"Non accettiamo elemosine". La Tunisia restituisce i soldi all'UE: cosa accade ora?



di Francesco Fustaneo


Il presidente tunisino Kais Saied ha confermato che la Tunisia ha restituito i 60 milioni di euro versati dalla Commissione U.E. sul conto della Banca centrale tunisina lo scorso 3 ottobre.

“L'importo fornito dall'Unione europea all'insaputa delle autorità tunisine nell'ambito del piano di ripresa post-COVID-19 è stato restituito", ha dichiarato il presidente Kais Saied nel corso di un incontro tenutosi mercoledì scorso, con il primo ministro Ahmed Hachani e con il ministro delle Finanze Sihem Boughediri Namsia, al Palazzo di Cartagine.

Aspre le critiche esternate nelle dichiarazioni ufficiali presidenziali:"questo metodo viola la nostra dignità e impone un fatto compiuto sul quale non siamo stati nemmeno consultati, poiché il nostro popolo rifiuta i favori previsti senza alcun titolo e accetta di trattare solo nello spirito di partenariato strategico basato sull’uguaglianza e sul rispetto”.

Nell’incontro si è anche discusso in merito al disegno di legge finanziaria per l’anno 2024 e sul disegno di legge finanziaria complementare per il 2023. Saied ha inoltre sottolineato la necessità di raggiungere la giustizia sociale e la crescita reale sulla base delle "nostre opportunità e scelte nazionali". Forti i richiami alla sovranità nazionale e la considerazione che la Tunisia debba essere capace di superare tutte le difficoltà con i propri mezzi, attraverso la determinazione del suo popolo.

Già il ministro degli Esteri, Nabil Ammar, in un'intervista pubblicata sul quotidiano arabofono Al Chorouk, aveva annunciato il fatto che la Tunisia avesse restituito i fondi il 9 ottobre scorso.

A questo giro poi Tunisi sempre tramite Nabil Ammar, attacca l’U.E. minacciando di rivelare "verità che non sono nel vostro interesse". L’ accusa all’Unione Europea è di aver usato fondi promessi per aiutare il Paese dopo la pandemia e mai inviati e di pretendere in maniera unilaterale di destinarli all’attuazione del Memorandum. Dall’annuncio dell’accordo questo è il punto più alto di tensione con Tunisi. Fermi anche i rapporti col Fondo Monetario Internazionale, le cui richieste a cui si vuole subordinare la concessione di un prestito di 1,9 miliardi di dollari sono considerate ricattatorie dal governo tunisino; di contro nuovi accordi commerciali vengono stretti con la Russia. Ricordiamo che proprio a fine settembre infatti, proprio il ministro degli Esteri tunisino era volato a Mosca per una sessione di lavoro con il suo omologo russo, Sergei Lavrov.

Ovviamente tutte queste dichiarazioni giunte dalla Tunisia, costituiscono dei grattacapi per la Meloni e di riflesso per l’U.E.

Ricapitolando: a fine settembre la Commissione Ue annuncia di essere pronta a inviare i primi soldi "a sostegno dell’attuazione del Memorandum d’intesa"; il 3 ottobre l’Ue effettua un bonifico di 127 milioni di euro, ma solo 42 fanno davvero parte dell’accordo sottoscritto a luglio. Gli altri sono stanziamenti già previsti, compresi i 60 milioni appena restituiti da Tunisi e parte di aiuti alla Tunisia per risollevarsi dopo la pandemia di Covid.

"La Tunisia non accetta l’elemosina", aveva affermato Saied: detto fatto !

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