Siamo noi che abbiamo salari da fame, non in Cina!

28 Dicembre 2021 10:00 Pasquale Cicalese

Spesso in Italia si dice che quando un lavoratore guadagna pochissimo, è pagato una miseria, ha salari cinesi.

Ma come sono i livelli del salario in Cina?

Nel libro "Piano contro Mercato" racconto che il Governo tramite il salario sociale globale di classe negli ultimi anni ha deciso detrazioni per spese mediche, abitative e detrazioni fiscali.

Da una ricerca condotta risulta che in una media metropoli i salari, se rapportati al costo della vita, non sono bassi, con la premessa che in Cina i salari si differenziano notevolmente per province e che a Pechino e Shanghai risultano i più alti.

Andiamo a verificare i salari di una media metropoli posta nell’Est del Paese. Un operaio guadagna 576 euro, un impiegato 1088 euro, nette. Il suo salario ha delle trattenute: fondo pensione 54 euro, assicurazione medica 14 euro, disoccupazione 2 euro, Fondo per la casa 34 euro. Il suo salario lordo è 681, al netto di queste trattenute fa 576.

A sua volta il datore di lavoro paga per il lavoratore 123 euro il Fondo Pensione, 61 euro assicurazione medica, 5 euro disoccupazione, 7 euro la maternità e 34 euro Fondo Casa, oltre a due euro assicurazioni infortuni. Abbiamo detto che per la casa il Governo dà detrazioni fiscali. In Cina un lavoratore può usufruire parzialmente del Fondo Casa, suo e del datore di lavoro, per pagarsi l’affitto, affitto che, in una media metropoli, costa, casa nuova, 347 euro, 111 una casa che ha diversi anni.

Il Fondo Casa può essere utilizzato dal lavoratore al 100% per l’acquisto casa (costo medio mq 1800 euro) o può essere, se non utilizzato, liquidato a fine lavoro come liquidazione. Per quanto riguarda il costo della vita un’ottima cena in un ristorante che non sia di lusso costa 6,87 euro a persona, le utenze domestiche, acqua luce gas, 28 euro, la corsa della metro 0,69 euro. Questi dati si riferiscono a 5 giornate lavorative a settimana e non contemplano gli eventuali straordinari.

Diversa la situazione a Pechino e Shanghai, qui un operaio guadagna 873 euro nette e un impiegato 1296. Nella media metropoli i salari possono sembrare bassi ma occorre rapportarli al costo della vita.

La reflazione salariale cinese, partita 20 anni fa e ancora in pieno svolgimento, ha avuto effetti sulla domanda interna, che costituisce ormai il 70% del pil, e sul benessere dei cinesi, i quali, unici al mondo, hanno la prospettiva, e così pensano, di migliorare sempre più la loro condizione di vita. Come si vede nella busta paga ci sono tutti gli istituti del Welfare, parzialmente a carico dei lavoratori, a cui corrispondono costo della vita e costo utenze domestiche basse.

Tra salario diretto e salario globale di classe, garantito dal Governo, pensiamo agli alloggi popolari con prezzi calmierati o alla copertura dell’assicurazione media tramite detrazioni, i salari cinesi mostrano un livello di tutto rispetto.

Siamo noi che abbiamo salari da fame, non loro, l’epoca dei salari bassissimi in Cina è finita da un pezzo.

P.s. Pasquale Cicalese ha aperto un suo blog Pianocontromercato.it dove raccoglierà tutti gli scritti della sua lunga produzione scientifica.

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