Scienza? Se il governo inglese ignora quanto pubblica il British Medical Journal

Il Parlamento del Regno unito ha dato via libera (con 385 voti contro 100) alla vaccinazione obbligatoria di tutti i lavoratori della sanità che sono a diretto contatto con pazienti. Il 9 novembre il Segretario di Stato per la salute e gli affari sociali Sajid Javid aveva annunciato che tutti i lavoratori del ramo salute e cure dovranno essere vaccinati entro il 1 aprile 2022 per “proteggere i pazienti, i colleghi e lo stessi sistema sanitario”

Ignorate due autorevoli prese di posizione, pur pubblicate pochi giorni prima dalla rivista medica più autorevole del paese, il British Medical Journal. Da una parte (https://www.bmj.com/content/375/bmj.n2957), un rapporto del Secondary Legislation Committeee della House of Lords, il 30 novembre, ha detto che i benefici sarebbero “marginali” e che il governo non ha spiegato come affronterebbe la partenza dei contrari al vaccino disposti a lasciare il lavoro (ben 126.000 persone).

E dal canto loro medici e professionisti della salute, molti dei quali lavorano nel servizio sanitario nazionale, in una lettera (https://www.bmj.com/content/375/bmj.n2957/rr-1) hanno espresso “opposizione alla vaccinazione obbligatoria per qualunque categoria di persone”, per “mancanza di ragioni sufficienti”.

Infatti “non discutiamo che Covid-19 sia un’infezione pericolosa e che i vaccini funzionino in molte situazioni”, ma “i trial randomizzati sono durati pochissimo e non avevano dimostrato se i vaccini fossero o no utili anche contro la trasmissione – la constatazione è poi avvenuta nel mondo reale, con la rapida diffusione delle varianti Delta e adesso Omicron”. Inoltre, le dosi “booster” non sono state testate in trial randomizzati.

Quanto poi alla sicurezza dei vaccini, il gruppo dei sanitari sottolinea che oltre ai rari ma possibili effetti avversi come trombosi e miocarditi, che richiedono mesi per essere individuati, occorre considerare che solo fra anni potrebbero essere individuati gli effetti a lungo termine, vista la corta durata dei trial randomizzati.

E non ci sono dati sui gruppi che potrebbero essere colpiti in modo particolare. Con ulteriori dosi, si corre un rischio cumulativo a fronte di un beneficio non certo in varie fasce di popolazione. Per i giovani, che presentano bassi rischi di morbidità e mortalità, e per chi ha già avuto una infezione e sembra mantenere una memoria immunologica, i rischi individuali superano i benefici, e quanto all’obiettivo di ridurre la trasmissione alle persone a rischio più elevato (le quali peraltro in genere si suppongono protette dal vaccino), l’efficacia non è stata dimostrata.

M. C.

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