I BRICS raddoppiano: un mondo multipolare è più vicino?

di Paolo Arigotti

A fine agosto, precisamente tra il 22 e il 24 del mese, si è tenuto a Johannesburg il vertice dei BRICS, il quindicesimo a partire dal 2009, quando il gruppo venne formalmente costituito; al tavolo i leaders dei (per ora) cinque stati membri: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica[1], tutti rappresentati ai massimi livelli, con l’eccezione della Federazione russa per la quale era presente il ministro degli Esteri Sergey Lavrov (il presidente Vladimir Putin ha partecipato in videoconferenza). E proprio in Russia, nella città di Kazan, si terrà a ottobre 2024 il prossimo vertice.

Il documento finale, articolato in 94 punti, e approvato dai partecipanti è ricco di contenuti interessanti, per quanto la decisione più importante scaturita dal meeting resti l’allargamento del club, che dal primo gennaio del 2024 accoglierà sei nuovi membri: Arabia Saudita, Argentina, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Etiopia, Iran. Come si legge nei comunicati ufficiali, i leader politici in questo modo “…hanno raggiunto il consenso sui principi guida, gli standard, i criteri e le procedure del processo di espansione dei BRICS”[2]; Sanusha Naidu, ricercatore presso l'Institute for Global Dialogue, think tank sudafricano, ha parlato di “…implicazioni geoeconomiche, geostrategiche e geopolitiche”, con importanti riflessi sulle politiche in Medio Oriente, sulle relazioni tra Cina e India e nel settore energetico.

Le trattative sull’ingresso dei nuovi membri non sono state semplici, lo ha ammesso lo stesso Putin nel suo intervento, vista la diversità delle posizioni dalla quale partivano i singoli governi: se l'India aveva un approccio più restrittivo, aprendo al massimo a tre nuovi ingressi, la Cina sarebbe stata favorevole a dieci nuove adesioni. Nonostante ciò, alla fine è stato trovato un compromesso, lasciando in “lista d’attesa” i restanti stati: sono ventitré i paesi che hanno formalizzato la loro richiesta di entrare nei BRICS[3]. Permane l’incognita dell’Argentina, per la cui adesione definitiva servirà attendere gli esiti delle presidenziali di ottobre, visto e considerato che uno dei favoriti, il candidato ultraliberista Javier Milei[4], ha già dichiarato che in caso di vittoria potrebbe non confermare la decisione.

Prima di passare al merito delle decisioni assunte, che avranno inevitabili riflessi, con i tempi dovuti, sulla situazione politica ed economica mondiale, ci sia consentito di avanzare qualche riserva su certi commenti, per lo meno discutibili, comparsi su alcuni organi d’informazione, che oltre a occuparsi in modo piuttosto marginale del meeting, sembrano orientati a sminuire la portata e il significato del vertice, come del club nel suo complesso [5] [6].

I 94 punti che compongono la dichiarazione finale[7] spaziano su molti temi, molti dei quali non certo nuovi a questi vertici, dei quali sarebbe riduttivo operare un sunto. Solo per citarne qualcuno, ricorderemo le critiche agli attuali equilibri internazionali, l’auspicio di contare di più negli assetti geopolitici, la contrarietà a sanzioni unilaterali (con un chiaro riferimento alla Russia) e/o a barriere commerciali (magari col pretesto del green), una nuova spinta ai paesi emergenti e un loro maggior ruolo sullo scacchiere internazionale (cominciando dal piano africano per la pace in Ucraina), la riforma degli attuali meccanismi di funzionamento di ONU, WTO o FMI, l’impegno per una risoluzione pacifica e negoziale delle diverse conflittualità e aree di crisi, con espliciti riferimenti al nucleare iraniano e al Medio Oriente.

Nonostante una serie di punti all’ordine del giorno possano essere letti in questi termini, non ci sembra appropriato ridurre il ruolo dei BRICS a quello di semplici antagonisti del cosiddetto blocco occidentale, in particolare del G7. Come ha spiegato efficacemente l’esperto di geopolitica Gianmarco Landi[8], al contrario, inizialmente i BRICS furono in un certo senso “avallati” dai cosiddetti paesi più sviluppati, per accompagnarli verso una nuova fase di sviluppo per le economie emergenti, beninteso in linea coi desiderata occidentali [9].

