di Massimo Zucchetti - Contropiano
Angelo d’Orsi, storico di fama internazionale e forse il maggiore conoscitore vivente su Antonio Gramsci, è l’autore di “Catastrofe Neoliberista“, appena pubblicato per LAD Edizioni, 2025.
Dagli anni ’70 a oggi, il neoliberismo si è imposto come un sistema economico, sociale e culturale globale, espandendosi in modo inarrestabile. Attraverso l’uso strategico di guerre, rivoluzioni colorate, media e meccanismi di controllo, ha piegato stati sovrani e devastato economie locali, eliminandone la resistenza.
“Catastrofe neoliberista” di Angelo D’Orsi è innanzitutto un vademecum della storia recente: ripercorre le origini e le dinamiche di quella che de facto è una dittatura totalitaria mondiale, capace di imporsi con violenza e di camuffarsi abilmente da paladina della libertà e della democrazia. Come un vademecum, deve essere snello e utile: solo attraverso la comprensione profonda dell’avversario è possibile immaginare alternative. L’opera ci offre gli strumenti per decifrare il presente e provare a costruire un futuro diverso.
L’analisi riguarda essenzialmente il periodo successivo al 1989-91, con il letterale naufragio della nuova “Grande Illusione”, simboleggiata dalle previsioni di Francis Fukuyama (un mondo senza più guerre, di pace e progresso): la realtà si è invece dipanata in questi tre decenni e mezzo con il neoliberismo, che ha portato a una “guerra infinita” e all’aumento delle disuguaglianze, delle povertà e delle vittime del tritacarne imperialista.
Gli anni ’70 come cerniera tra welfare e neoliberismo
D’Orsi descrive gli anni ’70 come la fine dei “Trenta (anni) Gloriosi” e l’apice dello stato sociale. Menziona le conquiste sociali degli anni ’60 e ’70 in Italia, come il divorzio, l’aborto, il servizio sanitario nazionale e lo statuto dei lavoratori.
Il prosieguo vede le deviazioni della “lotta di classe (dal basso)” verso la lotta armata, come reazione sbagliata ai tradimenti di molte delle speranze del dopoguerra.
Ma nel frattempo partiva anche la reazione del capitale: citando Domenico Losurdo, avveniva in contemporanea la “lotta di classe dall’alto“. D’Orsi paragona la controffensiva capitalistica a una mazza nelle mani delle classi dominanti, come il fascismo nel primo dopoguerra, citando Giovanni Arrighi. Il neoliberismo si può definire ultracapitalismo, turbocapitalismo e ipercapitalismo, citando Luciano Gallino e Rudolf Hilferding.
Il passaggio antropologico e l’ideologia del “merito”
D’Orsi spiega il passaggio dall’esaltazione della politica all’esaltazione del privato negli anni ’80 e ’90. L’ideologia all-american del self-help e quella italica, più surrettiziamente cialtrona, del “merito” risultano degli inganni, che nascondono una feroce gerarchia sociale basata sul censo. In Italia, un episodio sintomatico: la ridenominazione del Ministero della Pubblica Istruzione in “Ministero dell’Istruzione” e ora in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”.
D’Orsi cita Norberto Bobbio e Alexis de Tocqueville per sostenere che il compito fondamentale della democrazia dovrebbe essere – contrariamente a quanto sta avvenendo in Occidente – quello di ridurre le disuguaglianze, non soltanto di una generica “libertà”. Impossibile per l’autore di questo articolo non citare Sandro Pertini: la libertà senza giustizia sociale è soltanto libertà di morire di fame.
Il mondo unipolare e la guerra permanente
D’Orsi descrive il passaggio da un mondo bipolare a un mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti dopo la caduta dell’Unione Sovietica. L’espansione della NATO e la perdita di significato delle Nazioni Unite sono una conseguenza drammatica di questo processo, portando a una crescente conflittualità tra l’Occidente e il resto del mondo, se si trovava in dissonanza con il coro a latere del nuovo “Ballo Excelsior” del trionfo della neoliberismo.
