Giappone: "addio al nucleare in 30 anni"

A 18 mesi dal disastro nucleare di Fukushima Daiichi, il governo giapponese ha annunciato oggi la chiusura progressiva della produzione nucleare del Paese entro 30 anni. Dopo la Germania e la Svizzera, si tratta del terzo Paese industrializzato ad annunciare la chiusura graduale delle sue centrali nucleari. Nel nuovo Piano energetico giapponese, presentato oggi dal premier Yoshohiko Noda, si legge: «Il governo prenderà ogni misura possibile per portare la produzione nucleare a zero entro gli anni 2030». Il documento contiene anche i "tre principi guida" per raggiungere un obiettivo piuttosto ambizioso: stop alla costruzione di nuove centrali; la chiusura dei reattori esistenti dopo 40 anni di attività; la decisione di non accettare il riavvio di impianti sospesi se non dopo esami sulla loro sicurezza condotti da "autorità ad hoc».
Si tratta di una svolta storica. Prima della tragedia di Fukushima, la produzione nucleare del Giappone rappresentava il 30% del consumo di elettricità del Paese e il governo prevedeva di aumentare questa quota al 53%, proprio entro il 2030. Secondo esperti della politica interna nipponica, la decisione del
Partito democratico giapponese del premier Noda, in crisi di credibilità e dilaniato dalle scissioni, ha voluto mettere in difficoltà l'opposizione della destra liberaldemocratica (da sempre filo-nucleare), approfittando della crescente opposizione al nucleare della popolazione.
Greenpeace plaude alla decisione del Giappone ma ritiene che "esporre la popolazione al rischio atomico per almeno 18 anni sia troppo". ''La strategia del governo prevede un'uscita dal nucleare troppo lenta. Questo dev'essere il punto di partenza per una politica energetica orientata alle rinnovabili più ambiziosa, per una maggiore efficienza energetica e in generale per una sterzata più decisa verso la green economy che assicurerà il benessere del Giappone'' commenta Kazue Suzuki, di Greenpeace Giappone. Secondo il rapporto di Greenpeace 'Energy [R]evolution', il Giappone può sostenere la propria ripresa economica e rispettare i suoi impegni di riduzione di gas serra entro il 2020 senza far ripartire nessuna delle centrali atomiche chiuse dopo il disastro di Fukushima.

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