Parigi, la sinistra imperialista rilancia

di Roberto Gabriele

La partecipazione americana e atlantista alla guerra in Ucraina ha reso sempre più evidente che la tesi del povero Zelensky aggredito non regge e che è la NATO che ha portato la situazione al punto di rottura e alla guerra contro la Russia. Nonostante ciò, quella che chiamiamo sinistra imperialista europea, per intenderci quella che va da Podemos in Spagna, alla Linke in Germania, alla France Insoumise in Francia, fino agli emuli italiani di Unione popolare sponsorizzati da Mélenchon, viene mantenuta come riserva utile per i momenti in cui l'occidente capitalistico ha bisogno di legittimare le sue operazioni di guerra e renderle 'umanamente' accettabili.

In una congiuntura come l’attuale, in cui il livello dello scontro militare si fa più alto, la propaganda USA-NATO ha bisogno del massimo sforzo per coinvolgere a sostegno dei suoi progetti settori di opinione pubblica che potrebbero sfuggire al suo controllo. E nel mirino non c’è solo l’opinione pubblica occidentale, ma anche quella dei paesi 'nemici' che si cerca di destabilizzare con l'arma della presunta ‘democrazia’. È una storia che conosciamo bene perché si è riprodotta in tutte le occasioni in cui l'impero americano ha avuto bisogno di aiuto non tanto militare, quanto politico. Abbiamo visto infatti ciò che è accaduto in passato e si verifica ancora oggi con le posizioni di 'sinistra' in Europa rispetto all'Afghanistan, alla Jugoslavia di Milosevic, all'Iraq, alla Siria, alla Libia. Quando gli americani e i loro soci della NATO hanno deciso di attaccare, questa 'sinistra' ha sempre ritenuto utile sottolineare che le vittime dell'aggressione erano governate da sistemi illiberali, contribuendo così a dar credito alle operazioni militari contro i governi che sfuggivano al controllo occidentale.

I risultati dell'intervento militare USA-Nato nel mondo sono ormai sotto gli occhi di tutti e si può valutare bene anche il peso di certe prese di distanza rispetto alla corretta interpretazione della natura dell'attacco imperialista. Eppure, il ruolo della 'sinistra imperialista' non è venuto meno. Lo scontro prosegue e la demonizzazione imperialista dei paesi non omologati prende ora di mira realtà come quella siriana, turca, iraniana e ovviamente, senza soluzione di continuità, la Bielorussia o Hongkong.

È bene quindi che oltre a mettere in chiaro chi ha provocato la guerra in Ucraina, il movimento antimperialista tenga conto della necessità di dare battaglia contro la strategia USA-NATO basata su bombe più propaganda per la ‘democrazia'.

Nelle scorse settimane è ripresa infatti la campagna per destabilizzare il fronte interno della Russia, nella speranza di indebolire Putin e determinare una crisi politica della sua leadership. Alla testa di questa campagna troviamo ancora una volta Mélenchon, già distintosi in passato nella denuncia della “aggressione” russa all'Ucraina, sia in Francia sia quando è venuto in Italia a sostenere la campagna elettorale di De Magistris e della sua Unità popolare.

Stavolta Mélenchon ha fatto le cose in grande. Il 17 maggio scorso un deputato di France Insoumise ha convocato all'ufficio del governo presso l’Assemblea nazionale (il Parlamento) francese, “grazie anche al ministero degli esteri e all'Eliseo” che hanno graziosamente consentito l’incontro in una sede istituzionale, sei esponenti della ‘sinistra’ russa scappati dal loro paese. Lo riferisce il Fatto quotidiano in una corrispondenza del 29 maggio a firma Antoine Perraud, che li definisce “rare voci che si oppongono ai criminali di guerra del Cremlino” anche se, bontà loro, “non mostrano alcuna compiacenza per un’Europa polacco-americana che agisce sotto la guida della NATO”

Chi erano dunque gli ospiti di Mélenchon? La cronaca ci dice che si è trattato di:

Alexey Sakhnin membro della coalizione “Socialisti contro la guerra” il quale si spinge a dichiarare che non è possibile conoscere l'opinione dei suoi connazionali perché “la paura ormai attraversa tutti gli strati della società e quindi le persone che accettano di rispondere ai sondaggi sono meno del 10%”. Paradossalmente però aggiunge anche che la gente “pensa che sarebbe peggio se la Russia uscisse sconfitta da questo conflitto, perché le conseguenze sarebbero disastrose per la popolazione”.

Liza Smirnova, anche lei membro della stessa coalizione, che si dichiara ottimista sul rovesciamento di Putin in quanto la resistenza è forte (non quella contro la NATO ovviamente) e a suo parere ci sarebbero stati 20.000 arresti e 6.500 provvedimenti amministrativi.

Serghei Tsukasov, sostenitore di Navalny, arrestato nel corso di una manifestazione contro il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk già prima che iniziasse l’Operazione speciale in Ucraina. Un vero patriota.

Irina Shumilova, altra sostenitrice di Navalny, fuggita in occidente grazie all'aiuto della France Insoumise di Mélenchon.

Elmar Kustamov, membro del gruppo Russia operaia, che da buon proletario dichiara che “se anche il Partito comunista della Federazione russa ufficialmente sostiene l'invasione, l'opposizione interna è molto forte”.

Maria Menshikova, attivista di un gruppo di sostegno a Azat Miftakov, un matematico che a suo dire viene tenuto in galera perchè appartenente a una inesistente rete anarco-terrorista. Si dichiara “ottimista, perche' i media occidentali si interessano sempre più alle azioni radicali anti-guerra, le sole possibili oggi in Russia”. Ovviamente le azioni antiguerra non sono contro gli USA e la NATO, ma contro Putin.

In una fase in cui la battaglia si fa decisiva bisogna dunque sempre tener conto del ruolo che può giocare nel fronte antimperialista la quinta colonna. Di fronte ad un'iniziativa come quella organizzata a Parigi da Mélenchon, reduce tra l’altro da una campagna internazionale contro l'Iran, non bisogna abbassare la guardia ma saper distinguere nettamente chi sta dalla parte giusta da chi copre le responsabilità dei nostri nemici.

8 giugno 2023

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