"Con questo stallo nella BCE, la zona euro è destinata a precipitare in una trappola irreversibile". A.E. Pritchard


La Banca centrale europea ha distrutto le speranze di introdurre misure di Quantitative Easing quest'anno e ha di fatto mostrato come l'elite alla guida dell'istituzione sia ormai spaccata sulle prossime scelte.
Dopo aver abbassato le sue previsioni di crescita economica dell'1% per il prossimo anno e sostenuto come l'inflazione rimarrà stabile allo 0,7%, si può dire, scrive Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph, come questo rappresenti un mix che intrappola larga parte dell'Europa del sud in una caduta deflazionaria continua che corrode le dinamiche del debito. BNP Paribas ha dichiarato che l'inflazione della zona euro si attesterà allo 0% nel 2015, dopo esser divenuta negativa questo mese. “Per tutti coloro che lo vogliono vedere, un ciclo deflazione-debito è in corso nelle economie più colpite. Le autorità hanno perso il controllo di un processo che diventerà sempre più difficile da gestire in futuro”, ha dichiarato Ashoka Mody, a capo del programma di salvataggio della Troika in Irlanda e ora economista di Bruegel. Mody ha poi precisato come non sia più ammissibile un ulteriore ritardo di iniziativa dopo che il livello di inflazione – ora allo 0,3% - è sotto il target da mesi e mesi. “Così si crea una bolla cognitiva”, ha dichiarato.
Draghi ha negato che la Bce sia connivente alla deflazione, ma ha chiesto più tempo per studiare l'impatto del crollo dei prezzi petroliferi. “La credibilità della Bce è a pezzi. E' chiaro come Draghi non abbia il supporto cruciale della Germania per lanciare un programma pieno di QE”, ha dichiarato l'esperto finanziaro di bond Nicolas Spiro.
In poche parole, prosegue Evans-Pritchard, Draghi ha mostrato che i sei membri del Board siano divisi su un vago impegno della banca per aumentare il bilancio " verso " i livelli di inizio 2012 , un implicito impegno di un trilione di euro. Il membro tedesco, Sabine Lautenschläger, in un forum dello scorso fine settimana, ha chiaramente precisato come il QE avrebbe prodotto più danni che benefici. L'acquisto di titoli governativi equivale ad un trasferimento fiscale e crea un “serio problema di incentivi”, ha dichiarato.
Il fallimento di Draghi nell'assicurare il pieno assenso del suo board è un grande rompicapo. La situazione è completamente diversa da quella che si era avuta nel 2012 quando aveva lanciato il cosiddetto piano OMT, agendo da prestatore (a parole) di ultima istanza per Spagna ed Italia. Allora vi era il pieno appoggio del membro tedesco del board e di Angela Merkel, che preferì un'azione della Bce piuttosto che un traumatico voto al Bundestag sul salvataggio dei paesi dell'Europa del sud.
Un eventuale colpo di mano di Draghi, un esponente del Sud, contro l'establishment tedesco sarebbe una grave rottura e un assist formidabile al partito anti-euro tedesco, l'AFD. Tale azione sarebbe anche una violazione della sovranità fiscale del Bundestag, nonché una violazione della Costituzione tedesca. Per questo, Draghi molto difficilmente compirà una tale strappo e, sostiene il Columnist del Telegraph, aspetterà che le forze deflattive che minacciano oggi la Germania portino Angela Merkel ad un cambio di rotta politico a Berlino.

Potrebbe accadere dato che i dati resi noti da Marchel Alexandrovich di Jefferies Fixed Income mostrano che il numero di merci all'interno di un paniere di riferimento che siano oggi in deflazione è passato dal 22.9pc a settembre al 31.2pc nel mese di ottobre. I dati per gli altri paesi della zona euro sono ancora più allarmanti: 36.7pc in Italia, 40.9pc in Spagna, 41.7pc Olanda, 43.6% in Portogallo, 54.1% in Slovenia e 85% in Grecia. L'esperienza giapponese negli anni '90 mostra che il processo sia molto complesso da invertire una volta che gli effeti deflattivi arrivino a riguardare il 60%. “Riteniamo che la zona euro ha di fronte una situazione ancora più complessa di quella del Giappone”, ha dichiarato Jacques Cailloux di Nomura, secondo cui le regole del deficit della zona euro rendono più difficile combattere la deflazione con lo stimolo fiscale e la regione ha già di fornte una situazione di disoccupazione molto maggiore di quella del Giappone. L'implicazione, conclude Ambrose Evans-Pritchard, è che la zona euro rischia di precipitare in una trappola irreversibile se la la Bce non prende immediate azioni preventive.

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