La decisione della Federal Communication Commission e l'inizio ufficiale della guerra fredda tra Usa e Cina


di Giuseppe Masala

E' evidente a tutti che questa crisi dell'area Euro della quale stiamo vedendo gli albori non è una crisi endogena, sia perchè il virus ha colpito tutto il mondo, sia perchè le economie danneggiate sono tutte le maggiori: da quella americana, a quella giapponese a quella indiana, a quella russa e a quella cinese.

Pertanto è un grave errore tentare di ipotizzare gli sviluppi europei senza provare ad inquadrarli nel più vasto cataclisma mondiale. Tutte le economie sono state colpite causando un fortissimo rallentamento degli interscambi tra le diverse aree economiche del mondo, cosa questa che acuisce la gravità della crisi stessa e che pone in discussione i paradigmi della stessa globalizzazione.

Detto questo, al di là degli effetti economici, ci sono effetti geopolitici che già si iniziano ad intravvedere e che ci vengono raccontati dai più attenti quotidiani internazionali. Per esempio, in un articolo di ieri di Handelsblatt (quotidiano economico tedesco) si racconta del China Financial Market Forum di Colonia dove lo studioso Jiang Shixue dell'Accademia cinese delle scienze sociali (e consigliere del governo cinese) ha parlato dell'insostenibile (dal punto di vista cinese) Dollar Dominance e del privilegio esorbitante a vantaggio degli Stati Uniti rispetto agli altri paesi del mondo. Secondo lo studioso questo porterà la Cina - entro i prossimi dieci o venti anni al massimo - a internazionalizzare lo Yuan e dunque a proporlo al mondo come alternativa al Dollaro come valuta di riserva mondiale. Ora è evidente che quando si discute di ordine monetario mondiale si esce dal piano dell'economia per approdare al piano della diplomazia e della geopolitica essendo l'ordine monetario mondiale uno degli elementi chiave che stabilisce la gerarchia tra potenze del mondo. Questa uscita di un consigliere del governo cinese è la spia delle tensioni sempre più crescenti tra Pechino e Washington. Cosa peraltro già evidente con le accuse reciproche tra i due paesi in relazione alla diffusione del virus.

Sempre di ieri la notizia che la Federal Communication Commission degli Usa ha proposto di revocare la licenza a quattro aziende cinesi di telecomunicazioni: la China Telecom Corp., la China Unicom, la Pacific Networks Corp. e la ComNet. In sostanza la FCC ha proposto di tagliare fuori dal sistema delle telecomunicazioni mondiali l'intera infrastruttura internet e telefonica dei cinesi. Anche questo è un chiaro segno delle relazioni da "guerra fredda" tra Pechino e Washington. Anzi, qual'ora le sanzioni eventualmente comminate alle aziende cinesi fossero massime si arrecherebbero danni enormi a tutta l'economia cinese equivalenti di fatto ad una dichiarazione di guerra o appena poco meno. Teoricamente l'internet cinese potrebbe essere disconnesso dall'internet mondiale costringendo le aziende e le banche cinesi ad operare con il vecchio fax e il telefono per le comunicazioni con il resto del mondo con danni economici incalcolabili. Per ora questi sono scenari solo teorici, ma la minaccia americana è ormai concreta.

Capire l'andamento della crisi europea è possibile solo riuscendo ad interpretare le mosse dell'Eu e degli stati membri nell'ambito di questa guerra fredda in corso tra Usa e Cina. I paesi europei si posizioneranno unitariamente? E in tal caso, con chi? Oppure ogni stato andrà per i fatti suoi? Capire questo ci darà un'indicazione fondamentale anche sul destino dell'Eu e dei paesi europei.

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