Oggi ti senti depresso, perdente, inferiore? Il motivo secondo Carl Gustav Jung

La tua ambizione è sconfinata. Le tue motivazioni non sono dettate dall’amore per la causa, ma dal voler accrescere il tuo onore. Tu non lavori per l’umanità, ma per il tuo interesse personale.

Non aspiri a perfezionare l’opera, ma a ottenere il riconoscimento generale e a tutelare il tuo vantaggio personale… E ora veniamo al grave imbroglio che persegui con la tua intelligenza.

Tu parli con perizia e abusi delle tue capacità, e sbiadisci, attenui, rinforzi, distribuisci luci e ombre e sbandieri ad alta voce la tua onestà e la tua brava buona fede. Sfrutti la buona fede degli altri, con malignità li irretisci nei tuoi tranelli e per di più parli della tua benevola superiorità e della fortuna che tu rappresenti per gli altri. Simuli modestia e non menzioni i tuoi meriti, nella sicura speranza che qualcun altro lo faccia per te, e sei deluso e offeso se questo non accade.

Predichi ipocritamente la pacatezza. Ma al momento richiesto sei davvero pacato?

No, perché sei un bugiardo. Ti consumi nella rabbia, e con la tua lingua assesti gelide pugnalate, e sogni la vendetta. Sei perfido e invidioso. Invidi agli altri la luce del sole, poiché vorresti concederla solo ai tuoi favoriti, perché loro favoriscono te. Sei invidioso di ogni benessere, e asserisci sfacciatamente il contrario… Tu vuoi rimproverare gli altri per i loro difetti? In modo che essi migliorino? Confessalo: hai forse migliorato te stesso? Chi ti dà il diritto di avere opinioni sugli altri?

…Le tue motivazioni sono ragnatele di bugie che ricoprono un angolo sudicio…

…come se essi fossero identici a quello che tu pensi di loro? Ti è mai venuto in mente che in questo modo commetti un ignobile atto di violenza, altrettanto riprovevole di quello per cui condanni gli altri, ossia che essi dicono di amare i loro simili, mentre in realtà li sfruttano per i loro scopi? Il tuo peccato prospera nascostamente, ma non è meno grande, imperdonabile e volgare.

Non mi parlare del tuo amore. …Quel che tu chiami amore gronda egoismo e avidità. Ma tu ne parli con paroloni, con parole tanto più grandi quanto più misero è il tuo cosiddetto amore. Non parlarmi mai del tuo amore, ma tieni ben chiusa la bocca. Essa mente.

Voglio che tu parli della tua vergogna e che, invece di riempirti la bocca con parole altisonanti, levi grida sgraziate di fronte a coloro da cui intendevi ottenere consolazione. Tu meriti scherno, non stima.

…Devi fare del disprezzo di te stesso una virtù, che io voglio distendere dinanzi agli uomini come un tappeto.

In questo passo del Libro Rosso, Jung continua a “scendere negli inferi” e a dare prova di grande consapevolezza. Lavorare con la propria ombra può portare luce. L’Altro come specchio per cogliere dettagli su noi stessi. Farsi piccoli per diventare grandi. Forse il contrario di quello che siamo abituati vedere oggi, in un mondo dove narcisismo, vanità, immagine, certezza, sembrano essere le uniche soddisfazioni.

Siamo fuori strada. Statue delle nostre piccolezze, accecate dai riflettori del nulla. A voi i commenti.

H. Punsouth

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