Nel frattempo, gli anni ’90 sono stati un periodo di accrescimento della distanza tra ricchi e poveri, citando Zygmunt Bauman: quindi in direzione opposta al reale percorso democratico.
La Prima Guerra del Golfo è stata l’inizio della guerra permanente che caratterizza per ora questo ultimo quasi-quarantennio: l’inizio delle nuove “guerre asimmetriche”, citando Alberto Asor Rosa. Ultimo episodio, in Europa, prima dell’attuale, avviene nello scorso secolo: le guerre dei Balcani a partire dal 1991, fino alla guerra del Kosovo nel 1999, un tentativo di sbaragliare l’ultimo stato socialista, con il coinvolgimento del Vaticano e della Germania.
Controtendenze. L’ascesa di Putin e l’emergere della Cina
A partire dall’inizio del nuovo secolo, iniziano a palesarsi segnali in dissonanza con il processo appena descritto. L’ascesa al potere di Vladimir Putin in Russia segna un tentativo di restituire dignità e sovranità allo stato russo, dopo il saccheggio occidentale della Russia nell’era di Boris Eltsin e della nascita degli oligarchi.
Tuttavia risale proprio ai primi anni 2000 l’individuazione dell’Ucraina come possibile “spina nel fianco” della Russia, citando Zbigniew Brzezi?ski: l’operazione si compie con la creazione di laboratori di armi proibite e la “normalizzazione” di forze neonaziste, in una stato vittima di un crescente estremismo suprematista dopo il golpe del 2014: l’ultima “rivoluzione colorata” non è però andata liscia come altre precedenti, si è tinta del rosso sangue delle 50 vittime dell’Euromaidan e delle 20.000 in otto anni di repressione e guerra civile nelle repubbliche russofone, sfociati nella guerra dal 2022.
I tentativi di resistenza al neoliberismo, come il socialismo del ventunesimo secolo di Chávez e lo slogan “un altro mondo è possibile”, hanno avuto nel poco coordinamento internazionalista il loro punto debole. Tuttavia, proprio in questulima ottica, questi tentativi culminano nella nascita del BRICS e nell’emergere della Cina come potenza economica e tecnologica.
I BRICS stanno anche lavorando per definire una valuta unica non basata sul dollaro, incorrendo nell’ira funesta della Presidenza statunitense: Gheddafi venne eliminato nel 2011 per un analogo tentativo su una moneta unica africana, scatenando le ire principalmente della Francia.
Che fare? In questa terribile e drammatica realtà
D’Orsi conclude che solo il multipolarismo può essere l’antidoto alla guerra di tutti contro tutti e alla guerra dei mondi. L’Occidente, in crisi, cerca di sostituire la sua capacità egemonica con l’uso della forza: il dialogo e forse l’alleanza fra Russia e Cina, oltre alla cooperazione economica dei BRICS, possono pragmaticamente essere l’unico antidoto al bullismo mondiale dell’Occidente.
L’ultimo capitolo è dedicato alla tragica cronaca attuale: D’Orsi cita i circa 60 conflitti attualmente in atto nel Mondo e si sofferma su Ucraina e Palestina: definendo quest’ultimo, senza mezzi termini per Gaza, un genocidio perpetrato nell’indifferenza e nella complicità generali.
“Catastrofe neoliberista” di Angelo d’Orsi non è un libo che la tira in lungo o mena il can per l’aia. Come è usuale con le opere di questo autore, si legge in un amen. La fruibilità estrema non compromette però la densità di fatti e di fonti ed il rigore storico.
L’assenza di fronzoli ed il basarsi sui fatti e non sul “wishful thinking” nel quale molta cultura di “sinistra” attualmente si rifugia, rende la sua lettura quasi terapeutica, innanzi alle insalubri bestemmie culturali e morali che dobbiamo ingoiare un po’ alla volta ogni giorno.
La cura per non mitridatizzarsi e non arrendersi alla narrazione tossica è possibile: “Catastrofe neoliberista” è senz’altro nel ricettario.
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