"Ha vinto Keynes". Paul Krugman dal suo blog sul NYT


Tornando al 2010 il panorama economico era tale per cui l'Economic Outlook dell'OCSE chiedeva non solo maggiore austerità fiscale, ma anche un aumento dei tassi d'interesse. Oggi la stessa organizzazione sta chiedendo (supplicando) una politica fiscale e monetaria espansiva in Europa. Con questa premessa, nel suo ultimo post sul suo blog sul New York Times, Paul Krugman sostiene come il panorama del dibattito economico è completamente cambiato e “si può dire che ha vinto Keynes”.
L'Ocse, per esempio, ha un nuovo capo economista con questa inclinazione, Catherine L. Mann, ed ha così mandato un messaggio al mondo intero. Ci ha messo molto tempo. All'inizio del 2013, con il famigerato endorsment al vincolo della crescita una volta superato il 90% del debito rispetto al Pil e l'idea della cosiddetta “austerità espansiva” ormai collassata, Krugman sottolinea come “molti di noi pensavamo che per gli austerici fosse finita”. Ma si sottovalutava il grado con cui i funzionari e i media avrebbero agito per mascherare i dati – bassa ripresa in Europa del sud, una ripresa nel Regno Unito quando il governo ha interotto l'austerità per un periodo, il naufragio della Lettonia, il presunto modello di successo da parte dell'austerità.
Con la Bundesbank che non cambierà mai posizione, i falchi sembrano in ritirata nella Fed, Mario Draghi abbraccia la teoria di Janet Yellen e tutta la discussione sul Giappone è basata sulle impostazioni keynesiane. Tre anni e mezzo fa, prosegue il premio Nobel per l'economia, Businessweek definiva l' ”austerico espansivo” Alberto Alesina come il nuovo Keynes, ora ci dicono che “Keynes è il nuovo Keynes”. E gente come Paul Singer si lamenta della “Krugmanization” del dibattito.
Perché l'onda emotiva del dibattito sembra essersi finalmente capovolta? Parzialmente, conclude Krugman, è una questione di tempo: dopo anni di errori palesi degli anti-keynesiani su tutto, il fatto che l'Europa sia precipitata nella deflazione rende impossibile sfatare la trappola della liquidità. E il rifiuto, ancora oggi, di alcuni economisti a percepire quello che sta accadendo li rende ridicoli. Ma sta avvenendo tutto in modo limitato e troppo tardi per evitare il disastro politicco in Europa.

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