Il Vietnam vieta l'esportazione del riso. Perché per l'Italia non è una notizia secondaria


di Giuseppe Masala

Sembra una notizia quasi secondaria ma non lo è: il Vietnam vieta l'esportazione del riso. In realtà non è una notizia di poco conto. Infatti vengono alla mente le proteste dei produttori di riso italiani susseguitesi in questi anni che su decisione della UE si sono visti aprire il mercato europeo al riso del sud est asiatico. Tutto questo nel nome dell'efficienza, della produttività e del profitto. Ad un venditore di riso in Europa piuttosto che comprare riso italiano conviene importare dal Vietnam e dalla Cambogia per massimizzare i profitti. Peccato che così si levi qualsiasi sicurezza alimentare ai paesi europei. E nella storia, le guerre, le epidemie, le crisi diplomatiche esistono. Sono sempre esistite. E se gli economisti che propagandano le loro teorie "validate scientificamente" con due equazioni in croce ci espongono a disastri inenarrabili. E se questa pandemia fosse arrivata tra cinque anni? E se i nostri produttori di riso fossero già stati chiusi ormai strangolati dalla concorrenza estera? Cosa sarebbe accaduto? Il nostro governo oltre a dover pietire in giro per il mondo mascherine e ventilatori polmonari avrebbe dovuto pietire anche un pugno di riso? Questo è ciò che abbiamo rischiato nelle more di questa crisi. Rischio peraltro non escluso, visto che molti paesi stanno bloccando l'export delle proprie produzioni agricole.

E' evidente come l'intera filiera agro-alimentare vada completamente riprogettata tenendo conto dei rischi derivanti da improvvise crisi di natura sanitaria, ma anche diplomatica o militare che possano bloccare l'import di beni così essenziali. Questo con buona pace delle teorie economiche improntate all'efficienza e alla massimizzazione del profitto (di pochi) ma totalmente insicure in caso di crisi.

Ecco, l'aver considerato l'economia una scienza completamente avulsa da qualsiasi conoscenza storica, diplomatica e militare (dovrei aggiungere sociologica, antropologica e culturale, ma sarebbe troppa grazia) ha creato bande di pericolosi ciarlatani che attentano alla sicurezza nazionale anche alimentare. E' forse ora che questi presunti competenti - sono migliaia e migliaia, come i tarli in una quercia - siano messi in condizioni di non nuocere? E' forse ora di chiudere le facoltà di economia per ribaltarle completamente visto che fungono da fucina di ciarlatani? Poi magari debitamente ristrutturare potranno riaprire. Ma così non è che sono inutili, sono dannose e pericolose.

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