Genova, manifestazione contro le politiche belliciste della NATO

In occasione del secondo anniversario dell’inizio dell’operazione militare speciale russa, si è svolta ieri a Genova una manifestazione contro l’invio di armi al regime di Kiev e il supporto del governo italiano alle politiche belliciste della NATO. La città di Genova si è dimostrata in questi due anni all’avanguardia nella lotta contro l’imperialismo statunitense, conoscendo già il 26 febbraio 2022 la prime manifestazioni a sostegno dell’operazione speciale e di una risoluzione diplomatica alla crisi scatenata da Washington e dai suoi Stati satellite, seguita nei mesi successivi da diverse altre, sia di natura sindacale che cittadina.

La manifestazione dello scorso sabato si inserisce in un clima di sempre più marcata insoddisfazione in tutto l’Occidente per le politiche della NATO e dell’Unione Europea che, oltre ad aver causato danni economici ingenti ai paesi del continente, hanno condannato alla morte centinaia di migliaia di ucraini, rastrellati casa per casa con scarsa considerazione per età o condizioni di salute. Lo spettro del coinvolgimento diretto dei paesi europei nel conflitto per procura tra la Russia e il regime di Kiev è sempre più inquietante, e questi timori, condivisi da fasce crescenti della popolazione europea, sono confermati anche da scene come quelle viste lo stesso 24 febbraio nella capitale ucraina, con i rappresentanti del G7, Giorgia Meloni in testa, impegnati a rinnovare incondizionatamente il proprio supporto politico, economico e militare al regime di Zelensky, ossia all’avventurismo bellico della NATO. Ciò avviene nonostante la grande maggioranza degli italiani e degli europei siano sempre più ostili alla fornitura di aiuti militari, e nonostante, siano crescenti, dal Vaticano ai vari parlamenti nazionali, le voci che richiedono una soluzione diplomatica a questa crisi scatenata dalla NATO.

Alla manifestazione hanno preso parte diverse realtà cittadine, la comunità russa e russofona genovese e rappresentanti del partito senegalese Pastef, anch’esso impegnato in patria e all’estero nella lotta contro l’imperialismo e il colonialismo. Tra i vari interventi si segnalano quelli di Olga Ignatieva, sopravvissuta alla strage della Casa dei Sindacati di Odessa del maggio 2014, e di Luca Montaldo, agricoltore, che ha denunciato come i fertili terreni ucraini siano stati sistematicamente rilevati dalle multinazionali occidentali, e come l’ingresso del grano ucraino sui mercati europei sia tra le cause scatenanti delle grandi proteste degli agricoltori che da mesi attraversano tutta l’Europa.

Di seguito il comunicato diramato dalle organizzazioni aderenti:

“A esattamente due anni dall’intervento russo in Donbass e Ucraina il governo italiano, ossequioso degli ordini di Washington, continua nella sua folle politica di sostegno armato al regime di Kiev, rendendosi moralmente complice di quella guerra per procura che, voluta dalla NATO nel 2014, ha già causato centinaia di migliaia di vittime e significative distruzioni.

Nonostante il passaggio di consegne da Mario Draghi a Giorgia Meloni, la politica estera italiana non è mutata di una virgola, e rimane tuttora la cartina tornasole della totale mancanza d’indipendenza del nostro paese, gestito come una e vera propria colonia dagli Stati Uniti d’America, che guardano all’Europa tutta sempre più come a una carcassa da spolpare di capitali, cervelli, capitali e, in futuro, carne da cannone. Se nei settant’anni passati ciò è stato pericoloso, negli ultimi due si sta rivelando potenzialmente fatale.

Mentre emergono sempre più focolai di guerra in giro per il mondo, sintomo dei disperati, quanto inutili, tentativi da parte dell’imperialismo statunitense di difendere la propria egemonia, il governo Meloni ha scelto per l’Italia la strada della belligeranza, dall’Ucraina al Pacifico, passando per lo Yemen. Tutto ciò copre di vergogna il nostro paese, schierato, come un secolo fa, dalla parte sbagliata della Storia, e condanna milioni di italiani all’incertezza, a una povertà crescente e al rischio sempre più concreto di essere trascinati in guerra in qualità di truppe coloniali dell’impero statunitense.

L’invio di armi a Kiev deve interrompersi immediatamente. L’Italia deve unirsi agli sforzi internazionali per porre termine a un conflitto che si sarebbe concluso già ad aprile 2022, durante i negoziati in Turchia, se non fosse stato per lo sciagurato intervento anglo-americano realizzato tramite Boris Johnson. Nonostante la crescente instabilità, la pace rimane la tendenza prevalente dei nostri tempi, e gli sforzi dei popoli e degli Stati sono sempre più indirizzati alla difesa di questa. Il rifiuto dell’egemonia statunitense significa infatti il rifiuto di un ordine internazionale totalmente arbitrario e basato sul diritto del più forte, a favore della costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso fondata sulla cooperazione, sul mutuo sviluppo, sul rispetto dell’integrità territoriale e della stretta osservanza del principio di non interferenza negli affari interni di ogni paese.

L’Italia scelga la pace, e si unisca agli sforzi di altri paesi europei come l’Ungheria e la Slovacchia per raggiungere una risoluzione diplomatica al conflitto e una distensione continentale”.

Contronarrazione, Associazione Libera Piazza, Partito Comunista, Democrazia Sovrana e Popolare, Ancora Italia, Ass. e rivista ‘Indipendenza’, Collettivo Antimperialista per il Multipolarismo, Circolo Culturale Proletario

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