Nazismo, antisemitismo e Repubblica francese

Ecco un punto storico interessante in un momento in cui la Francia, all'ONU, ha appena votato contro la risoluzione che condanna la riabilitazione del nazismo.

Come ricordo nel mio ultimo libro, la propaganda antisemita dei generali zaristi, dal 1918 al 1921, fu consapevolmente orchestrata dai governi francese e britannico.

“La presenza di molti ebrei tra i dirigenti comunisti fornisce il pretesto per scatenare una violenza razzista che farà 300mila vittime. Nelle regioni riconquistate dagli eserciti bianchi si susseguono stragi e pogrom, colpendo popolazioni civili ebraiche assimilate ai bolscevichi. Durante l'estate del 1918, le forze britanniche sbarcate nel nord della Russia per sostenere l'offensiva del generale Denikin lanciarono migliaia di volantini antisemiti in aereo.

Da parte dei bolscevichi, invece, le autorità hanno fatto tutto il possibile per porre fine a questi orrori. Vengono votate leggi estremamente severe e puniti i colpevoli arrestati. In un discorso inciso su disco e trasmesso dagli altoparlanti per raggiungere le masse analfabeti, lo stesso Lenin chiede la liquidazione dell'«odio contro gli ebrei e contro le altre nazioni”.

Non è tutto. Il governo della Repubblica francese finanzia la riproduzione su larga scala del più famoso pamphlet antisemita, "I Protocolli dei Savi di Sion". Questo falso rudimentale che descrive un complotto ebraico per il dominio del mondo è un'invenzione della polizia zarista intesa a screditare il movimento rivoluzionario. Gli Alleati ne faranno il breviario della reazione monarchica e della crociata antibolscevica.

In Inghilterra, i tipografi di Sua Maestà stanno lavorando per stampare l'edizione inglese dei "Protocolli" citati rapidamente con grande clamore come prova o indicazione del minaccioso complotto segreto che stava per spazzare l'Occidente. Si sviluppò così una campagna, alla quale prese parte Winston Churchill, che avrebbe lavorato per denunciare il ruolo dell'ebraismo non solo in Russia ma durante tutto il ciclo di sovversione che imperversò in Occidente a partire dal XVIII secolo, ricorda Domenico Losurdo.

Nel 1937, pur esprimendo un giudizio positivo su Hitler, Churchill sottolineò con insistenza le origini ebraiche di un leader di spicco della rivoluzione bolscevica, ovvero Lev Trotsky, alias Bronstein. Oltre l'Atlantico, negli Stati Uniti, sarà Henry Ford a garantire la diffusione dei Protocolli, dichiarando: ‘la Rivoluzione russa è di origine razziale, non politica’. Ai suoi occhi usa slogan umanitari, ma in realtà esprime un'aspirazione razziale al dominio del mondo.”

Bruno GUIGUE, "Communisme", Editions Delga, 2022, p. 220.

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