3 anni di carcere "se sostieni la Russia". Avviene nella libera e democratica Unione Europea

03 Marzo 2022 11:00 Antonio Di Siena

In Cechia se sostieni la Russia rischi tre anni di carcere.

Lo ha annunciato il procuratore generale Igor Stríž in un comunicato stampa con cui spiega che “l'attuale situazione associata all'attacco della Federazione Russa all'Ucraina potrebbe avere implicazioni per la libertà di espressione".

La libertà di parola, infatti, sarebbe soggetta a restrizioni e - secondo lui - configurerebbe un reato nel caso di sostegno pubblico (anche sui social network) agli attacchi russi. Un giro di vite pesantissimo e giustificato, nell’ordinamento penale ceco, da misure che vietano di approvare o negare un reato o addirittura metterlo in discussione. Ma di che reato parliamo esattamente?

Perché mentre l’informazione europea mainstream sovrabbonda e trabocca di termini come “genocidio” e “crimini di guerra”(dei quali non c’è traccia alcuna se non nella testa dei pappagalli della propaganda) è importante soffermarsi a inquadrare precisamente la situazione.

Affermare ad esempio che l'espansione della NATO verso Est (come più volte fatto da Kissinger) o il sostegno occidentale al colpo di stato di Euromaidan hanno direttamente causato questa guerra sarebbe perseguibile penalmente oppure no? E denunciare i crimini di guerra e la pulizia etnica perpetrati nel Donbass dalle milizie neonaziste ucraine come documentato pure da Amnesty International?

Capite bene che in una guerra di propaganda in cui tutto ciò che non è assolutamente allineato al messaggio pro-Nato diventa automaticamente disinformazione russa (e nonostante ci si imbatta spesso in sfacciate e documentate fake news), il confine fra critica e reato di sostegno “al nemico” si fa davvero sottilissimo. Talmente sottile che diventa assai urgente chiedersi se questi tipo di provvedimenti siano effettivamente funzionali a prevenire le fattispecie di reato che ambiguamente vengono tratteggiate oppure, e molto più semplicemente, se servano ad aumentare il livello di censura interna in previsione di un tracollo economico dei paesi europei e di un’ulteriore riduzione degli spazi democratici.

Sarebbe ora che i tanti che in questi giorni tentano di esercitarsi in goffe manovre di equilibrismo politico, prima di preoccuparsi delle presunte dittature altrui, iniziano seriamente a guardare a quanto avviene in casa propria. Nella democratica Europa che strenuamente continuano a difendere.

Nonostante li stia portando dritti dritti alla guerra totale.

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