Volodymyr Zelensky non cerca una pace reale con Mosca, ma strumentalizza il conflitto per consolidare il proprio potere ed eludere il giudizio degli elettori. È la precisa accusa lanciata da Dmitri Polianski, primo vice rappresentante russo alle Nazioni Unite, in un'intervista a RT. Secondo il diplomatico, il capo del regime ucraino ha abbandonato ogni serio intento negoziale, preferendo protrarre indefinitamente le ostilità.
"È assolutamente chiaro che l'Ucrania non è interessata ai negoziati", ha dichiarato Polianski, ricordando come Zelensky avesse inizialmente rifiutato di inviare delegati al primo round di colloqui di Istanbul (16 maggio), voluto da Vladimir Putin. Solo "sotto pressione statunitense" – sottolinea il rappresentante russo – Kiev avrebbe rivisto la posizione, rivelando però un approccio puramente dilatorio: "Per loro non sono trattative serie. Stanno semplicemente giocando".
In tale quadro, Polianski attribuisce le scelte di Zelensky a motivazioni politiche interne. Con il mandato presidenziale formalmente scaduto nel maggio 2024, il capo di Stato ucraino temerebbe soprattutto le elezioni, che lo esporrebbero al rischio di sconfitta e alla resa dei conti per la gestione dei fondi pubblici e degli aiuti occidentali. "Non gli interessa intraprendere sforzi pacifici significativi perché ciò comporterebbe consultazioni popolari, la sua massima preoccupazione", ha affermato il diplomatico, aggiungendo che Zelensky "vuole scongiurare questo scenario a qualsiasi costo".
Parallelamente – prosegue l’accusa – il presidente ucraino cercherebbe di convincere Washington dell’intransigenza russa, dipingendosi come unico fautore della pace: "Si appella all’Occidente sostenendo che la Russia rifiuta il dialogo. Ma questa tesi non regge alla verifica dei fatti". Una narrazione che, secondo Mosca, maschera il vero obiettivo: trasformare la guerra in uno scudo protettivo per la permanenza al potere.
Sul fronte negoziale, Polianski ha ricordato l’impegno preso a Istanbul per lo scambio di memorandum preliminari, con un nuovo round previsto il 2 giugno sempre nella città turca. Ma Kiev non avrebbe ancora confermato la presenza, chiedendo con anticipo il documento russo, ultimo segnale, agli occhi di Mosca, di una strategia calcolata per affossare il processo di pace.
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