"Non è uno stimolo". Mody (ex FMI) sulle politiche di Draghi

Leggo in giro che Draghi starebbe mettendo in campo «er più grande stimolo fiscale mai visto dai tempi delle piramidi, ma lui può perché è er mejo fico der bigonzo».

La cifra "da capogiro" a cui si fa riferimento è il deficit stimato per il 2021: 11,8 per cento del PIL. Mecojoni, direte voi. Peccato che il deficit l'anno scorso sia stato dello 10,8 per cento. Quindi siamo di fronte a un aumento dell'1 per cento rispetto al deficit attuale.
Ma il punto è un altro: per capire se siamo di fronte a uno stimolo fiscale o meno, non basta guardare al livello di deficit nel suo complesso, visto che il grosso del deficit è determinato da variabili esogene. In soldoni: se crolla il PIL (come è accaduto in Italia), crolleranno anche le entrate e dunque il deficit aumenterà, senza che il governo alzi un dito. In questo caso di "stimolante" c'è ben poco nell'aumento del deficit, ma trattasi semplicemente di un riflesso del cattivo andamento dell'economia. Sarebbe a dire che un deficit può essere molto elevato ma poco "stimolante" se non è il risultato di deliberate misure anticicliche.

Per questo gli economisti guardano alla componente *discrezionale* del deficit (aumenti di spesa e/o riduzioni di tasse) per valutare le dimensioni e la qualità dello stimolo fiscale. Per fare un esempio, secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), il deficit italiano dell'anno scorso - 10,8 per cento del PIL, come detto - ha comportato uno stimolo fiscale solo del 6 per cento circa: molto basso rispetto alla media dei paesi avanzati.
Dunque è presto per dire quanto sarà "stimolante" dal punto di vista fiscale il deficit annunciato da Draghi. Probabilmente molto poco, come ha scritto su Twitter Ashoka Mody, ex direttore dell'ufficio europeo dell'FMI, visto che il livello previsto per il 2021 è più che altro il risultato il risultato del crollo dell'economia italiana, il cui andamento si prevede anemico anche per quest'anno.

Insomma, per avere un effetto stimolo, servirebbe un deficit molto più alto di quello annunciato da Draghi. Ma di fronte all'architettura deflazionista dell'euro non può nulla neanche Draghi.

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