Vaccinazioni di massa? Prima una rivoluzione che tolga il monopolio scientifico alle multinazionali del farmaco


di Antonio Di Siena*


Quello che continua a sfuggire a molti acritici sostenitori di vaccinazioni e trattamenti sanitari obbligatori è un concetto banale ma, apparentemente, complicato da capire.

Agli occhi di milioni di persone, infatti, non è la scienza di per sé ad essere in profonda crisi di credibilità. Quanto piuttosto il principio di autorità che a questa sottostà.

Detto in altre parole.

I cittadini rigettano la scienza perché non si fidano più delle realtà che la regolano e ne consentono il corretto funzionamento.

Non si fidano dello Stato, della politica, della giustizia, dell’istruzione, della sanità, del libero mercato... e quindi non si fidano della scienza.

Non è certamente un‘avversione pienamente consapevole, quanto piuttosto istintiva. Un riflesso inconscio di ripiegamento difensivo nei confronti di un mondo che ha trasformato tutto in merce, persino la vita umana.

Una ritirata che per alcuni significa attestarsi su posizioni di mera prudenza, o cautelative, mentre per altri sfocia nell’anti-scientificità. Quando non in aperto negazionismo.

La crisi quindi non è settoriale, ma sistemica. Chi pensa di risolverla con l’ottuso scientismo o, peggio ancora, a colpi di decreto non fa altro che indurre un’accelerazione degenerativa del processo in atto.

La risposta che serve dev’essere di natura organica e implica la messa in discussione dell’intero universo valoriale della modernità liberal-progressista.

Non soltanto, quindi, sottrarre il monopolio scientifico dalle mani delle multinazionali, dalle lobby del farmaco e dagli organismi sovranazionali privi di qualunque controllo democratico e popolare. Ma il superamento, prima sul
piano etico-filosofico e poi su quello giuridico, del primato della scienza sulla politica. Diversamente trecento e passa anni di battaglie illuministe altro non avranno fatto che traghettarci da una società teocratica verso un’altra pienamente scientista.

Che sarebbero più o meno la stessa cosa.

*Autore di "Memorandum. Una moderna tragedia greca" (L.A.D., 2020)



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