati massacrati dal gruppo dei narcos Guerreros Unidos. Proprio nel posto in cui si è perpetrato il crimine le proteste sono state più violente.







In alcune zone, come a Città del Messico, si sono registrati scontri tra manifestanti e polizia. Diversi gruppi hanno bloccato strade e hanno iniziato a lanciare bastoni, pietre e bottiglie molotov contro la polizia.






Le carovane a Città del Messico sono state guidate dai genitori dei desaparecidos e si sono concentrate nella piazza della Costituzione conosciuta come il Zocalo, dove si trova il palazzo nazionale, sede del Governo.




Sul palco della piazza si sono alternati vari interventi di indignazione contro la violazione dei diritti umani nel paese. Tra gli altri , Felipe de la Cruz, padre di un ragazzo che è sopravvissuto all'attacco del 26 settembre, il quale ha detto: "Non ci fermeremo fino a quando non li troveremo o finché non li consegneranno. Siamo sicuri che sanno dove sono. Abbiamo la speranza e l’illusione di vederli".



Durante la cerimonia è stata anche ricordata la tragedia del 2011 quando 49 bambini furono uccisi e altri 76 feriti dopo essere stati vittime di abusi da parte di un gruppo di medici. Un reato rimasto impunito da parte della giustizia messicana.

La polizia antisommossa ha soppresso la protesta che si è infiammata vicino all'aeroporto internazionale di Città del Messico. Gli agenti hanno bloccato l'ingresso per evitare che i manifestanti rompessero la struttura, come informa 'Telesur'. Al termine della sommossa sono stati arrestati almeno 13 manifestanti.




In rete è stato trasmesso un video dell’assalto della polizia sui clienti e dipendenti di un bar vicino allo Zocalo, estranei alla protesta. Nel video si vedono gli agenti che usano sedie per colpire le persone che mangiano e i camerieri che si difendono.



Nel corso della manifestazione, in piazza del Zocalo, come segno di rifiuto alla politica del governo, è stato bruciato il fantoccio del presidente Peña Nieto, alto circa tre metri.

Da parte sua, l'Assemblea generale interuniversitaria ha annunciato uno sciopero studentesco e blocchi all'aeroporto internazionale della capitale. Tale decisione è stata poi annullata, secondo il quotidiano La Jornada, anche se alcuni gruppi di studenti hanno promesso che lo attueranno.



Ci sono state manifestazioni di solidarietà al popolo messicano anche in Argentina, Uruguay, Perù, Cile, Colombia, Bolivia, Ecuador, Costa Rica, El Salvador e Guatemala, così come negli Stati Uniti, Canada, India, Nuova Zelanda e Australia. In Europa anche si aggiungono Spagna, Francia, Svezia, Germania, Austria, Olanda, Inghilterra, Italia, Svizzera e la Norvegia.



Argentina.




Spagna.




El Salvador.




Berlino.





Studenti brasiliani, spagnoli, australiani, statunitensi e francesi.




Cile.

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