"Genocide Joe": l'insostenibile sostegno a Israele

05 Marzo 2024 11:00 Piccole Note


PICCOLE NOTE

Dopo la strage della farina, con più di cento palestinesi morti ammazzati mentre cercavano disperatamente di accedere al cibo, per gli Stati Uniti è sempre più insostenibile sostenere Israele (gioco di parole voluto). Così, nuove condanne di Biden, raddoppiate dalla sua vice, che ha chiesto un immediato cessate il fuoco, e la promessa di inviare aiuti tramite l’aviazione militare.


L’invito di Gantz negli Usa

Non solo, il governo statunitense ha invitato Benny Gantz per colloqui urgenti, una mossa che ha irritato non poco Netanyahu, che ha nel leader del partito Unità nazionale l’unica possibile alternativa al suo governo, potendo questi porvi fine per dar vita a un altro che faccia fuori gli ultraortodossi e imbarchi i centristi di Yair Lapid.

Ne accenna anche Ben Samuels, in un pezzo su Haaretz dal titolo: “Gli Stati Uniti inviano un messaggio chiaro a Netanyahu con l’invito di Gantz – che Biden lo ammetta o no”. Non si tratta di dar conto solo di una possibile svolta, e per ora solo possibile, della politica israeliana, ma di accennare a una prospettiva che potrebbe porre fine al massacro di Gaza, che Netanyahu non ha alcuna intenzione di chiudere, anzi vorrebbe rilanciare allargando il fronte al Libano.

Detto questo, si tratta di una manovra politica ancora aleatoria, affiancata da iniziative umanitarie ancora più aleatorie, che hanno un solo scopo, tentare di dilavare il marchio di Caino sulla fronte di Biden, che i democratici di sinistra, e non solo loro, ormai chiamano “Genocide Joe“.

Infatti, la condanna di Biden ha coinciso con il veto americano sulla mozione dell’Onu che condannava la strage della farina; e le spedizioni aeree di aiuti, oltre a non servire a nulla, corrono in parallelo alle spedizioni di armi verso Israele.

Aiuti aerei? Inutili e costosi

Sull’inutilità degli aiuti inviati per via aerea ha scritto il Washington Post. Così nel titolo “Sganciare gli aiuti dall’alto è costoso e inefficace. Allora perché farlo?”. Nel dettaglio, la nota riporta dichiarazioni di esperti e autorità che dettagliano i costi dell’operazione, molto più alti di quelli delle spedizioni via terra e insufficienti a sfamare il milione e mezzo di palestinesi ammassati nel Sud della Striscia.

Peraltro, non sono precisi, da cui l’impossibilità di rifornimenti mirati, ad esempio agli ospedali, quei pochi rimasti. Infine, sono forieri di caos, perché sulle casse di viveri si avventeranno folle affamate, visto che l’area non è controllata da nessuna forza in grado di garantire l’ordine (anche perché non è la prima volta che Israele apre il fuoco sugli aiuti, vedi filmato dell’Associated Press).

Tanto che Janti Soeripto, presidente di Save the Children, ha definito l’iniziativa di Biden una mossa di puro “teatro“. Lo sa perfettamente anche la Casa Bianca, che per bocca di John Kirby, che ne è portavoce, ha affermato che dovrebbero servire a “integrare le spedizioni via terra”, perché è impossibile inviare per via aerea l’equivalente di un convoglio di camion. Già, ma i confini di Gaza, ad oggi, restano chiusi o gestiti solo da Israele.

Il dietrofront tardivo e aleatorio dell’Occidente

Detto questo, ci voleva una strage, e una strage come quella del 28 febbraio, per scuotere l’Occidente dal suo tragico appiattimento su Israele, che l’ha portato a vuote condanne verbali dell’insostenibile massacro di Gaza e, in parallelo, a tagliare i fondi all’Agenzia Onu per gli aiuti ai palestinesi, l’UNRWA, riducendo i palestinesi allo stremo.

Decisione presa in base a un’accusa israeliana su un’asserita connivenza dell’UNRWA con Hamas e il coinvolgimento diretto di 12 dei suoi membri nei fatti del 7 ottobre, accuse che la stessa Comunità dell’intelligence americana, l’organo apicale dei i servizi segreti, ha rigettato, affermando che l’UNRWA non “collabora” con Hamas, con la quale si rapporta giocoforza solo per distribuire gli aiuti e che le accuse contro i 12 funzionari delle Nazioni Unite sono “plausibili, ma hanno “poco credito”, formula attenuta per non smentire in maniera troppo eclatante l Segretario di Stato Tony Blinken che le aveva definite “molto, molto attendibili” (Wall Street Journal).

Diversi bambini sono già morti di fame e tanti altri seguiranno, dal momento che ripristinare gli aiuti all’UNRWA, come ha deciso l’Unione europea dopo la strage della farina, e portare aiuti aerei è mossa tardiva – per rimettere in moto la macchina serve tempo – e resta da vedere se e come tali aiuti arriveranno. Un crimine contro l’umanità sul quale non indagherà nessuno, anche perché il Tribunale penale internazionale, tanto solerte sulla guerra ucraina, a Gaza latita.

La strage della farina: la manipolazione smascherata

Infine, un’attenta analisi della BBC ha smentito in maniera definitiva la propaganda israeliana, che ha tentato di eludere le responsabilità sulla strage della farina accreditandola a cause accidentali, cioè la calca e le manovre impazzite dei camion.

Le vittime sono state causate per lo più da proiettili dell’IDF, ha concluso la BBC. Inoltre, il video rilasciato da Israele, presentato come esaustivo di quanto avvenuto, è risultato parziale, tanto che la Tv britannica ha chiesto la registrazione completa. Di fatto, una manipolazione.

Ma già Gideon Levi, su Haaretz, aveva riportato le dichiarazioni dei tanti testimoni che hanno raccontato di persone colpite da proiettili, concludendo: “I camion, per quanto si sa, non sparano”.

Di oggi la notizia di una fuga di massa dagli uffici della propaganda israeliana. Qualcosa di “insolito”, come annota Channel 14, media israeliano che l’ha lanciata. Ma poi forse è arrivata la smentita, anche se vera o vera a metà, resta tradiva, segno che qualcosa è avvenuto e di importante. Vicenda da seguire.

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