Botta e risposta Schnabel-Lagarde. Nella Bce ormai comunicano solo attraverso i giornali


di Giuseppe Masala

Ieri Isabel Schnabel ha concesso un'intervista al quotidiano olandese NRC Handelsblad e oggi risponde sul Financial Times la Lagarde. Sono giorni di fuoco.

La prima ieri ha sostenuto che la crisi in Europa è meno grave di quanto si poteva pensare all'inizio dell'epidemia. Tradotto vuol dire che la Valchiria del Board della Bce vuole che i 1350 mld di Pepp siano da considerare come una soglia massima e che comunque la misura va interrotta per la metà del 2021. E per fortuna che la Schnabel è considerata la colomba della rappresentanza tedesca nel board della Bce (l'altro è Herr Weidmann, e come la pensa già ve lo spiegato).

Oggi, dicevo, risponde la Lagarde dal Financial Times e prova a buttarla sul verde e sul cambiamento climatico per prorogare il flusso di danaro che si immette dalla Bce verso il sistema finanziario europeo e di cui i sistemi dei paesi latini in particolare hanno estremo bisogno per evitare il collasso.

Insomma, questi continuano a botta e risposta attraverso i quotidiani europei. Secondo me manco si telefonano. Herr Weidmann è da qualche giorno silenzioso dopo il profluvio di parole degli ultimi mesi. Aspetta la conclusione delle trattative per decidere in merito all'esecuzione della sentenza di Karlsruhe. Perchè, è chiaro, che le trattative sono febbrili.

Tutto questo avviene nel silenzio della stampa italiana. Una cosa mortificante. L'unica partita che conta è questa. Chi crede che il futuro dell'Italia si giochi sulle linee del Mes e sul Recovery Fund è un imbecille o un ignorante. Tutto sta a quello che decidono i Signori della Moneta di Francoforte.

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