Quel che probabilmente non era stato previsto (né tantomeno auspicato) dalle potenze occidentali erano i profondi cambiamenti che si sono succeduti con grande rapidità in questi ultimi anni, e che hanno subito una forte accelerazione con lo scoppio del conflitto in Ucraina. Pensiamo solo al presunto isolamento politico ed economico della Federazione russa per effetto (così si pensava) delle sanzioni[10]: oramai perfino i maggiori detrattori di Putin ammettono che si sono rivelate un sostanziale fallimento, oltre a produrre un effetto boomerang specie nei confronti degli europei[11].

E non finisce qui. In risposta all’ostilità occidentale, la politica russa ha accelerato il percorso per la costruzione di un nuovo assetto politico ed economico delle relazioni internazionali, al centro del quale si colloca la dichiarata intenzione di addivenire alla de dollarizzazione degli scambi internazionali: un processo, questo ultimo, ritenuto oramai irreversibile tanto dal presidente cinese Xi Jinping[12], che dal leader russo Putin[13], che lo hanno detto apertamente nei loro rispettivi interventi. Uno dei passaggi fondamentali per centrale l’obiettivo dovrebbe passare per la creazione di un nuovo sistema di pagamenti, alternativo allo Swift (il cosiddetto BRICS pay)[14], e all’utilizzo delle valute nazionali nel commercio tra stati[15]. Nella stessa direzione la fondazione della nuova banca dei BRICS, la New Devolopment Bank[16] (fondata nel 2014), guidata all’ex presidente brasiliana Dilma Vana Rousseff, che in prospettiva vorrebbe configurarsi come uno strumento finanziario innovativo, alternativo a FMI e Banca mondiale tradizionalmente a trazione statunitense.

Nelle settimane che hanno preceduto il meeting era stata ipotizzata la nascita di una nuova valuta comune, il cui valore avrebbe dovuto essere agganciato all’oro o ad altre risorse, destinata, secondo i propositi che erano stati espressi, alla riduzione del ruolo del dollaro americano quale valuta di riserva globale, che a partire dal secondo dopoguerra ha rappresentato uno straordinario strumento di predominio geopolitico per gli States[17]; risale al 1971 - dopo il precedente storico dell’incontro tra Franklin Delano Roosevelt e il re saudita Ibn Saud del febbraio 1945 – un accordo tra l’allora segretario di Stato Henry Kissinger e il re Faisal dell’Arabia Saudita, che diede vita al sistema del petrodollaro[18] [19].

Premesso che per il momento il progetto della nuova valuta non è stato inserito all’ordine del giorno per il mancato raggiungimento di un’intesa, pure nella prospettiva che la questione venga ripresa più avanti, sarebbe quantomeno azzardato ipotizzare una debacle del dollaro, per lo meno non in tempi brevi. Secondo le stime dell’FMI ancora oggi circa il 60 per cento delle riserve mondiali in valuta estera sono espresse in dollari, così come 9 compravendite su 10 di valuta avvengono in tale divisa. Un dato significativo, riportato recentemente da Bloomberg, riguarda l’incidenza del dollaro rispetto all’euro nelle transazioni internazionali, nelle quali il biglietto verde (e lo yen giapponese) stanno soppiantando la valuta della UE [20].

Insomma, parlare di una crisi del dollaro quale valuta globale sarebbe al momento azzardato e prematuro – Jim O’Neill, ex economista di Goldman Sachs[21] aveva definito “ridicola” la stessa idea di una moneta unica dei BRICS – ma rimane il fatto che non andrebbe affatto sminuita la forte valenza simbolica della proposta, senza contare che, parlando sempre per l’attuale, sono in progressivo aumento le transazioni bilaterali in renminbi, la valuta avente corso legale emessa dalla Banca del popolo cinese: chiaramente parliamo pur sempre di un volume di transazioni che sono ben lungi dal mettere a rischio la primazia del biglietto verde, ma il segnale di un’inversione di tendenza è innegabile[22].

Discorsi valutari a parte, i numeri del BRICS restano significativi. Già oggi i cinque membri rappresentano circa 3 miliardi e 200 milioni di persone (e da gennaio prossimo circa il 46 per cento della popolazione mondiale), il G7 meno di uno. E con l’ingresso dei nuovi membri lo squilibrio è destinato a crescere, tenuto conto che tra paesi candidati ne troviamo alcuni – come Algeria, Venezuela[23], Nigeria (futuro terzo paese più popoloso al mondo) – in grado di incidere fortemente sui numeri.

