Complesso militare industriale. Ecco chi beneficerà del riarmo europeo



di Gigi Sartorelli - Contropiano

In questi ultimi giorni, seguiti all’approvazione del regolamento UE Act in Support of Ammunition Production (ASAP), è andato scemando l’acceso dibattito su questa scelta guerrafondaia, che potrà coinvolgere anche i fondi PNRR. Del resto, quando il PD, principale forza di opposizione, vota come il governo, non c’è interesse ad alzare un polverone.

Eppure, è importante mantenere alta l’attenzione su questo programma che il commissario al Mercato Unico Breton ha presentato a inizio maggio. Ma è anche necessario ampliare un po’ lo sguardo per avere idea del peso del complesso militare-industriale nelle scelte della UE.

Perché la realtà è che ormai apertamente questa costruzione continentale è esplicitamente instradata su una politica militarista e di potenza. Al solito, per rendersene propriamente conto, bisogna guardare l’azione di lobbying e le «porte girevoli» tra le aziende belliche e la politica.

Nel cuore della UE, accanto ai palazzi della Commissione a Bruxelles, si trova la sede dell’Aerospace and Defence Industries Association of Europe (ASD). È l’associazione di categoria che riunisce 3 mila imprese del settore di 17 diversi paesi, e indirizza le decisioni di tutta la UE.

Dell’ASD fanno parte anche sigle nazionali, tra cui l’italiana AIAD, la federazione del comparto militare appartenente a Confindustria e di cui era a capo Guido Crosetto prima della nomina a ministro della Difesa. Alla guida dell’ASD c’è invece Alessandro Profumo, fino al mese scorso Amministratore Delegato di Leonardo.

È proprio il colosso italiano, insieme ad altre 15 società tra cui Airbus (di cui il CEO è vice di Profumo nell’ASD), Thales, Indra, Saab, che fino al 2021 ricevevano il 51% dei fondi dei programmi bellici che hanno preceduto lo European Defence Fund (EDF). Questa voce di bilancio, prevista per il periodo 2021-2027, ammonta a 7,95 miliardi di euro.

A questa va aggiunta lo European Facility for Peace, l’orwelliano finanziamento europeo per la pace usato per acquistare armi per l’Ucraina, i cui stanziamenti sono già arrivati a 7 miliardi e potrebbero aumentare ancora. Ma nel settore militare, al solito, il ritorno della ricerca civile in cui le imprese possono essere coinvolte è fondamentale.

Il programma UE Digital Europe 2021-2027 ha un budget che sfora i 9 miliardi e nel suo quadro si inserisce la Dichiarazione EuroQCI, per lo sviluppo di un’infrastruttura di comunicazione quantistica che copra l’intera UE. Il progetto Quantum Italy Deployment (QUID) punta ad ampliare a tutto il nord-est i vettori già esistenti in Italia.

Il consorzio che si occuperà di questi lavori vede al centro proprio Leonardo e la francese Thales. Nel circuito sono poi coinvolti anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche e sei università statali italiane, nell’ormai evidente e compiuto asservimento della ricerca pubblica al profitto, e in particolare agli scopi militari e alla competizione strategica.

Negli ultimi cinque anni Leonardo ha speso in collaborazioni universitarie, in particolare con le private Luiss Guido Carli e Bocconi Business School, circa 1 milione e 700 mila euro. L’anno scorso ha speso inoltre 2,3 milioni in sponsorizzazioni e 3,7 milioni in pubblicità.

La Direzione generale Industria della difesa e dello spazio (DEFIS) è sotto le competenze del commissario al Mercato Unico, ovvero proprio Breton. I suoi uffici hanno incontrato 7 volte esponenti della Leonardo, 5 quelli di Thales e ben 19 volte quelli di Airbus.

Per chiudere questo riassunto in bellezza pur scostandosi per un momento dal mondo della guerra, Breton e i suoi collaboratori hanno ricevuto 4 volte anche la visita di Atos, una società di diritto europeo del settore dell’informazione. Il commissario ne è stato presidente fino alla sua nomina a Bruxelles.

È evidente come il complesso militare-industriale europeo stia assumendo un ruolo sempre più centrale nell’architettura UE. Questo perché, in maniera accelerata, questa costruzione imperialistica sta cercando di adattarsi al livello dello scontro internazionale, ormai apertosi definitivamente anche su di un piano direttamente bellico.

Essere sabbia negli ingranaggi di questo meccanismo di guerra, a partire dall’opposizione al nostro governo con la manifestazione nazionale del prossimo 24 maggio, è il compito di chi vuole evitare il disastro irrimediabile per tutta l’umanità.

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