Il quotidiano nordamericano, The Washington Post, in un articolo scritto da John Hudson, ha rivelato martedì che il governo degli Stati Uniti ha effettuato oltre 100 spedizioni di armi a Israele dal 7 ottobre, alimentando il genocidio dei palestinesi a Gaza con la consegna di decine di migliaia di munizioni a guida di precisione, bombe di piccolo diametro, bunker buster, armi leggere e altre armi letali senza darne conto al Congresso.
Fin qui nulla di strano, da quando è stato fondato Israele che Washington gli invia armi.
C’è però una novità, Hudson ha fatto una precisazione, in seguito ad una rivelazione che gli è stata fatta da due funzionari statunitense a condizione di animato, ovvero che "l'amministrazione ha organizzato più di 100 trasferimenti individuali di armi a Israele, ma ha notificato ufficialmente al Congresso solo due spedizioni effettuate nell'ambito del processo di vendita di armi all'estero, che di solito vengono sottoposte all'esame dei legislatori e poi rese pubbliche".
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha aggirato il Congresso per approvare i due trasferimenti di armi resi pubblici invocando un'autorità di emergenza. Tuttavia, per nascondere decine di altri trasferimenti, la Casa Bianca si è affidata a "meccanismi meno pubblici", che includono "l'attingimento dalle scorte statunitensi, l'accelerazione di consegne precedentemente approvate e l'invio di armi in lotti più piccoli che scendono al di sotto di una soglia di dollari che richiede all'amministrazione di notificare il Congresso".
Queste pratiche hanno sollevato un dibattito negli States.
Hudson ha citato Josh Paul, un ex funzionario del Dipartimento di Stato, il quale si è dimesso per protestare contro la politica di Gaza dell'amministrazione Biden. Secondo Paul, "il processo di trasferimento delle armi manca di trasparenza intenzionalmente".
L’enorme numero di trasferimenti dal 7 ottobre, in gran parte finanziati dagli oltre 3,3 miliardi di dollari di fondi dei contribuenti statunitensi che Washington fornisce a Israele ogni anno, “è qualcosa che meritiamo di sapere come cittadini di una democrazia”, ha ribadito l’ex funzionario.
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