I BRICS costituiscono circa il 25 per cento del PIL globale: se però guardiamo alle attività produttive “depurate” dalla finanza tout court si arriva a circa un terzo del dato complessivo, eguagliando o superando i numeri del blocco occidentale. Con le nuove adesioni, si stima che il PIL dei BRICS arriverà al 36 per cento, mentre per quanto concerne il Pil pro capite nessuno dei paesi membri raggiunge il dato del Giappone, a sua volta la nazione coi numeri più bassi del G7[24].

Sul fronte delle risorse, tenuto conto dei nuovi ingressi, i BRICS finiranno per controllare il 39 per cento delle esportazioni globali di petrolio e circa il 47,6 della produzione planetaria di oro nero[25]. E se un domani entrassero nel club paesi come Venezuela, Algeria e Kazakistan, si potrebbe sfiorare la percentuale del 90 per gas e petrolio commercializzati nel mondo intero; stesso discorso varrebbe per il gas, visto che diversi paesi candidati fanno parte del Forum dei Paesi esportatori di Gas (GECF), corrispondente al 72 per cento delle riserve mondiali e al 44 per cento delle forniture complessive[26].

E non parliamo solo di combustibili fossili. L’Etiopia non soltanto ospita la sede dell’Unione Africana[27] ed è destinataria di importanti investimenti cinesi, ma detiene importanti risorse di oro, platino, tantalio, rame, niobio (assieme a giacimenti di petrolio e gas naturale); il suo ingresso nei BRICS potrebbe costituire uno straordinario trait d’union con un continente nero sempre più insofferente nei riguardi del neocolonialismo occidentale[28], che sempre più intravvede nei BRICS una straordinaria opportunità di riscatto. Per dirla tutta, non possiamo affermare con certezza che le nazioni africane non stiano correndo il rischio di cambiare “padrone”, cosa che solo il tempo potrà dirci[29] [30], ma il carattere egualitario che caratterizza i BRICS, come il principio di non ingerenza negli affari interni, sembrano fungere da fattore di rassicurazione per molti governi.

E i BRICS non sembrano fungere da polo di attrazione solo per l’Africa. I paesi invitati al meeting sono stati quasi settanta e tra loro il presidente cubano Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, intervenuto per conto del Movimento dei Non Allineati (NAM), che comprende ben 134 nazioni (delle 152 classificate dall’ONU come “in via di sviluppo”); gli stessi paesi s’incontreranno presto a Pechino per il vertice BRI, quella stessa nuova via della seta che l’Italia – ligia al suo sistema di “alleanze” – si avvia ad abbandonare[31].

La Cina, considerata la potenza di riferimento del nascente “blocco alternativo”, è stata accusata dai critici di voler creare una propria egemonia, che sostituisca – per lo meno nel cosiddetto sud globale – quella finora esercitata dagli USA, o perlomeno che si affianchi a quest’ultima. È innegabile che ogni stato, salvo alcune eccezioni, persegue i propri interessi, la Repubblica Popolare non è da meno, ma da questo a ipotizzare un disegno egemonico ce ne corre[32]: teniamo conto che nella sua storia millenaria il dragone non ha mai manifestato finalità del genere e la stessa dirigenza cinese appare molto più orientata a intensificare una serie di progetti economici, prima ancora che geopolitici, senza voler per questo imporre il proprio modello a nessuno [33] [34].

Come scrive The Global Times (organo del partito comunista cinese): “L'espansione del BRICS mostra che il Sud del Mondo cerca di rafforzare la propria autonomia strategica e porta speranza di ristrutturazione ai paesi del gruppo. Il Sud del Mondo non vuole che gli vengano dettate modalità per gestire i propri affari sovrani”, aggiungendo in un altro passaggio che gli interessati “da un lato, politicamente, non vogliono più sottostare all'egemonia degli Stati Uniti, ma desiderano plasmare un ordine mondiale multipolare con un dialogo equo. Dall'altro lato, sperano di ottenere fondi dalla Nuova Banca di Sviluppo e rafforzare gli scambi economici e la cooperazione con i paesi membri”[35].

