Putin: "Alcuni governi vogliono creare una nuova cortina di ferro con la Russia"


di Simone Nastasi

Dopo l’allarme lanciato dal ministro degli Esteri Lavrov che avvertiva di presunti tentativi in atto da parte dei governi occidentali di sovvertire il potere in auge a Mosca, per togliere di mezzo Vladimir Putin, è proprio il presidente russo a confermare i timori del Cremlino, rivelando in un discorso diffuso dalle televisioni nazionali, che “alcuni governi vogliono creare una nuova cortina di ferro con la Russia”.

Se così fosse dunque a distanza di oltre 50 anni dall’erezione del Muro di Berlino, la Russia si ritroverebbe ancora una volta ad essere di nuovo separata dal resto dell’Europa. Con la differenza che in questo caso a volere la divisione non sarebbe il governo di stanza a Mosca ma altri imprecisati esecutivi di cui Putin non rivela la nazionalità limitandosi a definirli come “alcuni”. Non è chiaro allora quanti e quali siano questi governi anche se le precedenti dichiarazioni del ministro degli Esteri Lavrov, riportate da L’Antidiplomatico, circoscrivevano questo tentativo alla cerchia dei governi vicini a Washington. Tra i quali, si potrebbe dedurre, ci siano anche quegli esecutivi di Stati membri dell’Unione Europea che dopo la crisi ucraina hanno voluto, o forse dovuto, prendere le distanze dalla Russia di Wladimir Putin.
Anche per questo allora il presidente russo, avrebbe pensato nel frattempo di intensificare i rapporti sia politici che commerciali con Stati come la Cina che proprio sulla crisi ucraina hanno dimostrato ancora una volta la loro riluttanza a seguire la linea dettata dagli Stati Uniti d’America. Ecco allora che ai timori di “nuova cortina di ferro” espressi da Putin, farebbero da contraltare le paure nutrite in molte cancellerie d’Occidente che una nuova guerra fredda sarebbe alle porte e che vedrebbe contrapposti ancora i due blocchi, l’uno facente capo agli Stati Uniti d’America l’altro legato alla Russia. Con la differenza però, e non sarebbe soltanto un dettaglio, che questa volta al fianco della Russia non ci sarebbero le ex repubbliche socialiste sovietiche ma l’unica repubblica comunista rimasta in piedi dopo il crollo del Muro di Berlino, e che attualmente è considerata come l’unico vero competitor degli Stati Uniti, cioè la Cina.
L’occasione per ribadire al mondo la solidità dell’alleanza sino-russa è stato il meeting avvenuto la scorsa settimana a Pechino riportato dal sito The Brics Post, e che avrebbe visto la Commissione Russia-Cina sugli Investimenti e la Cooperazione discutere di 32 progetti bilaterali che riguarderebbero i settori bancario, agricolo, petrolchimico, infrastrutture e le risorse energetiche. In particolar modo, dall’incontro sarebbe emerso, per bocca del vice ministro russo Igor Shulavov, che gli esecutivi di Mosca e Pechino vorrebbero rafforzare la cooperazione commerciale tra i due Paesi con l’obiettivo di isolare il dollaro, incoraggiando le imprese dei due Paesi ad intensificare gli scambi commerciali utilizzando soltanto le rispettive divise valutarie, quindi “senza ricorrere all’utilizzo di una terza moneta”. Tutto questo avverrebbe grazie alla possibilità per le imprese russe di aprire conti e ottenere prestiti dalle banche cinesi,così come alle imprese cinesi verrebbe favorito l’accesso al credito verso le banche russe. Resta da chiarire se l’intento di Putin e Xi Jimping sia soltanto quello apparente di isolare il dollaro oppure al contrario di fare lo stesso anche con l’euro.

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