Putin tiene in pugno i negoziati, Trump molla l'Ucraina


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

La Casa Bianca dà il via libera ai negoziati diretti tra Federazione Russia e Ucraina. “Che il processo abbia inizio”, ha scritto Donald Trump subito dopo i colloqui telefonici di lunedì con Vladimir Putin e con i leader della coalizione pro-Kiev.

Le parole del POTUS a prima vista suonano stonate: i negoziati diretti tra Russia e Ucraina hanno già avuto inizio, venerdì 16 maggio, a Istanbul. Trump li sta semplicemente ratificando, intestandosene la paternità proprio mentre sembra annunciare il suo ritiro dalle trattative sull’ Ucraina.

Allo stesso tempo, ufficializza agli alleati europei il sostegno alla linea russa per l’avvio di un processo finalizzato alla fine della guerra, all’interno del quale potrà esserci un periodo di cessate il fuoco, se si verificheranno alcune condizioni. È il colpo di spugna definitivo all’ultimatum posto dal gruppo dei “volenterosi” alla Russia all’indomani delle celebrazioni a Giornata della Vittoria.

La posizione della Casa Bianca era già emersa una settimana fa, quando Trump – sempre attraverso un post di Truth Social – aveva accettato la proposta del Cremlino di riprendere il formato di Istanbul abbandonato tre anni fa, obbligando di fatto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a sedersi al tavolo con i russi.

I punti principali del colloquio telefonico

La telefonata fra Trump e Putin è durata poco più di due ore, dalle 16.45 circa alle 19 di lunedì 19 maggio. Durante il colloquio i due presidenti si sono accordati per dare il via ai negoziati diretti e senza precondizioni tra Russia e Ucraina.

Washington quindi toglie formalmente il sostegno al piano di Zelensky e dei “volenterosi” per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni da raggiungere subito, pena un inasprimento delle sanzioni contro settori strategici dell’economia russa.

Il processo di pace, però, è stato solo uno dei temi della conversazione, che ha riguardato principalmente i rapporti fra le due superpotenze, che entrambi i leader sembrano determinati a riavviare.

In base alle dichiarazioni ufficiali, i due leader hanno concordato:

  • Negoziati diretti fra Russia e Ucraina finalizzati alla fine della guerra;

  • a tal fine le parti lavoreranno ad un memorandum che definisca una serie di posizioni, come ad esempio i principi di risoluzione, i tempi di un possibile accordo di pace;

  • un periodo di cessate il fuoco potrà essere concordato soltanto nell’ambito di questo processo, solo se si raggiungeranno accordi appropriati”;

  • Russia e Stati Uniti potranno avviare rapporti di cooperazione commerciale, dopo che il conflitto in Ucraina sarà “in una certa misura” risolto;

  • Mosca e Washington lavoreranno per uno scambio di prigionieri nel rapporto di 9 a 9;

  • la Casa Bianca e il Cremlino proseguiranno il dialogo su tutte le questioni, non solo l’Ucraina ma anche altri dossier internazionali, come il Medio Oriente;

  • Putin e Trump non escludono un incontro personale, ma i tempi ancora non sono stati stabiliti.

Putin e Trump, dialogo tra pari

Nonostante le posizioni inizialmente distanti dei due leader, la telefonata conferma la nuova fase di riconciliazione e distensione tra le due superpotenze. I colloqui sono stati definiti “franchi e costruttivi” dal Cremlino, “eccellenti” da Trump. Entrambe le parti hanno sottolineato il tono amichevole della conversazione:

I presidenti della Federazione Russa e degli Stati Uniti si sono rivolti l'un l'altro per nome: Donald e Vladimir, e nessuno dei due ha voluto riattaccare per primo durante una conversazione telefonica”, ha riferito il consigliere del presidente russo Yuri Ushakov.

A sottolineare ciò, i resoconti di Trump e Ushakov mettono in evidenza:

-Il rapporto amichevole tra i due presidenti,

- la volontà delle due superpotenze di avviare una cooperazione,

- l’intenzione di Trump di stabilire una linea di comunicazione aperta e personale con Putin, aggirando le consuete rigidità protocollari imposte dalla prassi diplomatica.

Vladimir, puoi chiamare al telefono in qualsiasi momento, sarò felice di risponderti, sarò felice di parlare con te", ha detto il capo della Casa Bianca secondo le dichiarazioni stampa di Ushakov.

È un messaggio forte per i leader europei e Zelensky, che considerano il presidente russo un nemico. Trump invece dimostra di reputarlo non solo un “amico”, ma un suo pari, con cui spera di concludere ottimi affari in un futuro prossimo.

Il presidente USA scrive di aver avvisato della decisione di avviare i negoziati Macron, Starmer, Merz, Meloni, Stubb e Zelensky. Dovranno adeguarsi. L’elemento di novità è il coinvolgimento del Vaticano, apparentemente riallineato con l’Occidente con il nuovo Papa, che si offre come sede per i prossimi round di colloqui. Il Cremlino ha preso atto dell’intenzione, senza mostrarsi entusiasta.

Sanzioni e riarmo

In tutti i resoconti, infine, manca qualsiasi riferimento alle tempistiche del processo negoziale, a sanzioni contro la Russia e forniture di armi all’Ucraina. Manca dunque la volontà degli USA di esercitare pressioni su Mosca per indurla ad accettare compromessi più duri e condizioni più favorevoli per Kiev.

Trump ha affermato di credere che esista la possibilità di raggiungere la pace, pertanto non pensa di inasprire le sanzioni. Allo stesso tempo promette di prendere in considerazione di aumentare le forniture di armi per le forze armate ucraine, aggiungendo sarà pronto a dire entro 2-4 settimane se l'Ucraina sta facendo abbastanza per raggiungere una soluzione pacifica.

Da ciò si deduce che Washington userà l’assistenza militare come leva per costringere Zelensky a sedere al tavolo delle trattative, ma non intende esercitare alcuna pressione sulla Russia.

La Casa Bianca lascia al Cremlino il controllo del tempo, la capacità di dettare i ritmi dei negoziati, mentre finora insisteva per un cessate il fuoco in tempi rapidi. Dietro potrebbe esserci la volontà di ritirarsi dal tavolo sull’Ucraina.

"I termini di questo accordo saranno negoziati tra DUE parti, nel miglior modo possibile, perché conoscono i dettagli delle negoziazioni che nessun altro conosce.", scrive Trump.

Molti osservatori hanno interpretato queste parole come l’intenzione di “ritiro dai negoziati, di lavarsene le mani”, scrive il deputato ucraino Goncharenko. Il POTUS ha negato davanti ai giornalisti che gli USA vogliano ritirarsi, l’abbandono dell’Ucraina sembra un’opzione strategica per evitare che un eventuale fallimento possa interferire nel ripristino dei rapporti con Mosca.

Se le trattative dovessero fallire e la guerra continuare, sarà un problema dell’Europa.

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