Al meeting era presente anche il Segretario generale ONU, Antonio Guterres[36], il quale intervenuto ufficialmente il 24 agosto ha speso alcune parole che ci sembrano interessanti, a cominciare da quelle riferite alle stesse Nazioni Unite, le quali: “sono state in gran parte create all’indomani della Seconda guerra mondiale, quando molti Paesi africani erano ancora governati dalle potenze coloniali e non erano nemmeno al tavolo delle trattative. Questo è particolarmente vero per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e per le istituzioni di Bretton Woods. Affinché le istituzioni multilaterali rimangano veramente universali, devono riformarsi per riflettere le realtà economiche e di potere di oggi, e non quelle del secondo dopoguerra. In assenza di tale riforma, la frammentazione è inevitabile.” In altri termini, se il potere decisionale in sede ONU o FMI/Banca mondiale[37] è ancora oggi nettamente a trazione occidentale (leggi, statunitense), per Guterres ci troveremmo di fronte a uno stato di cose non più sostenibile o al passo coi tempi.

Un fatto rilevante è l’annuncio dell’adesione ai BRICS dell’Arabia Saudita, tradizionale alleato degli USA, che ha già annunciato la costruzione di una centrale nucleare cinese sul proprio territorio. La decisione di Riad, è presumibile, avrà creato più di un “mal di pancia” in quel di Washington, dopo il rifiuto opposto lo scorso anno alla richiesta di aumentare la produzione di greggio per abbattere la spirale inflattiva[38]. Teniamo conto che la monarchia del Golfo controlla assieme alla Russia l’OPEC+[39], e che nuovi scenari si sono aperti con la recente intesa con l’Iran, altro nuovo membro del club, che mette a tacere ogni eventuale problema interno con la minoranza sciita.

E poi c’è l'India, il cui premier Narendra Modi, smentendo alcune voci che erano circolate[40], ha partecipato di persona e attivamente al vertice in Sudafrica. Nuova Delhi non ha mai applicato sanzioni contro la Russia, al contrario comprando da Mosca petrolio a prezzi assai contenuti[41], ma soprattutto – qualora trovasse un modus vivendi con Pechino, a cominciare dalle note diatribe di confine[42] – potrebbe rivelarsi un grosso problema per gli interessi americani, se o qualora gli indiani mettessero da parte la tradizionale strategia di contenimento cinese (oggi incarnata dal QUAD[43]). Nel corso del vertice, il presidente brasiliano Lula si è proposto come naturale mediatore tra le due “anime” dei BRICS: Russia-Cina e India[44].

Un altro vulnus per la talassocrazia americana[45] potrebbe arrivare dal fatto che, a partire dal 2024, gli “undici” controlleranno una serie di percorsi strategici, a cominciare da alcuni famosi “colli di bottiglia”: parliamo dell’Artico, del Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INSTC), della nuova via della seta (BRI), ma anche del Golfo Persico, del Mar Rosso, dello stretto di Hormuz e del Canale di Suez (e qui ci agganciamo all’adesione dell’Egitto); quest’ultima via di collegamento è in costante crescita[46] e da qui transita un’importante fetta dei traffici mondiali di petrolio[47]. A quest’ultimo riguardo sarebbe auspicabile maggiore spazio e interesse per gli interessi nazionali, ricordando il gigantesco giacimento di gas off-shore di Zohr, scoperto e messo in produzione dall’ENI, che si trova per l’appunto in acque egiziane[48].

Non facciamo mistero che, secondo il nostro punto di vista, un assetto multipolare e più inclusivo delle relazioni internazionali sarebbe non solo auspicabile, ma probabilmente più in linea con il benessere generale del pianeta, ma sostenere questa posizione non deve, né può significare mettere da parte o nascondere l’esistenza di una serie di criticità, alle quali non sempre il recente vertice ha saputo fornire risposte adeguate.

Cominciamo dall’annosa questione dei diritti umani. Mettendo da parte le ipocrisie della diplomazia internazionale, a cominciare da quella dell’Occidente, permangono una serie di elementi dei quali non si può non tener conto. In Egitto o in Iran il dissenso non è tollerato, e non è infrequente il ricorso a pratiche arbitrarie; lo stesso discorso riguarda pure le monarchie assolute del Golfo, mentre la libertà politica non è in cima alle priorità di Russia o Cina; la stessa India di Modi, paese formalmente democratico, sta lanciando segnali preoccupanti.

