La Cina ha annunciato misure di ritorsione contro gli Stati Uniti in risposta alle restrizioni sui visti imposte da Washington a funzionari cinesi coinvolti nelle politiche relative alla regione autonoma dello Xizang (Tibet). Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha definito l’intervento statunitense una "grave violazione del diritto internazionale" e ha ribadito che le questioni legate al Tibet sono di esclusiva competenza interna della Cina.
La replica cinese: sanzioni simmetriche
Durante una conferenza stampa, Lin Jian ha dichiarato che la Cina applicherà restrizioni sui visti per cittadini statunitensi che hanno dimostrato "comportamenti gravi" riguardo alla questione tibetana, in base alla Legge sulle Relazioni Estere e alla Legge sulle Controsanzioni agli Stati Uniti.
"Il Tibet è aperto e la Cina accoglie con favore visitatori stranieri che intendono viaggiare, fare affari o conoscere la regione in modo amichevole", ha affermato Lin. Tuttavia, Pechino si oppone fermamente a qualsiasi tentativo di utilizzare "diritti umani, religione o cultura" come pretesto per interferenze esterne, così come a chiunque sfrutti i viaggi nella regione per attività di "sabotaggio e destabilizzazione".
Le accuse degli USA
Gli Stati Uniti hanno giustificato le loro sanzioni sostenendo che le politiche cinesi limiterebbero l’accesso degli stranieri al Tibet. Pechino respinge queste accuse, sottolineando che la regione gode di uno sviluppo stabile e che le restrizioni, ove presenti, sono motivate da legittime esigenze di sicurezza e stabilità. Come accade in ogni paese del mondo, Stati Uniti in primis.
La mossa statunitense rientra in un più ampio contesto di tensioni tra Washington e Pechino, che includono anche dispute commerciali e tecnologiche.
Critiche alle politiche tariffarie USA
Nella stessa conferenza stampa, Lin Jian ha anche risposto alle recenti oscillazioni nelle politiche tariffarie statunitensi, definendole dannose per entrambe le economie.
"I fatti dimostrano, e continueranno a dimostrare, che in una guerra di dazi o commerciale non ci sono vincitori", ha dichiarato, aggiungendo che il protezionismo è una strada senza uscita. La Cina esorta gli USA ad abbandonare l’approccio della "pressione estrema" e a risolvere le controversie attraverso dialogo, rispetto e reciprocità.
Le implicazioni geopolitiche
Questa escalation riflette il deterioramento delle relazioni sino-statunitensi, con Pechino sempre più determinata a rispondere in modo simmetrico alle sanzioni occidentali. La Cina insiste sul principio di non interferenza negli affari interni, mentre gli USA continuano a sollevare questioni legate ai diritti umani e all’accesso alle regioni autonome, per obiettivi squisitamente geopolitici e strategici.
Con il rischio di ulteriori ritorsioni, il confronto rischia di estendersi ad altri settori, dalla tecnologia al commercio globale. Intanto, la Cina ribadisce la sua disponibilità al dialogo, ma solo "su un piano di parità", respingendo qualsiasi forma di imposizione unilaterale.
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