Cina: ecco i nomi del prossimo Politburo

Il sito web cinese con base ad Hong Kong, Mirror backs, che in passato ha predetto in modo accurato le transizioni di potere in Cina, ha scritto oggi la lista dei nomi della prossima leadership al potere a Pechino. Una lista dominata dalla frangia conservatrice del partito e non da quella riformista vicina all'attuale presidente Hu Jintao. Da ieri circa 500 dirigenti governativi stanno presenziando un'incontro segreto della Commissione centrale per finalizzare gli ultimi preparativi prima dell'inizio ufficiale del 18° Congresso del partito comunista il 19 novembre prossimo, che sancirà in modo definitivo la transizione al potere a Pechino.
La commissione permanente del Politburo del partito comunista cinese, l'organo esecutivo cinese, è attualmente composta da nove membri tra cui il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao ed i loro vice e prossimi successori Xi Jinping e Li Keqiang. Oltre a Xi e Li, che non si ritireranno dalla commissione permanente del Politburo, Mirror Back, citando fonti molto vicine al partito, ha predetto che saranno Zhang Dejang, Yu Zhengsheng, Liu Yunshan, Zhang Gaoli e Wang Qishan, a concludere la composizione di un organo che passa dunque a sette membri in uno sforzo di semplificare il processo decisionale. I nomi indicati da Mirror Back hanno tutti legami con l'ex presidente Jiang Zemin, mentre i membri riformatori maggiormente legati all'attuale presidente non avranno cariche di prestigio. Hu e Wen abbandoneranno quindi completamente la vita politica del paese, in quella che sembra proprio una svolta conservatrice.“Non è la leadership desiderata per un periodo di riforme”, ha dichiarato Willy Lam, esperto di politica interna cinese dell'Università di Hong Kong, intervistato da AFP.
La composizione finale della commissione non sarà resa pubblica fino alla chiusura del congresso del partito a metà novembre. Il dibattito interno è reso molto teso da una serie di scandali al vertice - in particolare la vicenda personale di Bo Xi Lai, recentemente espulso dal partito e dal Congresso – e dal conflitto crescente con il Giappone per la sovranità delle isole Senkaku.

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