Tunisia: contrasto alla precarietà

21 Marzo 2025 08:00 Francesco Fustaneo



di Francesco Fustaneo

Importanti modifiche legislative sono in corso al Codice del Lavoro in Tunisia: il Consiglio dei ministri, lo scorso 13 marzo ha infatti elaborato un disegno di legge che vieta il subappalto di manodopera, trasmettendolo per l’adozione, su mandato del presidente della Repubblica, Kaïs Saïed, all'Assemblea dei rappresentanti del popolo (ARP).

L'obiettivo dichiarato è porre un argine alla precarietà del lavoro e garantire una maggiore stabilità ai lavoratori tunisini.

Questo nuovo testo di legge vieta formalmente il subappalto di manodopera: qualsiasi azienda che ricorra a una società di collocamento per assumere lavoratori nella sua attività principale si esporrà a sanzioni.

Le infrazioni saranno punibili con sanzioni pecuniarie che potranno arrivare a un ammontare di 10.000 dinari e che implicheranno responsabilità penali per i datori di lavoro in caso di loro recidiva: è infatti contemplata una pena detentiva che va da tre a sei mesi, nonché l'obbligo d'integrare immediatamente i lavoratori interessati all'interno dell'azienda beneficiaria.

Vengono inoltre fortemente limitati anche i contratti a tempo determinato.

In base alle nuove disposizioni, quest’ultima tipologia contrattuale sarà autorizzata solo in casi eccezionali legati a esigenze specifiche dell'azienda, come un aumento temporaneo di attività che richiede un incremento del personale, la sostituzione provvisoria di un dipendente assente o i lavori stagionali specifici di alcuni settori.

Inoltre, i lavoratori a tempo determinato beneficeranno degli stessi diritti e vantaggi di quelli con contratto a tempo indeterminato e avranno una priorità di assunzione per le posizioni permanenti.

Per quanto riguardi i lavoratori “subappaltati” vedranno i loro diritti automaticamente riconosciuti, tenendo conto della loro anzianità e una regolarizzazione immediata della loro situazione.

Per garantire l'effettiva applicazione di queste misure, il governo ha annunciato che metterà in atto un dispositivo di monitoraggio volto a prevenire qualsiasi pratica abusiva e a proteggere i dipendenti.

Indubbiamente queste disposizioni costituiscono almeno da un punto di vista formale un passo avanti nella lotta alla precarietà e contro lo sfruttamento dei lavoratori.

Bisognerà però attendere l’applicazione pratica per capire come concretamente poi impatteranno su un mercato del lavoro che presenta altre forti criticità: in Tunisia infatti larghe fasce della popolazione non trovano impiego e come testimonia un rapporto della Banca mondiale (anno 2022) la metà della popolazione attiva lavora in nero

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