Inoltre, per quanto molti dei progetti messi a punto presenti profili strategici, al pari della scelta di includere alcune delle più importanti potenze produttrici di materie prime, è chiaro che la loro messa a regime richiederà tempo, come il progetto di una nuova valuta per il momento “accantonato”. Stesso discorso vale per le divisioni insite nel blocco, pensiamo solo al capitolo riferito ai rapporti sino-indiani[49] [50]. Secondo l’analista Pepe Escobar: “Anche se la Cina è destinata a consolidare il suo ruolo di primo piano nel Sud Globale, soprattutto in Africa, dopo il vertice, l'India conta su una spinta anche nel suo ruolo autodefinito di potenza Nord-Sud. Questo può essere visto come un gioco di copertura delle scommesse, dato che l'establishment di Nuova Delhi si vanta di essere intrecciato con il Nord Globale quando si tratta di obiettivi strategici (Tipo Quad? Mah, davvero?) pur rimanendo un attore del Sud Globale.” [51]

Altra questione che dovrà essere affrontata è quella dell’assenza di una stabile struttura organizzativa, dovuta al carattere finora flessibile del gruppo. A seguito dei nuovi ingressi, la mancanza di un’organizzazione minimale potrebbe creare non poche difficoltà.

La stessa caratterizzazione squisitamente economica del club, che finora non sembra non investire altri profili, a cominciare da sicurezza e cooperazione militare (alla quale pure non sono mancati riferimenti nel corso del vertice), potrebbe sminuire il peso dei BRICS sullo scacchiere internazionale. In una recente intervista Vito Petrocelli[52], ex presidente della Commissione Esteri del Senato e presidente dell’Istituto Italia BRICS (IBI), associazione attiva nel campo delle relazioni internazionali, ha detto che “Ciò che distingue i BRICS è che l’associazione non sarà un’alleanza militare”, ma “Non sarà nemmeno un’alleanza politica ed economica strutturata come l’UE, ma diventerà sempre più un’alleanza di Paesi uniti dall’obiettivo di liberarsi dal neocolonialismo dell’Occidente collettivo e di determinare autonomamente le decisioni, da riportare anche su piattaforme come l’ONU”.

Non poteva mancare il capitolo dedicato ad ambiente e cambiamenti climatici. I BRICS sembrano essersi dimostrati molto più propensi a politiche in grado di rispondere alle esigenze di crescita, sviluppo e sostenibilità delle rispettive popolazioni e attività economiche, piuttosto che inseguire progetti giudicati di stampo ideologico, non esenti da critiche[53]. E per restare in tema di approcci di stampo soprattutto ideologico, vi consigliamo la lettura di un articolo, pubblicato qualche giorno fa dall’Indipendente, intitolato “Il finto ambientalismo dei G20: nel 2022 sovvenzioni record alle fonti fossili”[54].

Avviandoci alle conclusioni, vorremmo fare qualche riflessione sull’eventuale reazione americana alla nascita di un mondo multipolare. Se l’economista statunitense Jeffrey Sachs ritiene che gli Stati Uniti dimostrino una resistenza ostinata a una simile prospettiva, col rischio di incentivare il rischio di conflitti globali [55], non possiamo neppure escludere che potrebbero emergere nuove consapevolezze da parte degli americani, riferendoci con questa espressione non tanto alle ristrette élite di governo, quanto alla cittadinanza nel suo complesso. Forse non sono un caso le crescenti percentuali di consenso verso una nuova candidatura di Donald Trump alle presidenziali 2024, specie nel momento in cui si consideri che uno dei principali slogan del tycoon rimane “America first”, vale a dire un paese molto più concentrato sui propri affari e interessi, piuttosto che sul continuare a reggere il peso – politico, economico e umano – del ruolo di potenza egemone.

Ecco perché le elezioni del prossimo anno potrebbero costituire un nuovo e interessante capitolo dell’evoluzione degli equilibri planetari, con importanti riflessi anche per l’Italia, stabilmente collocata in questa sfera d’influenza.

Se qualcuno ha parlato di questo vertice in termini riduttivi, amplificandone la valenza politica, più dei contenuti, resta il fatto che sia partito un messaggio molto chiaro all’Occidente: deve cessare ogni velleità di presunta superiorità rispetto al resto del mondo [56] e occorre prendere in esame seriamente, in un’ottica di confronto paritario, molte e importanti istanze ed esigenze provenienti dal sud globale, che meritano un attenzione e un rispetto che dovrebbero andare al di là di mere politiche di assistenzialismo, che spesso sono state funzionali a politiche di stampo neocolonialista, ammantate da nobili (a parole) propositi.

