Abolire il primo maggio. Una provocazione all'epoca dell'Unità, giornale che del resto ha sempre fatto finta di non capire, anche quando non era la Pravda renziana, che i giovani lavoratori italiani non hanno lavoro per un sistema monetario, l'euro, che impone l'austerità e il neo-liberismo - quindi la "flessibiltà" cioè disoccupazione nel sud Europa - come unico possibile sistema.
In questo drammatico periodo per la storia del nostro paese, organizzare una festa del lavoro imporrebbe slogan chiari, bersagli di lotta mai così nitidi e una strategia che solo chi è oggi complice non vede. Non voler affrontare la madre di tutte le questioni per il mondo del lavoro, come si ostinano oggi a fare le tre principali sigle sindacali italiane, rende tutto drammaticamente inutile.
La nostra critica non è rivolta alle centinaia di migliaia di persone che oggi andranno al celebre Concertone di San Giovanni, anzi, sono energia viva di un paese in una lenta e costante eutanasia. La nostra riflessione è rivolta alla decina di artisti che si succederanno per conto di quei sindacati responsabili della distruzione del lavoro nel nostro paese e che, ci lanciamo in questa previsione, ancora una volta mancheranno (di proposito?) tutti i veri bersagli della lotta. Lotta, che come ha ricordato
Noam Chomsky nella sua ultima intervista a El Mundo, è una lotta di classe per abbattere Welfare, democrazia e costituzioni. E, come in tutte le lotte di classi, o si sta con il lavoro o con il capitale, alternative non ce ne sono.
In un'intervista recente a Rolling Stones, il grande
Roger Waters bacchettava i suoi colleghi a stelle strisce che, al contrario di quello che accadeva negli anni '60 e '70 quando gli artisti riuscivano a dare la scintilla per mobiltazioni di massa contro la guerra in Vietnam, oggi non solo non riescono ad essere incisivi sui grandi crimini internazionali, come l'ocupazione israeliana, ma non hanno neanche il coraggio di nominarli. Per non scalfire le logiche della grande produzione e continuare a lavorare, chiaramente.
Ecco, lo stesso coraggio manca alle decine di artisti che sfileranno oggi per conto di sindacati defunti oggi a San Giovanni.
Come si fa a dire oggi di essere per le politiche del lavoro, di provare solidarietà per i milioni di disoccupati o alla generazione del voucher e non dire una parola sull'euro?
Come si fa oggi a dire di difendere la Costituzione anti-fascista e partigiana e far finta di non capire che la sua distruzione porta avanti un progetto sovra-nazionale e che Renzi non sia altro che uno dei tanti burattini di Bruxelles?
Come si fa a dire di essere per la "pace nel mondo" o dichiarsi inorriditi per la situazione dei migranti e non dire una parola sull'organizzazione criminale, la NATO, responsabile della fuga di quei milioni di disperati?
Come si fa oggi a dirsi "di sinistra" e non mettere in discussione la dittatura di Bruxelles (sede Ue e Nato), Francoforte e Washington? A non dire, per dirla alla Roger Waters, mai neppure una parola sull'argomento.
Non si può. Per questo, per l'ennesimo anno, per l'ennesimo primo maggio, gli artisti che sfileranno
nel Concertone continueranno nella loro azione di depistaggio delle centinaia di miglia di persone che crederanno di assistere ad uno spettacolo di "sinistra" e saranno invece testimoni dell'ennesimo teatrino affinché nulla della loro situazione cambi. O forse no. O forse quest'anno gli artisti sfideranno le logiche del capitale e ci stupiranno? Noi siamo qui pronti a raccontarlo e a complimentarci.