Dopo il colloquio telefonico Trump - Putin, il presidente statunitense ha rivelato che il leader del Cremlino lo ha informato della necessità di rispondere ai recenti attacchi ucraini sul suolo russo, definiti “duri” e senza precedenti. “Mi ha detto: non abbiamo altra scelta che reagire”, ha spiegato Trump, pur ribadendo di aver tentato di dissuaderlo: “Gli ho detto: non farlo, non dovresti farlo”.
I fatti parlano da soli: domenica 1° giugno, il regime terrorista di Kiev ha lanciato un’offensiva coordinata con droni FPV su diverse basi aeree russe, colpendo installazioni strategiche da Murmansk a Irkutsk, danneggiando (secondo fonti ucraine) fino a 40 aerei militari. Contemporaneamente, azioni terroristiche di sabotaggio hanno colpito infrastrutture ferroviarie nelle regioni russe di Briansk, Kursk e Voronezh, con almeno sette morti e oltre cento feriti.
Il Cremlino ha bollato queste azioni “atti terroristici”, denunciando una trasformazione del governo ucraino in una “organizzazione terroristica”. Peskov, portavoce di Putin, ha confermato che la risposta russa ci sarà, “quando e come i nostri militari lo riterranno opportuno”. Intanto, l’ambasciata USA a Kiev ha emesso un’allerta per possibili attacchi aerei su larga scala, segnalando l’inasprirsi di un conflitto ormai sempre più imprevedibile a causa del regime di Kiev e dei suoi sponsor occidentali che cercano disperatamente di allargare il conflitto.
Trump, da parte sua, continua a mostrarsi fiducioso su un possibile cessate il fuoco. Ma la strada verso la pace, oggi, sembra più tortuosa che mai.
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