di Alessandro Bianchi
da Pechino, Zhengzhou e Fujan (15-25 ottobre 2023)
“Per condurre una vita significativa, bisogna costruire la felicità con gli altri”.
Davvero difficile trovare le giuste parole per spiegare la “comunità dal destino condiviso per l'umanità”, alla base del progetto di Pechino, in un paese, come il nostro, che ha smesso di concepire un futuro solidale di uguaglianza e diritti sociali per la nostra di collettività, figuriamoci in una visione globale.
Nel 2013, il neoeletto presidente cinese Xi Jinping annunciava al mondo la nascita della “One Belt One Road”, un immenso progetto infrastrutturale che avrebbe legato, come una nuova via della seta appunto, decine di paesi sulla base di un approccio di cooperazione e "win win". 10 anni dopo “i progetti sono divenuti realtà” e Xi ha decretato, in occasione del Terzo Belt and Road Forum, l'inizio di una più ambiziosa fase: la “Bri ad alta qualità”.
“Siamo dalla parte corretta della storia”, ha chiosato Xi nel suo discorso di inaugurazione nella Sala del Popolo il 17 ottobre a Pechino che molti funzionari del PCC ci hanno definito di “portata storica”. 8 nuovi punti programmatici che scandiranno le prossime tappe di quella che il presidente cinese ha definito la “nuova piattaforma delle relazioni internazionali”, un’iniziativa che ha già tolto dalla povertà milioni di persone nei 150 paesi aderenti.
I prossimi anni, secondo il presidente XI, devono prevedere il passaggio ad una BRI di “alta qualità”, con due direttive di riferimento: la connessione tecnologica e la cooperazione “people to people” nel rispetto delle diverse civilizzazioni dei popoli aderenti.
Ma ancora più importante per la leadership cinese è il secondo pilastro della “BRI ad alta qualità”. Rappresentando l’AntiDiplomatico al Terzo Forum People to People della BRI, ci siamo resi conti di quanto le logiche più becere del neoliberismo occidentale siano ormai estrema minoranza a livello mondiale. Nella visione cinese, conoscenza e rispetto reciproco delle diverse civilizzazioni devono essere messe sempre in una fase più importante dello sviluppo.
IL RUOLO DI MEDIA E ONG: UNA SINTESI
Un aspetto difficile da comprendere con le sovrastrutture occidentali è quanto per la Cina i think tank, le Ong e media siano importanti per il progetto della BRI. Un’alleanza di queste tre realtà viene considerato dalle autorità di Pechino come necessario perché il pilastro del People to People possa avere pieno ed efficace sviluppo. Nei 10 giorni in cui abbiamo avuto modo di approfondire il ruolo delle ONG nel futuro della Bri, ci siamo molto spesso interrogati sulle differenze di approccio con le metodologie operative di quelle attive nella BRI, rispetto a quelle occidentali. Mentre quest’ultime si trasformano spesso in strumento di propaganda e “cambio regime” nei paesi che decidono di intraprendere una via nazionale di sviluppo non in linea con il Washington Consensus, il modello di ONG proposto nell'ambito della nuova via della seta è in linea con la “nuova piattaforma delle relazioni internazionali”.
Qual è la differenza tra i due modelli? Nei forum a cui abbiamo partecipato, le parole chiave che ritornavano erano: cooperazione tra popoli, sviluppo “armonico”, rispetto delle “civilizzazioni”, sovranità, diritti sociali. Abbiamo compreso come la differenza sia nel contenuto, nei valori e nei principi derivino dal sostrato culturale che muove l’iniziativa. Negli Usa il sostrato è dato dal neoliberalismo e dall’imperialismo che prevede di piegare stati sovrani. Nella BRI al centro ci sono dialogo, rispetto delle civilizzazioni e “futuro condiviso”. Sarà necessario nei prossimi anni creare una Carta precisa di valori e metodi dell’alleanza delle Ong che dia sempre l’ultima parola allo stato dove opera l'organizzazione.
Arroganza, pregiudizio e odio si innestano quando si vuole imporre la propria storia e cultura agli altri popoli, sottolinea spesso il presidente Xi. La BRI non è solo un progetto economico ma un nuovo “formato”, una nuova “piattaforma” delle relazioni internazionali. E per questo che il ruolo di Ong, think tank e media, nella visione di Pechino, avrà in futuro un impatto ancora più importante dei progetti infrastrutturali e logistici.
