La Corte costituzionale tedesca deciderà il futuro di euro e UE il 5 maggio

di Antonio Di Siena


La notizia sta passando sotto silenzio praticamente in tutta Europa (specialmente in Italia) per questo parlarne è di fondamentale importanza.

Il 5 maggio la Corte Costituzionale tedesca si pronuncerà definitivamente sulla compatibilità del quantitative easing dell'era Mario Draghi con i principi fondamentali dello stato tedesco.


Una sentenza già prevista per il 24 marzo e rinviata (con molte resistenze) solo a causa dell'emergenza coronavirus a cui i tedeschi tengono molto e che potrebbe decidere una volta per tutte le sorti dell'UE e quindi dell'Italia.


La Corte di Karlsruhe non è nuova a gudizi di questo tipo, già nel 2013 infatti aveva sottoposto a vaglio il programma OMT (Outright monetary transactions), il famoso "scudo antispread" ipotizzato (e mai utilizzato) dalla BCE, che prevedeva acquisto illimitato di titoli di Paesi membri con spread fuori controllo.


Un giudizio che fu promosso dai falchi della CDU e doveva sostanzialmente occuparsi di accertare se: 1) la BCE stesse travalicando le sue funzioni (garanzia della stabilità dei prezzi); 2) se il meccanismo OMT fosse un modo fraudolento di aggirare il divieto di finanziamento degli Stati membri.


Dopo un lungo conflitto di competenze, nel 2016, la Corte dichiarò legittimo lo scudo antispread a patto che la BCE si attenesse scrupolosamente al rispetto di limiti di utilizzo molto stringenti. Fra questi il principale era che il loro volume dovesse essere estremamente limitato e preordinato.


Ora il problema è che alla luce di questo un QE da 750 mld rischia di far saltare il banco.


Sia per l'importo complessivo dell'operazione, sia perché un piano di acquisti forzati e cadenzati nel tempo determinerà per forza di cose un ulteriore scostamento dalle quote imposte dal capital key, in un contesto già fortemente sbilanciato in favore dei Paesi meno “virtuosi”.


Detto in altre parole si rischia che in pochissimo tempo non ci siano più bund tedeschi da comprare. Quindi per poter efficacemente attuare questo nuovo gigantesco QE la BCE dovrebbe necessarimente cambiare le regole, in modo da poter procedere ad acquisti massicci di titoli degli Stati con debiti più alti (Spagna e Italia in primis).


Ma questo inevitabilmente non solo violerebbe quei paletti posti dalla giurisprudenza di Karlsruhe in tema di OMT, ma farebbe al contempo aumentare la percezione di un QE esclusivo strumento di sostegno ai PIIGS.


Come è evidente quindi la questione è tutt'altro che una bazzecola.


Perché in uno scenario in cui per salvare l'Europa l'unica strada realmente percorribile è quella di una Germania che accetta politicamente (e pacificamente) di modificare ancora una volta le capital key (o magari di rinunciarvi definitivamente), i tedeschi stanno facendo l'esatto contrario.


Con la scusa che la questione dei limiti del mandato della Bce è orma diventata troppo centrale nella giurisprudenza costituzionale infatti, i tedeschi stanno di fatto demandando la decisone su QE e capital key al loro potere giurisdizionale. E il ricambio di organico in seno alla Corte di Karlsruhe lascia ipotizzare che insieme ad esso stia avvenendo un contestuale cambio di orientamento rispetto al passato.


Se così fosse o il piano Lagarde finirebbe vincolato agli stessi limiti posti a suo tempo per il piano OMT diversamente Berlino si chiamerebbe fuori.


Per questo affermare che il nuovo QE rischia di saltare per davvero non è un'assurdità.


In questo quadro quindi assume tutta un'altra logica e coerenza la notizia trapelata stanotte (e non ancora smentita) di Conte che avrebbe chiesto l'attivazione del MES.

Detto in parole più semplici.

Non ha nessun senso chiedere il MES se la BCE ha realmente cambiato orientamento di politica monetaria ed è pronta a creare dal nulla 750 mld di €. Se lo si fa evidentemente questo cambio di paradigma non è avvenuto.


Con tutta evidenza quindi, e consci dell'imminente decisione della giurisprudenza tedesca, alla BCE non hanno fatto altro che orchestrare un grande bluff (resta solo da capire se con o senza la complicità del Governo italiano).


In ogni caso fra un mese in mezzo il piano salva Europa potrebbe saltare per aria. E qualcuno rischia di restare col cerino in mano e la Troika in casa. Indovinate chi è.

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