La resa di Parigi sul contingente militare in Niger


In un'intervista al quotidiano francese Le Monde, il ministro degli esteri francese Catherine Colonna ha ammesso che i militari francesi non possono "de facto" continuare a svolgere la loro missione in Niger dopo il golpe di fine luglio.

Alla domanda specifica se sia possibile mantenere il contingente francese nella nazione africana dopo che la giunta militare ne ha chiesto il ritiro, Colonna ha ricordato che Parigi aveva inviato i suoi soldati su richiesta delle precedenti autorità nigerine per dare impulso alla lotta contro i gruppi terroristici e addestrare le formazioni locali.

"Oggi questa missione non può più essere portata avanti, poiché non abbiamo più operazioni de facto condotte congiuntamente alle forze armate nigerine", ha ammesso.

Allo stesso tempo, il ministro degli Esteri si è detta fiduciosa che l'ambasciatore francese Sylvain Itte, privato dell'immunità diplomatica dalla giunta nigerina, possa continuare a svolgere le sue funzioni. "Non abbiamo motivo di piegarci ai mandati di un ministro che non ha alcuna legittimità, né per i Paesi della subregione, né per l'Unione Africana, né per le Nazioni Unite, né per la Francia. Ecco perché manteniamo il nostro ambasciatore. Ci assicuriamo che possa affrontare con sicurezza le pressioni dei golpisti", ha sottolineato.

D'altra parte, il capo della diplomazia francese non ha dato una risposta definitiva sul fatto che la politica del suo Paese nei confronti del Niger sia in una "impasse", e ha ribadito che il suo governo condanna il colpo di Stato militare e chiede il reintegro del presidente spodestato, Mohamed Bazoum. In questo contesto, ha sottolineato gli sforzi della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS), che si traducono in sanzioni economiche o nella possibilità di un intervento militare in Niger, per garantire il ritorno del presidente eletto.

Colonna ha anche affermato che l'era della cosiddetta “Françafrique” "è morta molto tempo fa", riprendendo una dichiarazione del presidente Emmanuel Macron durante il suo ultimo tour in Africa, quando aveva chiarito che il suo Paese sceglie di essere "un interlocutore neutrale" nella regione e non intende cercare di "interferire negli scambi politici interni" del continente.

La richiesta dell'autoproclamato Consiglio Nazionale per la Difesa della Patria (CNSP) di lasciare il territorio nigeriano da parte del contingente francese, stimato in 1.500 uomini, riflette il crescente sentimento antifrancese nel Paese, testimoniato da imponenti e costanti manifestazioni popolari contro la presenza militare transalpina nel paese.

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