Il Regno Unito ha compiuto una serie di passi in risposta all’escalation militare nella Striscia di Gaza, sospendendo le trattative per un accordo di libero scambio con Israele, convocando l’ambasciatore israeliano e imponendo nuove sanzioni contro i coloni della Cisgiordania. Lo ha annunciato il governo britannico, dopo le dichiarazioni del Primo Ministro Keir Starmer, che ha definito "scioccante" l’intensificazione del conflitto.
Il Ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha sottolineato che l’offensiva israeliana non rappresenta una soluzione per il rilascio degli ostaggi ancora detenuti a Gaza e ha esortato Israele a porre fine al blocco degli aiuti umanitari, in vigore dall’inizio di marzo. "Non possiamo restare in silenzio di fronte a questo peggioramento. È incompatibile con i principi alla base delle nostre relazioni bilaterali", ha dichiarato Lammy ai parlamentari, aggiungendo che la sospensione delle trattative commerciali è un "affronto ai valori del popolo britannico".
In una dichiarazione congiunta con Francia e Canada, il Regno Unito ha condannato l’espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza, chiedendo la rimozione delle restrizioni agli aiuti. I tre Paesi hanno avvertito che adotteranno "ulteriori azioni concrete" se l’offensiva non cesserà. Intanto, il governo britannico ha sanzionato individui e gruppi nella Cisgiordania legati a violenze contro palestinesi, proseguendo una linea già avviata nel 2024 con sanzioni contro coloni e organizzazioni accusate di sostenere attacchi alle comunità locali.
La maggioranza della comunità internazionale considera illegali gli insediamenti israeliani nei territori occupati dal 1967. Lammy ha ribadito l’impegno del Regno Unito contro gli abusi dei diritti umani, mentre Starmer ha chiesto "un cessate il fuoco immediato" come unica via per liberare gli ostaggi e garantire gli aiuti. Intanto, secondo le autorità sanitarie di Gaza, la guerra ha causato oltre 53.000 vittime e lo sfollamento di quasi 2,3 milioni di persone, con il rischio imminente di carestia a causa del blocco di medicinali, cibo e carburante.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso le operazioni militari, definendole una "guerra della civiltà contro la barbarie" e promettendo di "continuare a difendersi con mezzi legittimi fino alla vittoria totale". Tuttavia, la pressione internazionale cresce, mentre le critiche all’estremismo del governo israeliano si intensificano.
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