Malala tornerà in Pakistan

La ragazza pakistana Malala Yousafzai, colpita da un gruppo di talebani da nove colpi d'arma da fuoco nel nord del Pakistan il 9 ottobre scorso, tornerà in Pakista. A dichiararlo è stato il padre della giovane attivista, il quale, appena giunto in Inghilterra, dove Malala sta ricevendo trattamenti specializzati, ha promesso che la bambina ritornerà a casa non appena i trattamenti in Inghilterra saranno finiti. La notizie segue diverse speculazioni dei giorni scorsi sulla possibilità che Malala potesse ricevere lo status di rifugiato politico per evitare di tornare in un paese dove le minacce dei talebani contro la sua persona sono sempre maggiori. Il team medico di Birmingham, che ha in cura Malala dal 15 ottobre da quando la ragazza è stata trasferita d'urgenza dall'ospedale militare di Rawalpindi, ha dichiarato in una nota di giovedì che l'attivista pakistana continua a rispondere positivamente ai trattamenti medici ricevuti e parla ripetutamente con i parenti.
Dal giorno dell'attacco il 9 ottobre scorso mentre tornava a casa da scuola a Mingora, nella vallata dello Swat nel nord del Pakistan, Malala, divenuta celebre nel 2009 per un diario mandato in onda dalla BBC in cui denunciava i soprusi dell'autorità dei talebani nella regione, è oggi l'eroina internazionale e simbolo dell'emancipazione femminile contro il fondamentalismo islamico.. L'attacco contro la sua persona l'ha resa il simbolo internazionale della sfida contro l'islam radicale. La petizione online "I Am Malala", firmata da celebrità e leader mondiali, con lo scopo di fare pressione perché la lotta della giovane attivista pakistana - un maggiore accesso delle ragazze all'educazione – diventi realtà, sarà presentata al presidente pakistano Asif Ali Zardari ed al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. Il segretario americano Hillary Clinton ha menzionato il coraggio di Malala all'incontro delle Girl Scouts a Washington. “L'attacco alla giovane attivista pakistana deve dare forza a tutte le donne che combattono conto le culture tradizionali per l'affermazione dei loro diritti", aveva dichiarato.
L'attacco a Malala secondo molti è stato un duro colpo per coloro che cercano un compromesso politico in Pakistan con i Talebani. Ma gli analisti sottolineano come non ci saranno grossi cambiamenti in un paese che ha sponsorizzato il fondamentalismo islamico per anni. Intanto è ancora caccia aperta ai responsabili. "Tutte le nostre forze di polizia e di intelligence sono rivolte alla ricerca dell'assassino. Vi assicuro che li prenderemo presto”, ha dichiarato il ministro degli interni Malik all'anchor della CNN Christiane Amanpour. Le autorità pakistane hanno offerto una ricompensa da 100,000 dollari per la consegna degli assassini di Malala.

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