Il lavoratore indebitato per curarsi e i decreti attuativi del Governo che non arrivano

di Federico Giusti
Molte le ombre sull'operato del Governo Meloni in materia di lavoro, attività parlamentare e sanità
Oltre metà dei decreti attuativi previsti non sono ancora andati in porto, l'attività del Governo Meloni è tutt'altro che frenetica per quanto si voglia offrire alla opinione pubblica una immagine diametralmente opposta.
Perfino molti dei decreti attuativi legati alla Manovra di Bilancio del Governo Draghi attendono ancora di essere emanati, ancor maggiori sono invece i decreti collegati alla "Finanziaria" (come si chiamava un tempo) di fine 2023.
L'Inps , nella sua relazione di pochi giorni or sono, annuncia un grande aumento della produttività e lo snellimento di pratiche grazie ad applicazioni legate alla Intelligenza artificiale, sempre l'Inps continua ad erogare ammortizzatori sociali in quantità tale da confermare un andamento oscillante e sotto tono della economia
La spesa per la sanità raggiunge invece i livelli più bassi degli ultimi anni, il lavoratore indebitato è costretto a ricorrere a prestiti e mutui per curarsi specie se abita nelle Regioni del Sud dove l'assistenza sanitaria pubblica è da sempre problematica e carente.
E per far cassa nel frattempo si accelera sulla privatizzazione delle Poste

Dopo la elezione del nuovo presidente di Confindustria il centro destra ha ribadito di essere il Governo amico e alleato delle imprese, giusto a ricordare che se si sta dalla parte delle aziende difficilmente saranno tutelati i diritti e i salari della forza lavoro.
Per quanto ne dicano sindacati rappresentativi, quando un Esecutivo dichiara di volere assecondare i desiderata delle imprese arrivano in poco tempo provvedimenti pessimi per i salariati ossia attacchi ai salari, al welfare e alle pensioni.
Gli aumenti contrattuali non permettono alcun recupero del potere di acquisto, quando si guarda alle pensioni erogate non si dice mai che gran parte delle stesse hanno importi decisamente bassi. Milioni di assegni previdenziali sono poco superiori alla soglia di povertà, se poi pensiamo al sistema di calcolo previdenziale il futuro dei pensionati non è certo roseo.
Nell'anno 2022 su quasi 18 milioni di pensione erogate quasi 4 milioni erano per invalidità civili, indennità di accompagnamento e assegni sociali, Secondo le stime del Centro studi di Unimpresa il costo totale delle pensioni sale a 318 miliardi annui ed è destinato a crescere nei prossimi 34 anni. Complessivamente per la previdenza la spesa italiana nel 2023 è stata di 317,9 miliardi pari al 15,8% del Pil
Sono dati incontrovertibili che anticipano un probabile intervento atto a contenere la spesa con qualche provvedimento destinato ad alleggerire ulteriormente l'importo dell'assegno previdenziale? A fine 2023 hanno ritoccato la Fornero disincentivando ulteriormente l'uscita anticipata dal mondo del lavoro e ulteriori interventi, nella medesima direzione, sono già al vaglio dell'Esecutivo.

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