A proposito di media, al Forum apposito all'interno della BRF organizzato nella sede del People’s Daily il 19 ottobre, che come l’AntiDiplomatico abbiamo avuto l'onore di presenziare, il viceministro Li Shulei ha lanciato un messaggio chiaro di come i diffusori di informazioni hanno oggi un ruolo chiave per l’interscambio, cooperazione e dialogo tra i popoli al centro della visione della BRI di “alta qualità” delineata da XI. “L’alleanza dei media nell’ambito della BRI è fondamentale per costruire la prosperità del giardino della comunità umana”.
SVILUPPO NEL RISPETTO DELLE SINGOLE CIVILIZZAZIONI
Dal 20 ottobre ci siamo spostati a Zhengzhou (capitale della provincia dell’Henan) per il "Forum delle ONG" nell’ambito del BRF. Non c’è luogo migliore per mostrare la civilizzazione cinese di questa città culla dei primi ritrovamenti archeologici della dinastia Shang di oltre 3 mila anni fa.
Siamo qui per discutere del recente passato, del presente e del prossimo futuro del network. Discuteremo dei progressi compiuti negli ultimi quattro anni. Discuteremo dello stato della collaborazione tra gli oltre 400 rappresentanti di governi, partiti politici, think tank, organizzazioni della società civile e media. Definiremo il lavoro per lo sviluppo futuro della rete e il modo migliore per affrontare le sfide che ci attendono nei prossimi anni. Vogliamo lavorare per migliorare la piattaforma per gli scambi, la connettività e la cooperazione tra le persone, con l'obiettivo di aumentare il benessere globale e costruire una comunità umana con un futuro condiviso.
Nel marzo 2019 Italia e Cina hanno firmato un Memorandum d'intesa sulla Via della Seta, il documento più importante per le relazioni tra i due Paesi negli ultimi anni.
All'epoca ero presidente della Commissione Affari Esteri del Senato italiano e ho condiviso e sostenuto il salto di qualità che la firma del MoU rappresentava per la politica estera multipolare dell'Italia.
Il MoU ha migliorato soprattutto le relazioni commerciali tra Italia e Cina, ma non solo. Le due parti hanno lavorato per espandere gli scambi interpersonali, hanno sviluppato la rete delle città gemellate, hanno utilizzato appieno la piattaforma del Meccanismo di Cooperazione Culturale Italia-Cina per cooperare alla finalizzazione del gemellaggio tra i siti italiani e cinesi del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Hanno inoltre lavorato per favorire forme di collaborazione tra le rispettive Amministrazioni, sui temi dell'istruzione, della cultura, della scienza, dell'innovazione, della sanità, del turismo e del benessere pubblico, attraverso scambi e collaborazioni tra i rispettivi Enti locali, i media, i think tank, le università e i giovani.
L'interesse dei cinesi per l'Italia è cresciuto molto dal 2019. L'Italia è diventata la destinazione europea preferita dai turisti cinesi. Ci sono sempre più mostre sull'arte e la cultura italiana in Cina. Sono trentamila gli studenti cinesi che vengono in Italia per studiare. Questi risultati sono certamente legati all'entusiasmo e alle aspettative sulla cooperazione nate dalla firma del Memorandum d’intesa.
I tempi e il governo italiano sono cambiati dal 2019 e non è certo che il MoU venga rinnovato alla fine del 2023. Il rapporto di amicizia tra Italia e Cina non cambierà; i nostri Popoli hanno una tradizione millenaria e siamo legati in mille modi.
L'Istituto Italia BRICS, che ho l'onore di rappresentare in questo Forum, è qui per confermare la continuità della cooperazione people-to-people tra organizzazioni italiane e cinesi nel contesto multipolare.
Verso una comunità umana con un futuro condiviso.”
Verso una comunità umana con un futuro condiviso. La città di Zhengzhou è davvero una città simbolo della nuova via della seta perché alla civilizzazione abbina lo scambio frenetico ed organizzato delle merci.
Nella nostra visita alla Zhengzhou International Hub Development and Construction Co., Ltd, un'impresa statale che dispone di reti logistiche complete di trasporto ferroviario, stradale, marittimo e aereo, abbiamo potuto vedere in prima persona l'efficienza della rete logistica verso l'Europa da un fondamentale snodo logistico.