Se i BRICS dovessero servire allo scopo ben vengano, in caso contrario il nostro giudizio non sarebbe meno impietoso di quello che si può riservare al cosiddetto Occidente. In altre parole, attendiamo che alle parole seguano i fatti.

FONTI

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Ne abbiamo parlato in questo video con l’ex ambasciatore italiano a Pechino, Alberto Bradanini, che presiede l’Istituto per gli studi sulla Cina contemporanea: https://www.youtube.com/watch?v=MamfAjVQ0ho&t=997s (“Alberto Bradanini: nei rapporti tra Cina e India la chiave dei BRICS”)

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www.ispionline.it/it/pubblicazione/i-brics-si-prendono-il-global-south-139079

[2] www.aljazeera.com/news/2023/8/24/analysis-wall-of-brics-the-significance-of-adding-six-new-members

[3] sputnikglobe.com/20230824/argentina-iran-saudi-arabia-egypt-uae-and-ethiopia-get-brics-membership-1112840923.html

[4] www.repubblica.it/esteri/2023/08/14/news/argentina_elezioni_primarie_milei-411036455/

[5] www.ilfoglio.it/economia/2023/08/23/news/i-brics-la-il-miraggio-del-tramonto-del-dominio-del-dollaro--5612068/

[6] www.lindipendente.online/2023/08/21/brics-il-vertice-piu-atteso-al-via-in-sudafrica-obiettivo-cambiare-gli-equilibri-globali/

[7] www.reportdifesa.it/106440-2/

[8] Brics Revolution con Gianmarco Landi – video YouTube www.youtube.com/watch?v=jkwftkvPUTY

[9] italia-podcast.it/podcast/storie-di-geopolitica/il-g7-di-hiroshima-parliamo-ancora-dei-grandi-del-

[10] italia-podcast.it/podcast/storie-di-geopolitica/i-risvolti-economici-delle-sanzioni-contro-la-fede

[11] quifinanza.it/economia/video/russia-come-aggira-sanzioni-putin-import/711335/

[12] www.lantidiplomatico.it/dettnews-pepe_escobar__brics_il_fattore_cinaindia_e_la_prossima_psyop_occidentale/39602_50580/

[13] finanza.lastampa.it/News/2023/08/22/putin-processo-di-de-dollarizzazione-dei-paesi-brics-e-irreversibile/MTczXzIwMjMtMDgtMjJfVExC#:~:text=Putin%3A%20processo%20di%20de%2Ddollarizzazione%20dei%20Paesi%20Brics%20%C3%A8%20irreversibile,-Pubblicato%20il%2022&text=Il%20presidente%20russo%20Vladimir%20Putin,i%20paesi%20Brics%20%22irreversibile%22.

[14] iari.site/2023/08/18/i-brics-e-il-nuovo-ordine-economico-mondiale/

[15] sputnikglobe.com/20230718/brazil-wants-to-use-national-currencies-in-trade-with-key-partners---foreign-minister-1111957649.html

[16] www.ndb.int/

[17] www.limesonline.com/cartaceo/il-dollaro-laltro-pilastro-della-supremazia-americana

[18] ilcaffegeopolitico.net/116929/amici-problematici-roosevelt-e-linizio-dellalleanza-usa-arabia-saudita

[19] www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_scelta_di_riad_una_svolta_storica_per_le_relazioni_internazionali/5871_50627/

[20] www.ispionline.it/it/pubblicazione/valute-sistema-tre-nel-futuro-35758

[21] www.ft.com/content/d8347bd0-cc4f-4c3b-9225-0ccd272330a6

[22] www.wallstreetitalia.com/i-brics-puntano-a-sostituire-il-dollaro-con-una-moneta-unica/

[23] www.lantidiplomatico.it/dettnews-cuba_venezuela_e_il_futuro_dei_brics/5694_50615/

[24] www.francescocarrino.com/i-paesi-brics-sono-ancora-dietro-ai-paesi-del-g7-in-termini-di-pil-pro-capite/

[25] www.lantidiplomatico.it/dettnews-pepe_escobar__come_si__arrivati_al_brics_11_e_reso_insignificante_il_g7/5694_50614/

[26] www.lantidiplomatico.it/dettnews-cuba_venezuela_e_il_futuro_dei_brics/5694_50615/

[27] au.int/

[28] www.lindipendente.online/2023/04/17/monthly-report-n-21-africa-in-bilico-tra-neocolonialismo-e-voglia-di-riscatto/

[29] www.youtube.com/watch?v=Uzi2qXC_Wvw; www.youtube.com/watch?v=xdaY6TwRGAA

[30] www.lantidiplomatico.it/dettnews-non_solo_dedollarizzazione_le_sfide_geostrategiche_dei_brics_11_che_loccidente_neanche_vede__seconda_parte/29296_50635/

[31] it.euronews.com/2023/05/11/litalia-abbandona-la-via-della-seta

[32] www.orizzontipolitici.it/la-trappola-del-debito-cinese-esiste-veramente/

[33] legrandcontinent.eu/it/2022/08/22/capire-la-dottrina-della-cina-di-xi-jinping-una-conversazione-con-david-ownby/

[34] www.lindipendente.online/2022/12/04/come-funziona-realmente-il-sistema-di-potere-in-cina/

[35] www.lantidiplomatico.it/dettnews-global_times__lespansione_dei_brics_rafforza_la_voce_del_sud_globale/39602_50619/

[36] unric.org/it/osservazioni-del-sg-al-vertice-brics/

[37] docenti.unimc.it/andrea.prontera/teaching/2016/15962/files/lezioni_fmi

[38] www.repubblica.it/esteri/2022/03/09/news/petrolio_arabia_ed_emirati_chiudono_la_porta_a_biden_sulle_forniture_rifiutata_la_chiamata_del_presidente_usa-340748801/

[39] www.milanofinanza.it/news/la-russia-soprassa-l-arabia-saudita-e-diventa-primo-produttore-di-petrolio-dell-opec-202307141547073231

[40] it.topwar.ru/223043-premer-ministr-indii-ne-budet-ochno-uchastvovat-v-sammite-briks-iz-za-otsutstvija-rossijskogo-prezidenta.html

[41] www.ispionline.it/it/pubblicazione/russia-india-triangolazioni-pericolose-118880#:~:text=Come%20in%20precedenti%20crisi%20internazionali,Ucraina%20e%20non%20imponendo%20sanzioni.

[42] Ne abbiamo parlato in questo video con l’ex ambasciatore italiano a Pechino, Alberto Bradanini, che presiede l’Istituto per gli studi sulla Cina contemporanea: https://www.youtube.com/watch?v=MamfAjVQ0ho&t=997s (“Alberto Bradanini: nei rapporti tra Cina e India la chiave dei BRICS”)

[43] it.insideover.com/schede/politica/cose-il-quad.html

[44] www.ispionline.it/it/pubblicazione/lula-il-mediatore-dei-brics-139050

[45] italia-podcast.it/podcast/storie-di-geopolitica/geopolitica-del-mare-gli-interessi-di-italia-cina-

[46] www.italiaoggi.it/news/canale-di-suez-da-record-traffico-15-in-un-mese-2596432

[47] www.corriere.it/economia/consumi/21_marzo_26/perche-canale-suez-cosi-importante-5-cose-sapere-7bb23692-8e10-11eb-8542-ee1d410d331e.shtml

[48] www.lantidiplomatico.it/dettnews-come_i_brics_11_stravolgono_gli_equilibri_geopolitici_mondiali_prima_parte/29296_50616/

[49] www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_nuovo_mondo_brics/39602_50593/

[50] www.lantidiplomatico.it/dettnews-esperto_australiano_i_brics_potranno_presto_sostituire_il_g20/5694_50576/

[51] www.lantidiplomatico.it/dettnews-pepe_escobar__brics_il_fattore_cinaindia_e_la_prossima_psyop_occidentale/39602_50580/

[52] www.italiabrics.it/2023/08/05/sviluppo-dei-brics-intervista-a-vito-petrocelli/

[53] www.lantidiplomatico.it/dettnews-brics_un_percorso_energetico_indipendente_libero_delle_follie_verdi_occidentali/49734_50383/

[54] www.lindipendente.online/2023/08/25/il-finto-ambientalismo-dei-g20-nel-2022-sovvenzioni-record-alle-fonti-fossili/

[55] www.lantidiplomatico.it/dettnews-jeffrey_sachs_siamo_in_un_mondo_multipolare_in_cui_i_brics_sono_pi_grandi_del_g7_e_gli_stati_uniti_non_lo_accettano/5694_50621/

[56] www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/08/29/il-brics-lallargamento-ad-altri-sei-paesi-smentisce-ancora-lisolamento-di-putin/7274587/

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