Lavoratori indiani nell'Agro Pontino alzano la testa dopo anni di sfruttamento. E vengono sostituti dai richiedenti asilo africani


di Giuseppe Masala


Bello l'articolo dei lavoratori agricoli indiani su Il Manifesto di ieri.

Si narra che i lavoratori indiani sfruttati da decenni nell'Agro Pontino alzano la testa e chiedono qualche diritto. Il risultato è che vengono sostituiti dai richiedenti asilo africani. Bizzarro che Il Manifesto parli di "sostituzione etnica" dopo che per anni ha deriso chi parlava di questo fenomeno a proposito dei braccianti italiani espulsi dalle campagne, peraltro tacciando chi la proponeva di complottismo e sostenendo che era un delirio di destra, fascista e razzista. Il fatto che le ondate migratorie nelle campagne siano state favorite con l'intento di abbattere il costo del lavoro è evidente ora come allora.

Ora assistiamo al fenomeno della sostituzione etnica dei sostituti etnici degli italiani. E sia chiaro, nessun intento polemico nei confronti di chi è sfruttato indipendentemente dalla nazionalità di origine e dal colore della sua pelle e della sua religione. Ma le ondate migratorie hanno solo questo obbiettivo: abbattere il costo del lavoro nei settori a basso impatto di skill professionali come l'agricoltura.

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