LA BRI E L'AFRICA: LOTTA ALLA POVERTA' E IL NUOVO MODELLO DI SVILUPPO
Nei 10 giorni di permanenza abbiamo incontrato rappresentanti di decine di organizzazioni non governative, partiti politici e rappresentanti di think tank provenienti da Medio Oriente, sud est asiatico e soprattutto Africa. Ci siamo confrontati con delegazioni da Ruanda, Etiopia, Tanzania, Gambia, Zambia, Sudafrica e tanti altri paesi. A loro abbiamo rivolto sempre la stessa domanda: “La Bri in occidente viene descritta come il tentativo cinese di imporre una nuova forma di imperialismo al continente africano. È davvero così?”. La risposta è stata unanime e secca: “Non c’è nulla di più falso. L’occidente non ha più nessuna possibilità di condizionare il nostro futuro. Quel tempo è finito per sempre. Ora cerca di rovinare i nostri piani di sviluppo con la Cina ma non ha più presa nel continente”. Il ragionamento comune era il seguente: l’occidente in Africa ha perso perché ha imposto leadership corrotte con l’obiettivo dello sfruttamento delle risorse minerarie ed egemonizzare il mercato. La Cina ha vinto perché con il suo approccio "win win" ha dato ai paesi le condizioni necessarie per uno sviluppo armonico e indipendente.
Ultima tappa del nostro viaggio è stato il Fujan, provincia sulla costa sud-orientale della Cina continentale, che si affaccia su Taiwan attraverso lo Stretto. Punto di partenza della Via della Seta Marittima, è anche la sede del National Engineering Research Center dove opera il professor Lin Doncmei inventore della "Juncao Technology" all’interno della Fujian Agricolture and Forestry University, il polo accademico della città di Fuzhou, capitale della provincia.
Juncao, letteralmente "fungo" ed "erba", si riferisce a una tecnologia inventata dal Prof. Lin con cui si utilizza l'erba per coltivare funghi. Dal 1994, con il patrocinio delle Nazioni Unite, il National Engineering Research Center of Juncao Technology ha intrapreso progetti di cooperazione e assistenza estera della Cina in paesi come Papua Nuova Guinea, Fiji, Ruanda e Lesotho. La tecnologia ha applicazione in fattispecie dove si opera per la riduzione della povertà, la lotta alla fame, l'utilizzo delle energie rinnovabili, promozione dell'occupazione e lotta ai cambiamenti climatici. Aspetti di interesse comune ai paesi in via di sviluppo in vista dell’attuazione dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite. Si tratta pertanto di un modello di agricoltura sostenibile che consente di lavorare per raggiungere 13 dei 17 SDG, gli obiettivi di sostenibilità del Millennio fissati in abito Onu. Ma è anche rivolta alla diffusione nei Paesi in via di sviluppo, quasi tutti appartenenti alla “Nuova via della seta” (Belt and Road Initiative).
La tecnologia Juncao è impegnata nello sviluppo sostenibile dell'agricoltura, aiutando i coltivatori diretti a ottenere una crescita del reddito e creando condizioni favorevoli ai Paesi in via di sviluppo per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile. Un ettaro di questa coltura assorbe 30 posizioni lavorative. Gli agricoltori che piantano funghi possono quindi non solo promuovere la coltivazione di funghi commestibili e medicinali, ma anche promuovere lo sviluppo della zootecnia e dell'industria dei mangimi.
Anche per progetti pioneristici e solidali come quelli della “Juncao Tecnology”, nel continente africano la percezione della Cina e del progetto della BRI non è quella di un invasore che cerca di imporre la propria visione, ma di chi porta avanti un progetto di felicità condivisa. Una lezione per l’occidente a cui non resta la possibilità di imitare o scappare come la Francia in Niger.
Nel treno che da Pechino ci ha portati a Zhengzhou alla velocità praticamente costante di 350 km orari, i viaggiatori venivano accompagnati dai messaggi di scienziati, chimici, operai e lavoratori costruttori della Cina moderna e della BRI. Quello è stato il momento esatto in cui abbiamo compreso la differenza di questo paese con l’occidente in decadenza, intrappolato dalle barbarie di fake media, "influencer" e apprendisti stregoni.
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...
di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...
di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...
di Alessandro Orsini* C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...
Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa