Argentina, cosa succede dopo la vittoria di Macrì nelle elezioni legislative?


di Danilo Della Valle


Che in America Latina, da qualche tempo a questa parte, si respiri un'aria non proprio favorevole a chi si oppone al neocolonialismo di stampo liberista lo sapevamo già, ma ieri ne abbiamo avuto la riprova: alle elezioni per il rinnovo della metà dei seggi della Camera dei Deputati ed un terzo di quelli dei Senato ha vinto il partito del Presidente Macrì, quel Cambiemos che in effetti sta cambiando letteralmente l'Argentina riportandola indietro nel tempo, quando i desaparecidos e le repressioni erano all'ordine del giorno ed agli ordini dei “padroni del Nord”.

Dopo lo scandalo del ritrovamento del corpo dell'attivista Santiago Maldonado, difensore dei diritti del popolo Mapuchè, in aggiunta all'arbitraria detenzione dell'attivista indigena Milagro Sala, in molti si erano chiesti se le elezioni potessero esser un trampolino di lancio per le forze peroniste di opposizione per tornare alla carica ed incalzare il governo dal punto di vista elettorale.

Ma ieri invece le cose sono andate diversamente: Cambiemos si è attestato come primo partito conquistando i seggi di Buenos Aires e delle più importanti province argentine, seguito da Unidad Ciudadana di Cristina Kirchner, dall'ex kirchnerista Sergio Massa, dal Frente Justicialista e dal Frente de Izquierda y de los Trabajadores.

Sicuramente queste elezioni di metà mandato hanno dato più forza al governo Macrì, che subito ha dichiarato che “la vittoria di oggi è la vittoria della certezza di poter cambiare la storia”.

Macrì ha dichiarato di voler “far uscire tutti gli argentini dalla povertà”, tuttavia sembra che le sue parole vadano in diretta contrapposizione con il suo operato da Presidente, che ha visto peggiorare le condizioni economiche della fascia più debole della popolazione argentina, oltre che un aumento smisurato della repressione nei confronti di chi non è “allineato”.

Episodio di ieri, ad esempio, l'arresto a Mar de la Plata dei candidati del Frente de Izquierda durante il giorno delle elezioni, prelevati dalla sede del partito senza alcun motivo appartente.




Dal palco del suo quartier generale, la sconfitta Cristina Kirchner ha riconosciuto la sconfitta elettorale, ma ha sonoramente smentito gli opinionisti e gli analisti che danno il peronismo in una fase discendente irrecuperabile. Secondo la “jefa”, la popolazione ha eletto che modello di opposizione vuole e sarà indispensabile riunire “tutte le forze di opposizione peroniste per costruire un modello di Paese alternativo a quello di questo governo, perchè una nuova Argentina è possibile e necessaria”.

Nel suo discorso, Kirchner ha inoltre assicurato che il suo progetto Unidad Ciudadana rappresenterà la base e non la totalità per la costruzione di questo nuovo modello di Paese, insomma la ex Presidente è sembrata tutt'altro che rassegnata, arringando la folla con un “Oggi non è finito nulla, oggi qui comincia tutto”, esortando al lavoro della base per cambiare realmente il corso della storia.

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